A Marco.
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Premessa: avrei potuto scrivere una dedica come "all'uomo della mia vita" ma lui non è l'uomo della mia vita e la mia conoscenza lessicale non mi permette di descrivere il ruolo che ha avuto e ad oggi ha nei miei confronti, quindi mi limiterò a descriverlo così. Marco è un ragazzo di ventun'anni, studente di psicologia, appassionato di musica, legato alla famiglia e agli amici, tremendamente lamentevole . Ci siamo conosciuti tre anni fa e da allora abbiamo continuato a vivere le nostre vite che ogni tanto si sono incrociate, di litigi ce ne sono stati molti, ma nel trovare il nostro equilibrio ci siamo trovati. Per ultimo, ma non per importanza, una delle cose che mi affascina di lui è sicuramente la facoltà che frequenta e questo racconto parla di una relazione universitaria.
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Sono circa le undici di mattina, dalle serrande chiuse della finestra ostinati raggi di sole cercano di illuminare la stanza, ma é ancora buia. Il tabacco dell'ultimo drum sporca il foglio bianco ed evidenziatori scarichi sovrastano quel libro mai letto. La tazza sporca di caffè incrostato resta in bilico tra il computer e gli appunti ed io, con la testa china, siedo davanti alla scrivania. Domani ho la consegna della relazione, che devo ancora scrivere, mi ero ripromesso di finirla ieri e di organizzare una mappa concettuale, ma tutti i miei buoni propositi sono svaniti quando Dedde mi ha chiesto di vederci al Box. Stropiccio gli occhi, metto gli occhiali, lego i dread, sposto la tazza del caffè e prendo il computer, fortunatamente ho avuto il buon senso di copiare le annotazioni di quella giornata e ordinarle in una cartella.
Eva, 3 anni e 9 mesi. 07-03-15
Sono le 13:30, Eva è appena tornata da scuola e io pranzerò con lei e con la sua famiglia come semplice vicino di casa. Inizialmente è insospettita dalla mia presenza , dopotutto non ho mai pranzato a casa loro, ma dopo una breve spiegazione torna noncurante alla sua routine. Si vede che nella famiglia di Eva c'è molta sintonia, infatti è fondamentale il contatto visivo tra lei e i suoi genitori. Durante il pranzo siedo accanto alla sorella maggiore Ginevra e ho la piccola di fronte. Non mangiano prima che non siano tutti a tavola. Mi viene da pensare ai pochi pranzi insieme che sono concessi alla mia di famiglia, il ristorante, la scuola, l'università, sono davvero rari ormai quei piccoli momenti dove sereni ci godiamo un pasto felici della nostra reciproca compagnia. Il pranzo continua con una grande serenitá, la madre chiede alle bambine come sia andata la giornata e se abbiano novitá da dirle, così Eva decide di raccontarle minuziosamente la sua giornata, includendo il piccolo litigio con la sua amica del cuore Marica. Mi fermo un attimo a riflettere, i bambini sono davvero straordinari, vorrei aver mantenuto quella tranquillitá con la quale sanno perdonare. Vorrei poter essere libero di dire quello che penso senza il timore di ferire qualcuno o risultare inopportuno. Vorrei poter vivere ogni amicizia senza doveri, ogni amore senza aspettative. Perché non prendiamoci in giro, questa é la realtá che si scopre crescendo. Mi stupisco di come parli bene la piccola, un lessico alto considerata la sua etá, successivamente la madre mi ha spiegato che alcune parole sono entrate nel suo linguaggio da pochi giorni. Dopo aver mangiato Eva chiede il permesso alla madre per poter alzarsi e successivamente si dirige verso il salone pieno di giochi di ogni genere, sceglie un libro interattivo che suona "Martin e la scatola magica" e si diverte ad ascoltare le canzoni e a crearne di nuove. Passato un po' di tempo viene distratta da un cartone trasmesso in televisione. Richiama l'attenzione della madre, "mamma c'é Dora" e si accomoda sul divano. Mentre io scrivo invece vengo distratto dal cellulare che squilla. Rispondo. É mia sorella, mi chiede di andarla a prendere, le rispondo che non posso e senza troppe cerimonie chiudo la chiamata. Non sono molto fiero del mio comportamento da fratello maggiore ma devo assolutamente finire questa relazione. Mi soffermo un attimo a pensare a quando eravamo più piccoli, le ho sempre voluto molto bene ma come per tutti i rapporti anche con lei sono un disastro, cerco di fare del mio meglio e lo sa, credo di dover essere grato di avere una sorella come lei, anzi due sorelle come loro. Dopo il cartone Eva chiede al papà, che subito accetta, di disegnare insieme e mentre colora si ricorda di non aver ancora dato da mangiare a Lala! Lala è la sua bambola preferita, la prende da una piccola culla accanto alla televisione, le prepara il biberon proprio come farebbe una mamma e le dà da mangiare, mentre lo fa mi guarda con faccia vispa e mi dice:" Il latte è finto ma lei non lo sa!" Dopo averle fatto fare persino il ruttino la ripone nella culla. Aver giocato così tanto l'ha sfinita, si sdraia sul divano e stropiccia gli occhi per il sonno, questo mi fa pensare che la mia ora di osservazione sia finita, guardo l'orologio e sono già due. Dico alla madre che per me è arrivata l'ora di andare, così chiama Eva, che corre verso di me, mi stampa un bacio enorme sulla guancia e mi accompagna sul pianerottolo. Ora non resta che analizzare questa giornata. "
Sposto gli occhi dal computer, è già ora di pranzo, prendo il telefono e ci sono almeno quindici messaggi, sempre i soliti, mi ha scritto anche lei, solo un emoticon di un cuoricino, credo che le risponderò dopo. Per finire la relazione mi serve il libro di psicologia, devo essere sicuro di quello che scrivo. Fino ad ora sono abbastanza soddisfatto ma era anche la parte più semplice. Non sono lavori che mi stimolano molto, scrivere seguendo degli schemi, però poi, se ci penso, capisco che è questo fare nella mia vita, capire l'uomo, quello che pensa, quello che fa, dare qualche risposta alle mille domande che mi pongo ogni giorno in modo che a fine giornata siano novecentonovantanove o forse novecentonovantotto e ad ogni risposta definire il mio futuro.
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Storie in disordine
ContoA te che capiti tra questi scritti auguro una buona lettura. Questa serie di racconti brevi non ha un filo logico forse neanche una ragione d'esistere, ma spero vivamente ti piaccia perché questa sono Io. Come tra i miei pensieri immagino amori im...