L'ennesima giornata - venerdì - stava volgendo al termine. Tutti gli studenti erano stanchi e borbottavano con disappunto fra di loro, salvo qualche rara eccezione di chi attendeva elettrizzato l'avvento del Natale.
Per intenderci, Drake non faceva parte né dei brontoli né degli entusiasti. Stava semplicemente dirigendosi verso l'atrio per aspettare Tommy: avrebbero trascorso il weekend insieme, nel suo appartamento, tutti soli soletti...
Ma si sa, il venerdì diciassette è un giorno sfortunato.
Ancora in corridoio, i propri occhi incontrarono le iridi verdi e spente di Evan. Il biondo se ne stava semplicemente in mezzo all'atrio, così, immobile, con lo sguardo perso e gli occhi vuoti, sembrava gli avessero risucchiato via ogni segno di vita.
- Evan... - sussurrò, un sussurro che gli morì in gola quando lui voltò il capo e diede atto di star per andarsene.
Al che Drake scattò per imperdirglielo, poggiandogli una mano sulla spalla e costrigendolo a voltarsi.
- Aspetta, Evan - disse, in tono più duro di quanto avesse desiderato. L'amico (o ex amico...) diede un brusco scrollone.
- No. Lasciami in pace.
E avrebbe voluto essere tagliente, invece gli uscì una patetica voce sofferente e supplicante. Il moro lo afferrò per un polso e, per tutta risposta, si beccò uno schiaffo in pieno viso.
- LASCIAMI IN PACE! - ripeté Evan, scoppiando a piangere. Allora Drake stupidamente lo baciò, ma solo perché era l'unico modo che conosceva per zittirlo.
Il ragazzo dagli occhi verdi restò allibito, paralizzato dallo sconcerto.
- Perché l'hai fatto?
Il più alto lasciò lentamente andare il suo polso, scioccato dalla propria reazione, però lui non fuggì.
- Non... volevo che finisse così. Se deve finire, allora finirà a modo nostro - rispose, incerto. Incerto e ignaro del fatto che qualcuno li stesse osservando e stesse origliando.
- Come deve finire, allora? - ribatté Evan, sforzandosi di non singhiozzare.
- Non... in silenzio. Sfogati, urla contro di me! Non restare zitto, non guardarmi e tacere perché è più facile così!
Il biondo scosse piano il capo e rise, quasi fosse ubriaco.
- Proprio tu me lo dici? Tu, che mi hai illuso e mollato per qualcuno 'migliore', senza dirmi se stessimo insieme, se mi amassi, se mi stessi semplicemente usando? E sempre tu, che una volta sparito dalla circolazione il tuo Elijah sei tornato da me e mi hai costretto a raccogliere i cocci infranti del tuo cuore? - fece una pausa, passandosi il dorso della mano sulle labbra. - ... mi fai schifo, Drake.
Stavolta fu il ragazzo dagli occhi chiari a restare congelato dallo sconcerto, ma non abbastanza da non indietreggiare. L'amico lo trattenne per la felpa.
- I-io... i-io...
- Ma sai una cosa? 'Fanculo allo schifo, all'amore, a tutto. Queste cazzate ti fottono un casino di volte se glielo permetti. Tu... vuoi che tutto torni come prima, no? Vuoi riparare ai tuoi cazzo di errori, così, per magia, anche se non puoi, vero? BE', SAI COSA, DRAKE? Va bene.
Dal canto suo, il moro era ancor più allibito. Evan l'aveva... perdonato? Così facilmente?
- Io... non so come...
No, non così facilmente. Il più basso esibì un ghigno malevolo.
- Rimedia a questo, se ci riesci - sussurrò, poi lo abbracciò forte, in modo intimo. Lì per lì lui non capì, dunque ricambiò l'abbraccio.
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Un bacio per caso
Roman d'amourDrake ha ventun anni, i capelli dello stesso colore del pelo dei cavalli frisoni e dei particolarissimi occhi chiari che paiono bianchi. Qualcuno lo definisce emo, a lui non piacciono le etichette. È, insieme ad Ares, suo migliore amico numero uno...