Capitolo 5

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La notte trascorse molto lentamente, piena di incubi e risvegli. Aprì gli occhi per l'ennesima volta, e si impose di rimanere sveglia. Guardò l'orologio: erano le 7 e, nonostante fosse domenica, decise di alzarsi. Fece colazione con calma e si vestì per andare ad assistere alla Messa. Aveva sempre preferito quella a cui andavano tutti i bambini, perché la trovava più gioiosa, e poi adorava i canti e le musiche.
Cercò di prestare attenzione a quello che avveniva, ma la sua mente continuava ad andare al marito. Veronica, che era andata volentieri insieme a lei, si accorse del suo stato d'animo, ma preferì tacere. Tornarono a casa ed iniziarono a preparare il pranzo. Stava lavando l'insalata quando si fermò all'improvviso: era da una giornata che Sharon non si muoveva dentro di lei. Dopo questo iniziale pensiero sentì un calcio e si rassicurò non poco. Forse, pensò, aveva sentito anche lei il racconto di Nelly e, la sua immobilità, era forse la convinzione che il padre, al risveglio, non avrebbe avuto danni. Poteva essere possibile una cosa del genere? Sorrise al pensiero e chiuse l'acqua che aveva continuato a scorrere.
Prima di mangiare si ritirò nel laboratorio per proseguire il suo lavoro. Alzò lo sguardo, come per riflettere, e il camino attrasse la sua attenzione. Decise di murarlo e di acquistare una stufa particolare, che era formata da un vetro trasparente che rinchiudeva alcuni ciocchi di finto legno ed un finto fuoco. Se non altro, pensò, non avrebbe più avuto il problema di trovare legna da ardere. Ultimò un'altra parte del progetto ed uscì dal laboratorio chiudendosi la porta alle spalle.
Durante il pranzo espose la sua idea di murare il caminetto e Daniele si offrì di fare il lavoro. I mattoni erano nel garage ed avrebbe iniziato durante la loro assenza.
Emily si distese sul divano e si addormentò profondamente. Sognò nuovamente il marito: le sorrideva, abbracciandola, e le diceva di stare tranquilla. Un'espressione di pace si dipinse sul suo volto. A quella reazione, i due carabinieri si guardarono, annuendo. Dopo poco la donna si destò da quel sogno, pronta per andare in ospedale.
Una volta arrivata, salì direttamente in camera e salutò il carabiniere che stava lì di guardia. Prese la sedia e si avvicinò al letto. Aprì la penna ed iniziò a scrivere:
"Eccomi qui, amore mio. Oggi è domenica, e domani ricomincerà un'altra settimana. Ieri ho ascoltato il racconto di Nelly e, sicuramente, l'avrai sentito anche tu. Ti devo confessare una cosa: credevo di trovare conforto nella sua esperienza, ma mi sbagliavo. Questa notte ho continuato a fare brutti sogni; ogni volta che ti svegliavi mi accorgevo che c'era qualcosa che non andava: una volta non vedevi, un'altra non parlavi, un'altra non sentivi e l'ultima volta eri paralizzato.
Mi sono sempre svegliata con il cuore che mi batteva all'impazzata; la nostra bimba, però, non è dello stesso parere. Poco fa, inoltre, ti ho sognato sorridente e completamente sano. Non ti nascondo che la mia mente è contrastata da due sentimenti opposti: da un lato il desiderio di vederti di nuovo sveglio, dall'altro il timore di non potercela fare da sola nel caso in cui ti succedesse qualcosa. Preferisco però non pensarci.
Sai, ho iniziato il mio progetto per il nuovo allarme. Ho preferito un riconoscimento visivo: mi sembra il metodo più sicuro. Nel progetto ho già incluso la possibilità di tararlo anche su di te e sulla piccola Sharon. Ci sto lavorando già da un paio di giorni; per fortuna nel laboratorio c'è tutto quello di cui ho bisogno, e non sono costretta ad andare a cercare pezzi particolari. Stamattina, mentre stavo andando avanti, ho osservato il caminetto: una delle microspie che si trovavano in casa nostra era stata messa tramite un congegno che era entrato proprio da lì. Per evitare altri tentativi di intrusione in quel modo, ho deciso di murarlo, e di sostituirlo con una di quelle stufe che avevamo visto insieme. Ti ricordi? Ci sembrava così romantico... beh, ora farà parte del nostro arredamento. Prima che mi dimentichi, volevo raccontarti un episodio strano: la tua agenda, quella che tenevi sempre nella borsa, è sparita. Il giorno dell'incidente è stata repertata ma, quando Veronica ha chiamato per richiederla, non è stata più trovata. Io sono convita che è stato l'appuntato, ma non ho espresso il mio pensiero ad alta voce: in fondo, chi sono io per giudicare quell'uomo? Forse davvero non è stato lui, ed è anche possibile che la mia prima impressione fosse sbagliata, ma è una persona inquietante. Ho comunque la sensazione che questo non sia solo il mio pensiero: anche a Veronica è venuto lo stesso dubbio. Resta solo da capire per quale motivo può aver fatto una cosa del genere. Ho provato a pensare a varie ipotesi, e l'unica plausibile che mi viene in mente è la possibilità che, in un modo o nell'altro, sia coinvolto in quel caso. Già, ma in che modo? Spero di poterti aggiornare prossimamente.
Adesso ti saluto, ti lascio riposare. Ho deciso di chiamare Silvia questa sera, e di parlare un po' con lei. A domani, amore mio."
Chiuse la penna, ripiegò il foglio e lo appoggiò sugli altri. Gli diede un lieve bacio ed uscì dalla stanza. Tornarono a casa e trovarono il camino murato. Daniele strizzo l'occhio ad entrambe.
- Cosa ne dite? Se dovessi lasciare l'Arma sarà questo il mio lavoro!
- Caro mio, te lo sconsiglio caldamente: una cosa è fare un lavoretto del genere, che ci metti relativamente poco. Un altro è costruire per esempio una casa. Fidati, è meglio se rimani uno dei nostri.
- Ok, stavo solo scherzando. Certo che, voi donne, ogni tanto siete suscettibili.
Veronica cercò di assumere un'espressione quasi offesa, ma la faccia del suo collega la fece solamente sorridere.
Emily prese il telefono e si chiuse nella sua stanza. Compose meccanicamente il numero dell'amica ed attese la sua risposta, che non tardò ad arrivare.
- Pronto?
- Silvia, ciao sono Emily.
- Ciao. E' passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo sentite. Tutto bene? Hai sentito il mio messaggio in segreteria?
- Sì, ma ho avuto solo ora il tempo di chiamarti. Sai, sono stata in ospedale.
- Come mai? Sharon sta bene? O sei andata solo per un controllo?
- No, la piccola non ha niente, e nemmeno io. Sono andata a trovare James.
- Cosa gli è successo? Digli di riprendersi in retta: volevamo incontrarci tutti, una sera di queste.
- Beh, glielo direi volentieri ma... è in coma, lo hanno investito. La cosa peggiore è che non è stato un incidente.
- Mi dispiace, non ne sapevo niente. Possiamo andare a trovarlo?
- No, c'è un carabiniere di guardia che piantona la stanza giorno e notte. Fanno entrare solo me.
- E' solo una semplice precauzione, giusto?
- Non esattamente. Qualcuno ha cercato di staccargli il respiratore. Da allora non è mai stato lasciato da solo.
- Che cosa può avere fatto di tanto male una persona buona come lui?
- E' stato troppo pignolo. Sto andando ogni giorno a trovarlo.
- Se venissi io a casa tua? Così possiamo stare un po' insieme.
- Magari, mi farebbe veramente piacere.
- D'accordo, il tempo di vestirmi e sono da te.
Le due amiche abitavano vicino. Poco tempo dopo la telefonata, Silvia arrivò davanti alla casa. Lì si fermò, trovandosi la strada letteralmente sbarrata da Daniele.
- Mi rincresce, signora, ma ho l'ordine tassativo di non fare entrare nessuno.
- Io non sono nessuno: sono la migliore amica di Emily.
- Davvero? E come si chiama?
- Io sono Silvia. Emily mi ha appena chiamata. So che è tornata da poco all'ospedale, dove è andata a trovare il marito, James. Se vuole può chiedere conferma a lei.
La guardò in modo sospettoso, ma bussò alla porta. Prima che qualcuno venisse ad aprire estrasse la pistola e la puntò contro la nuova arrivata. Quando le donne videro la scena, rimasero entrambe senza parole.
- Daniele, ma cosa stai facendo? Lei è la mia migliore amica.
- Allora è vero? Scusatemi, ma mi hanno detto di non far entrare nessuno...
- Lei non è nessuno: è la mia migliore amica!
- Direi che le cose stanno esattamente così: mi avete risposto entrambe nello stesso modo.
Per stemperare la tensione, si misero tutti a ridere. Entrarono in casa, tranne Daniele: aveva ricevuto l'ordine di stare fuori; faceva colazione, pranzava e cenava usando un tavolino ed una sedia che avevano messo lì apposta per lui. La notte dormiva su una brandina: aveva il sonno leggero e si svegliava ad ogni minimo rumore. Certo, a settembre le temperature erano ancora clementi, ma cosa sarebbe successo al sopraggiungere dell'inverno?
Decise dunque di chiamare il capitano Ryan e di proporgli una postazione alternativa, magari dentro casa. Alla replica dell'impossibilità di controllare la situazione, rispose con:
- Quello non è un problema: è possibile installare una telecamera, ovviamente avvisando all'esterno che l'area è videosorvegliata.
- Signora, ha trovato una microspia in casa, crede che con una telecamera sia possibile vedere anche solo un insetto?
- Con quello che ho in mente io direi proprio di sì. In ogni caso mi sento di escludere che la possibilità si ripeta.
- In che modo?
- Se riesce a venire le espongo la mia idea.
- D'accordo. Il tempo di uscire e sono da lei.
Avendo sentito la telefonata Daniele si avvicinò ad Emily e la abbracciò. Le chiese quale sarebbe stata la sua proposta, ma sapeva che non avrebbe anticipato niente. Intanto il capitano arrivò davanti al cancello.
- Buongiorno, signora, tutto bene?
- Sì, grazie. Prego, si accomodi pure.
- Non le nascondo che sono piuttosto curioso: qual è la sua proposta?
- E' semplice: come le dicevo, avevo intenzione di installare una videocamera un po' particolare.
- In che senso?
- Avevo intenzione di usare tre tipi di visualizzazione: una normale, una ad infrarossi ed una a calore.
- Tradotto in termini comprensibili a tutti?
- La stessa immagine verrebbe vista in tre modi diversi e, se mi permette, la prendo come esempio.
- Se lo ritiene necessario, faccia pure.
- Bene. Immagini di essere inquadrato da una telecamera. Sul monitor compariranno tre tipi di immagini: una la raffigura per intero, con i vestiti; la seconda, quella a calore, evidenzierà le sue zone calde e fredde.
- Per quanto riguarda la visualizzazione ad infrarossi?
- Quella verrebbe usata solo durante la notte.
- Perdoni la domanda, in che modo potrebbe riconoscere un insetto vero da uno radiocomandato?
- Semplicemente perché quello vero ha aree di calore.
- Mi tolga un'altra curiosità: al telefono mi ha detto che si sentiva di escludere la possibilità che qualcuno introduca di nuovo una microspia dal camino. Per quale... Oh, adesso capisco. Geniale come idea.
- Grazie, ma il merito è tutto di Daniele. Cosa ne pensa della proposta?
- Interessante, ma mi domando quale sarà il tempo di realizzazione di questo progetto: parlo da profano, intendiamoci, ma non credo che ci voglia poco a fare una cosa del genere.
- In effetti, è già pronto. Avevo iniziato a lavorarci qualche tempo fa, poi non ne avevamo più fatto niente. Bisogna solo montare la telecamera e provare.
Daniele, con l'aiuto del capitano Ryan, installò la telecamera seguendo le istruzioni delle donne rimaste in casa; variarono più volte l'angolazione fino a trovare quella perfetta. A turno, poi, testarono la corretta visualizzazione. Emily fece notare le zone di calore dei due uomini e quelle di un gattino che era passato di lì.
- L'ideale sarebbe vedere un insetto, ma credo che sia chiedere troppo.
- Signora, mi scusi, avrei un'altra domanda: si può riconoscere una persona che non ha buone intenzioni guardandola dal lato del calore?
- Presumo proprio di sì. Volendo potremmo fare una prova.
- In che modo?
- Per esempio qualcuno di voi potrebbe pensare ad una situazione di disagio. Provi per esempio a sentirsi un ladro che sa di essere sorvegliato. Anzi, meglio ancora, immagini di non sapere niente della telecamera.
- Va bene. Credo che metterò in atto le tecniche che ho imparato al corso di teatro.
Tutti lo guardarono, stupiti da questa affermazione. Mentre stava per aprire la porta, Veronica lo fermò e lo invitò a venire davanti allo schermo: l'appuntato Moretti si stava avvicinando alla casa. Era chiaramente agitato, ed era evidente soprattutto perché le zone di calore erano marcate. Ci fu un attimo di silenzio e, di comune accordo, presero la decisione di nascondere lo schermo nel laboratorio.
Dopo qualche istante, non vedendo arrivare nessuno, suonò il campanello. Daniele arrivò e gli aprì il portone. Lo fece passare avanti, per poter controllare i suoi movimenti; se era agitato per qualcosa, non lo dava a vedere.
- Riccardo, come mai da queste parti? Oggi è il tuo giorno di riposo.
- Lo so, sono venuto solo per tenere un po' di compagnia ai miei colleghi.
- Ti ringraziamo per il pensiero, ma non ce ne è bisogno.
- Fammi capire, è un cordiale invito ad andare via?
- Assolutamente no. Se vuoi puoi restare, ma insieme non ci annoiamo mai. C'è anche un'amica di Emily qui con noi. Ma, se ti fa piacere, resta pure.
- Grazie. Sì, mi fa piacere. A proposito, avete trovato la copia che aveva mandato il marito della signora?
- No, perché?
- Non pensate che sia il caso di forzare il file?
- Sono io il capitano. Finché non lo ritengo necessario, non verrà fatto niente.
- Chiedo scusa, capitano, ha ragione.
- Già che ci siamo le chiedo un'altra cosa: è a conoscenza del fatto che l'agenda del signor Tysser è scomparsa?
- Di quale agenda sta parlando?
- Di quella che si trovava dentro la cartella al momento dell'incidente e che lei ha repertato.
- Sì, ora ricordo. Deve essere ancora lì. Ma... diceva che è sparita?
- Già, proprio così. Non ne sa niente, vero?
- Certo che no. Io so di averla repertata; non sono più entrato lì, dopo quel giorno. Chi può essere stato?
- Riccardo, scusami, secondo te chiunque abbia fatto una cosa del genere, avrebbe il coraggio di ammetterlo?
- Coraggio? In ogni caso non è normale che tra noi ci sia una persona che infrange le regole, sapendo a cosa va incontro.
- Lo so perfettamente! Per me questo lavoro è una vocazione.
- Ti fa male stare sempre chiusa in casa, diventi troppo suscettibile.
- Sì, forse è così. Però continuo a non spiegarmi in che modo è scomparsa quell'agenda.
- Non ne ho idea. Comunque non ci sono solo io nel commissariato e, affinché tu lo sappia, non sono nemmeno l'unica persona che entra in quella stanza!
- Scusate se mi intrometto, la mia bambina non tollera molto le grida; vi dispiacerebbe discutere a voce più bassa?
- Non ti preoccupare, non ce ne sarà bisogno. Per quanto mi riguarda la questione è chiusa. Scusa, piccola, cercherò di non gridare più.
L'appuntato accennò ad una replica ma, sapendo di essere nel torto, decise di rimanere in silenzio. Dopo qualche minuto di silenzio carico di tensione, il commissario decise di tornare in caserma, ed invitò il collega ad uscire insieme a lui. Con uno sguardo fece capire a Veronica che avrebbe dovuto controllare le zone di calore del collega: sarebbe stato ancora agitato? Sicuramente sì.
Dopo aver chiuso la porta, tutti si recarono nella stanza in cui era stato momentaneamente nascosto il monitor. Regolò il volume in modo da poter sentire i loro discorsi.
- Arrivederci, Moretti, ci vediamo domani mattina. Puntuale, mi raccomando.
- Certo, capitano, come al solito.
- Cosa fa adesso?
- Non lo so, credo che me ne tornerò a casa. Evidentemente la mia presenza qui non è gradita. A domani.
Si rivolsero un cenno di saluto e si diressero in direzioni opposte. Il capitano, subito dopo aver svoltato l'angolo, chiamò Daniele per chiedere quale fosse stata la reazione del collega. Come si aspettava, gli dissero che era ancora più agitato rispetto a quando era arrivato.
- Secondo me ha in mente qualcosa, ma non so ancora cosa.
- Bisogna solo aspettare. Sono convinto che, prima o poi, farà qualche mossa falsa.
- Peccato che non si possa leggere nel pensiero. Le parole che dicevate erano così chiare che sembravate in casa.
- Emily, lei che ha idee così geniali, non è ancora riuscita a trovare qualcosa che possa leggere nel pensiero?
- Mi rincresce, capitano, ma non arrivo a questo punto.
- La mia era solamente una battuta.
- Lo so, non si preoccupi. Sarebbe fantastico per un carabiniere, ma lo ritengo quasi impossibile.
- Gentilmente, potrebbe passarmi Veronica?
- Eccomi, capitano. Mi dica pure.
- Volevo sapere se l'impressione che ho avuto è solo la mia oppure è una cosa comune.
- In che senso?
- Vedi, parlando con Riccardo ho avuto la sensazione che nascondesse qualcosa.
- Anche noi abbiamo avuto la stessa impressione. Tra l'altro mi ricordo che aveva tenuto un comportamento simile durante un'altra indagine, ma in questo momento mi sfugge l'argomento dell'inchiesta.
- Proverò a vedere. Intanto ho intenzione di verificare chi ha avuto accesso alla stanza ed ha sottratto l'agenda.
- In che modo? Non c'è un archivio di entrate e di uscite, che io sappia.
- Infatti, io non ho parlato di archivio. Si fidi di me.
La telefonata si concluse in quel modo, ed ognuno tornò alle proprie occupazioni.
Silvia rimase in casa fino alla sera, e cenò insieme a loro. Alla fine aiutò anche lei a sparecchiare e a lavare piatti e bicchieri. Quando se ne andò strinse con affetto l'amica, rassicurandola. Si era affezionata molto a lei, e con il suo sguardo le fece capire che avrebbe potuto contare sempre su di lei, per qualsiasi cosa.

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