CAPITOLO 1.

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Era l'ultimo giorno d'estate, anche se effettivamente sarebbe finita il 21 settembre, per tutti noi finiva quel l'esatto giorno.
Il giorno in cui saremmo dovuti ritornare a scuola, a me però non dispiaceva, avevo voglia di rivedere Miss Sharp, l'insegnante di letteratura, odiavo quella materia, eppure lei era riuscita a farmela piacere, con poche parole, poche ma convincenti, molto convincenti.
La cosa che mi dava più fastidio era che nel corso di letteratura ci fossero mandrie di deficienti, come se quelle lezioni ospitassero gli scarti, che non avevano nessuna intenzione di impegnarsi. Criticavo tanto loro, ma anch'io ero finita in quella classe per quel motivo, mi mancava un corso e gli altri o erano completi oppure troppo impegnativi, e io ne avevo già abbastanza.
Non avevo considerato però il fatto di appassionarmi a quella materia e studiare costantemente anche le altre era diventato difficile, ma dovevo farlo, per dimostrare quello che sapevo fare a me stessa, alla mia famiglia e agli altri studenti, per fargli capire che anch'io avevo un talento, non sapevo fare la cheerleader, ma avevo altre risorse
Ero così convinta che non mi resi mai
conto di starmi autoetichettando come una "sfigata"
Peccato che nemmeno i nerd mi parlavano, per non parlare dei "fighi" della scuola.
L'unico motivo per cui mi rivolgevano la parola era per copiare o per i compiti, girava anche la voce che fossi una bella ragazza, ma troppo complicata.
così tutti dicevano che non ne valeva più la pena di tentare, anche se io dubitavo che ci avessero provato.
Ma diciamocelo sinceramente, nessuno mi avrebbe mai calcolato, in quella scuola piena di ragazze sempre truccate, con i capelli perfetti e con vestiti di Marche sempre più costose, ero insignificante, l'unica cosa che mi consolava era che non ero l'unica, c'erano tante altre ragazze come me, io però, a differenza loro, non cercavo di mettermi in mostra, anche perché non ci sarei mai riuscita, avrei sicuramente fatto una figuraccia.
Mi bastava che un ragazzo mi chiedesse una matita per farmi rendere speciale, avevo 16 anni e avrei voluto semplicemente un po' di attenzioni da parte di qualcuno
Avevo già baciato e stavo anche per andare oltre, ma solo in estate, avventure estive con gente che mi vedeva fuori dall'ambito scolastico è che molto probabilmente si faceva un idea migliore di me.
La mia famiglia era come tutte le altre per molti aspetti, una famiglia modesta, tre figli e due genitori fieri di quello che erano riusciti a costruire.
Però io avevo sempre pensato che la nostra famiglia fosse diversa, ci volevamo davvero bene.
Tutto cambiò due anni fa, quando i miei genitori iniziarono a litigare continuamente, pensavo fossero dei semplici litigi, nulla di strano.
Eppure non rimasi sorpresa quando esattamente 7 mesi fa ci dissero che avevano intenzione di divorziare.
Perché la parte peggiore arrivó in seguito, io e mia sorella Charly di 5 anni saremmo rimaste con nostra madre a Miami mentre Derek, nostro fratello maggiore se ne sarebbe andato a New York con nostro padre.
La cosa che mi diede più fastidio fu che mio padre scelse una città lontana km e km da noi, solo per stare lontano da nostra madre, senza pensare a quanto sarebbe mancato a me mio fratello, avevamo solo un anno di differenza e ci capivamo al volo.
Le prime settimane le passammo a parlare tutti i giorni al telefono, a raccontarci quello che ci succedeva, Derek conosceva sempre più persone e mi raccontava sopratutto di tutte le feste che poteva organizzare mentre papà era via per lavoro. Io gli raccontavo dei compiti in classe, dei professori, di quello che Charly combinava a casa e dello stato d'umore di mamma, che era indefinito.
Credevo che si annoiasse pure ad ascoltare quello che avevo da raccontargli, ma lo faceva per me.
In seguito, le chiamate diminuirono a due o tre al mese, e anche se me lo aspettavo ci rimasi male comunque.
Passai l'estate ad aiutare mamma al ristorante di famiglia, che era dei miei nonni, mia madre si era impegnata moltissimo per metterlo a posto e renderlo perfetto, secondo i suoi canoni.
Decisi di stare principalmente in cucina, perché fare la cameriera e stare a contatto con tutta quello gente, mi spaventava. Charly invece o passava le giornate dalla nonna oppure stava ore al ristorante con i suoi giocattoli a guardare ogni singola persona che entrava, se avevano una faccia simpatica li salutava con la mano, alcuni le sorridevano ricambiando altri non la calcolavano neppure.
Mamma però la rimproverava sempre per il suo comportamento.
Non andammo in vacanza, non ne avevamo il tempo, il ristorante andava benissimo e non era il momento di prenderci una pausa.
Mi annoiavo, avrei voluto ritornare a scuola, non avevo mai nulla di nuovo da fare. Non avevo dei veri e propri amici, avevo persone con cui scambiavo qualche saluto, qualche parola ma niente di più. Non ci vedevamo fuori da scuola.
Fu per questo che il giorno seguente, mi svegliai con il sorriso, pronta per un altro anno di scuola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 03, 2016 ⏰

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