Capitolo 1- An Angel

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Due mesi dopo.

Ashbourne High, Londra

L'angelo di pietra stava accasciato sopra un libro aperto. Guardava malinconicamente un punto fisso nell'erba davanti a sé, una mano scheggiata gli sorreggeva la testa adornata di edera e le ali stavano rattrappite lungo la schiena. Il viso dell'angelo mostrava segni di erosione: la punta del naso era sparita, una lunga crepa solcava il volto partendo dal sopracciglio destro e allungandosi fino alla guancia sinistra.

Mary Ann stava davanti all'angelo e osservandolo rivide sé stessa. Anche lei si stava lentamente sgretolando come quella statua, anche lei un giorno si sarebbe arresa agli eventi, abbandonandosi ormai senza speranza sul libro della sua vita mentre l'edera l'avrebbe ricoperta da capo a piedi, entrandole dentro e distruggendola dall'interno.

Si grattò distrattamente un ginocchio nudo sentendolo freddo, la pelle secca e screpolata sotto le sue dita. Era gennaio e a Londra faceva un discreto freddo, ma Mary Ann, abituata com'era ai climi caldi della California, rabbrividiva a ogni colpo di vento e rimpiangeva un po' le spiagge dorate della sua vecchia casa. Quasi ogni giorno, quando ancora abitava a Beverly Hills, andava a prendere il sole nel pomeriggio accompagnata da qualche amica; dopo andavano a prendere un gelato e a fare shopping, parlando di ragazzi, di vestiti e make-up.

Non che queste cose fossero importanti per Mary Ann. Sapeva che erano cose banali e poco importanti, ma alla Beverly Hills High tutte le ragazze carine dovevano truccarsi per apparire ancora più carine, era una regola da seguire per non diventare un'esclusa. E Mary Ann, con i suoi lunghi capelli scuri, i dolci occhi verdi dalle ciglia lunghe e le labbra carnose doveva seguire questa regola per non deludere le amiche. La natura era stata più che generosa con lei: da bambina veniva considerata graziosa, ma da qualche anno ormai -da quando le gambe le si erano allungate e la vita snellita- tutti le dicevano che era diventata una bellezza, una californiana dalla pelle lucida e gli occhi luminosi.

Guardando le sue ginocchia pallide, tuttavia, Mary Ann non poteva fare a meno di pensare che metà di quella "californiana bellezza" era sparita col suo arrivo a Londra.

Quando era atterrata all'aeroporto di Heathrow appena due mesi fa (Sono passati solo due mesi? Mi sembra sia già passata una vita...) aveva sentito un freddo vento gelato insinuarsi sotto ai vestiti e nelle sue ossa. Le era penetrato dentro annunciandole un nuovo inizio, sussurrandole all'orecchio "Ti senti già distrutta? Vedrai come ti ridurrò fra non molto, vedrai...", una terribile promessa che sentiva si stava lentamente e inesorabilmente avverando.

Mary Ann non si era mai sentita così vuota. Quel dimenticato angelo di pietra rotta e annerita nel giardino dell'esclusiva Ashbourne High rispecchiava il suo umore in pieno. Sorrise con amarezza pensando alla sua nuova scuola.

Non era stato difficile come pensava abbandonare Beverly Hills High. Brietta e Melany le avevano comprato un biglietto d'addio piuttosto costoso che recitava "Ovunque andrai saremo unite per sempre" scritto in una dorata grafia tutta fronzoli. Un paio di suoi compagni di classe con cui aveva avuto un flirt al primo anno le avevano comprato dei mazzi di fiori, uno giallo e uno blu. Mary Ann li aveva gettati via non appena tornata a casa. Non era una persona sentimentale e quei ragazzi, Josh e Nick, non erano che compagni di classe. Erano gentili però.

Gentili, ma falsi.

Però la Ashbourne High non scherzava. Si sentiva del tutto fuori luogo nella sua nuova classe piena di alte ragazzine bionde e rampolli impomatati; quel maledetto accento britannico la mandava in bestia, lo trovava stupido e snob. Ogni tanto aveva origliato qualche conversazione mentre passava nei corridoi, diretta al suo armadietto, e aveva intuito che molti studenti avevano iniziato a chiamarla 'la californiana', oppure 'Miss LA'. Pensavano si desse arie da gran donna, quando tutto quello che Mary Ann faceva era mantenere le distanze, stare sulle sue.

È questo che sono ai loro occhi, pensò cinicamente Mary Ann girando attorno alla statua dell'angelo, Una californiana sciocca e patinata. Evidentemente nessuno di loro ha uno specchio a casa...

"Gentili, ma falsi..." sussurrò sovrappensiero a sé stessa.

"Dici a me?" rispose una voce maschile dietro di lei. Mary Ann si voltò e incontrò il profondo sguardo di un ragazzo alto e magro. I capelli lunghi si spargevano in boccoli castani lungo le spalle e Mary Ann si chiese inconsciamente come un ragazzo potesse avere dei capelli così curati. La guardava con diffidenza con quei bei occhi chiari e sembrava inspiegabilmente arrabbiato.

"No, uhm, scusa" balbettò Mary Ann, "stavo parlando da sola..." e non sapendo che altro dire chiuse la bocca, maledicendosi per non avere mai una risposta pronta quando serviva. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe da tennis blu chiaro non sapendo se doveva andare via o rimanere per aspettare una risposta di lui. Chiaramente era uno studente della Ashbourne High, ma non avendo mai visto nessun altro in quel giardino aveva pensato che solo i 'seniors' lo conoscessero. E questo ragazzo con i lineamenti così delicati sembrava appena un quindicenne.

Il ragazzo continuò a guardarla accigliato, la fronte corrugata. Dopo qualche secondo però le rivolse un sorriso di scherno, si sistemò la giacca dell'uniforme blu e le si avvicinò.

"Sei la californiana, vero?" dalla gola gli uscì una risata strozzata. Si fermò a una ventina di centimetri da lei.

"Odio quel nomignolo. Neanche fossi l'unica californiana della scuola..." rispose Mary Ann, alzando finalmente gli occhi e incontrando lo sguardo del ragazzo. Verde si inabissò in un'altra tonalità più chiara di verde. Un brivido inspiegabile le percorse la schiena.

"Forse ci sono altre californiane a scuola" disse il ragazzo "Ma non tutte sono così belle..."

Prima che Mary Ann potesse rispondere al complimento, il ragazzo salì con un balzo sul piedistallo di pietra della statua. Mise un braccio attorno al collo dell'angelo come fosse un vecchio amico e si voltò di nuovo verso Mary Ann, i capelli scarmigliati che svolazzavano nel vento.

"In questo giardino non ci viene mai nessuno. La considero una specie di mia proprietà!" disse con tono di sfida "Dovresti pagare un pedaggio, a dire il vero..."

"Che pedaggio?"

"Oh, non lo so... Qualcosa di poco valore" rispose il ragazzo. I suoi occhi brillarono di malizia dicendo "Magari un innocuo bacio sulle labbra potrebbe andare."

Mary Ann alzò un sopracciglio. Eccone un altro, a Beverly Hills non ce n'erano già abbastanza di cascamorti...

"Senti, non sono in vena di queste sciocchezze..." rispose Mary Ann, voltandosi dalla parte opposta. Era stata a perdere tempo in quel giardino anche troppo e ora anche la compagnia era diventata molesta. Mentre si allontanava dalla scultura, però, il ragazzo balzò giù dalla statua e la richiamò a gran voce.

"Accidenti! E tu dovresti venire da Los Angeles? Pensavo che lì le ragazze fossero tutte sorrisi!"

Mary Ann continuò per la sua strada non badando alla provocazione. Era certa che volesse prenderla in giro come aveva fatto la maggior parte della gente ad Ashbourne High.

Lo sentì sbuffare, forse stava gettando le mani all'aria in un gesto di resa mentre diceva "Okay, okay. Hai vinto! Tanto ci beccheremo per i corridoi... Mary Ann."

Il suo cuore perse un battito dalla sorpresa. Si voltò, ma invece dei giocosi occhi verdi del ragazzo vide solo la sua schiena in giacca blu e quei bellissimi boccoli castani che ondeggiavano mentre si allontanava nella direzione opposta.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 06, 2015 ⏰

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