Fammi Entrare

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Mi corico nel futon, esausto.
La schiena e le braccia mi fanno un male atroce, come se non avessi fatto altro che trasportare macigni per tutta la giornata.
Nella penombra della mia stanza, gli scatoloni con dentro i miei oggetti più cari appaiono come scuri iceberg alla deriva.
È la prima volta che trasloco e mai avrei pensato fosse così faticoso.

Ho trovato questo appartamento, luminoso e vicino all'Università, a un prezzo stracciato.
Una vera manna per uno studente squattrinato come me.
In realtà c'è un motivo per cui ho pagato così poco:
Circa cinque anni fa, l'inquilina di questa casa si è suicidata, gettandosi dal balconcino del salotto.
Un volo letale di tredici piani.

Io sono il primo ad abitare qui dopo questa tragedia.

La gente è superstiziosa, ha paura che lo spirito della donna vaghi ancora per la casa.
Per questo non ha mai voluto comprarla e nessuno dei vicini è ancora venuto a darmi il benvenuto.
Ma io non credo alle leggende metropolitane o ai fantasmi.

Sono solo un mucchio di stronzate.

A un certo punto, tre tonfi sordi mi riscuotono dal torpore in cui ero scivolato.
Mi metto a sedere a fatica.
Altri tre colpi.
Il pavimento trema.
《 Ma che è?! 》mi chiedo, passandomi una mano sul volto.
Ancora tre colpi, più lenti e più forti.
Che sia qualcuno che sta facendo lavori di casa?
Guardo l'orologio a cristalli liquidi e scuoto la testa.
Chi sarebbe così pazzo da fare lavori alle undici e mezza di notte?
Altri tre tonfi.
I vetri della mia camera vibrano.
Che sia qualcuno che sta bussando alla porta?
Magari mi vuole avvertire di qualcosa di importante e sta bussando forte perché pensa che io stia dormendo.
Il ragionamento non fa una piega, anche se avrebbe potuto suonare al campanello.

Con uno sforzo assurdo, mi alzo e mi dirigo all'ingresso.
Appena arrivo in soggiorno, una folata di vento gelido mi fa venire la pelle d'oca.
Strano, penso, eppure ho chiuso le finestre e acceso il riscaldamento.
Procedo a tentoni fino alla porta, tolgo il chiavistello e...

Non c'è nessuno.

Il corridoio è deserto.
《 Se non stanno bussando, allora da dove diavolo vengono questi rumori? 》mormoro tra me e me.
Di nuovo, tre colpi rompono il silenzio della notte.
Provengono da dietro di me.
Chiudo la porta e mi giro lentamente.

Soffoco un grido di terrore.

Davanti a me, addossata alla vetrata del balcone, c'è una donna.
Ha il corpo pallido piegato in una posa innaturale, come una bambola rotta.
Si regge in su una gamba sola, perché l'altra è spezzata di netto all'altezza del ginocchio.
Il suo collo, inclinato a destra di novanta gradi, è coperto da una massa di lunghi capelli corvini, mossi dal vento.
Il suo volto esangue è deformato in una smorfia grottesca.
Le sue cavità oculari sono vuote, simili a due buchi neri.
Al chiaro di luna, vedo che è completamente coperta di sangue, i capelli, il volto, i vestiti.

Tutto.

La sua mano sinistra, con tre dita girate nel verso opposto, batte sul vetro con una forza straordinaria.
A un certo punto, sembra accorgersi di me.
I suoi occhi vuoti paiono fissarmi.

《 Fammi entrare! 》grida, con una macabra voce gorgogliante.

I colpi si fanno più forti e più veloci.
Noto con orrore che la vetrata sta iniziando a creparsi.
Non è reale...
Non è reale...
Non può essere reale!
I fantasmi non esistono!
Chiudo gli occhi con forza e mi do due violenti schiaffi.
Apro gli occhi.

Lei è sempre lì.
《 Fammi entrare! 》
Il vetro ora è totalmente coperto di crepe, sembra un'enorme ragnatela cristallina.
Inizio a tremare.
Nella mia testa c'è il vuoto.
Non riesco neanche a pensare di fuggire.

《 Fammi entrare! 》
Il suo sguardo assente mi ancora, quasi mi ipnotizza.
Il vetro sta iniziando a cedere.
Senza che io me ne renda conto, mi sono avvicinato al balcone.
Sono quasi curioso di osservarla, di vedere i denti marci nella sua bocca livida, di notare che una costa le spunta dallo stomaco e attraversa la lurida vestaglia che porta.
Non ho più paura.
Sono troppo allibito per avere paura.

《 Fammi entrare! 》
Un colpo.
La vetrata scricchiola.
Il mio cervello pensa:
"Scappa!"
《 Fammi entrare! 》
Un altro colpo.
La vetrata si inclina.
Il mio cervello grida:
"Ti ucciderà!"
《 Fammi entrare! 》
Un terzo colpo.

La vetrata si infrange in una pioggia di cristalli, che mi feriscono il volto e le braccia.
La paura si impossessa di me, ma è troppo tardi per scappare.
Mi cedono le gambe e calde lacrime solcano le mie guance, mescolandosi al sangue delle ferite.
Lei irrompe nel salotto.
Afferra il mio corpo ormai senza forze e scosso dai tremiti e lo solleva senza difficoltà.

Poi mi scaraventa oltre il parapetto del balcone.
L'aria fredda della notte mi sferza il volto.
Sento le mie viscere contrarsi e il mio stomaco salire fino alla gola.
Il mio cuore salta un battito.
Il mio grido squarcia il silenzio.

Sto cadendo nel vuoto.

Agito braccia e gambe in modo scomposto.
Le orecchie mi fischiano.
Ho freddo.
Vedo il marciapiede avvicinarsi sempre di più.
Allora chiudo gli occhi.

E attendo lo schianto.

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