"Tesoro, prova questa." mia madre mi porse una cravatta in tinta unita rossa. Abbozzò un sorriso e tornò dalla commessa a parlottare di vestiti.
Aggrovigliata la cravatta sulla camicia bianca che indossavo, feci un nodo e la fissai per qualche istante.
Realizzai che l'indomani mi sarei sposato e che la mia vita non sarebbe stata più la stessa.
Sarebbe stata una vita fondata sul lavoro e sulla vita matrimoniale, per quanto potesse essere tale.
Valerie mi aveva incastrato, come al solito. Le feci la proposta almeno un anno prima e lei l'aveva accettata solo una settimana fa. Forse si stava rendendo conto che mi stavo allontanando e che doveva assolutamente aggiungere un membro alla sua collezione di ex mariti.
E così, lasciai Diane a casa sua e mi avviai alla mia, dove mi attendevano i miei genitori sbarrati.
Non volevo sposarmi per nulla, non con lei. La verità è che pensavo a Diane in ogni momento della giornata. I ricordi di quando la vidi dormire, quando salì nella mia macchina, quando conobbe mio fratello e quando la portai alla casa al lago.
Mi mancava davvero tanto, stavo commettendo un grave errore.
"Come va, signore?" la commessa ammiccò da dietro la tenda del camerino, sbirciando leggermente,
"Oh, bene. Rossa mi piace."
Uscii e lei, gioiosa, mi prese la cravatta dalla mano.
Mentre la riponeva nella busta, assieme alle scarpe nere opache che avevo deciso di prendere, mia madre mi prese da parte.
"Il fazzolettino va messo rosso, in tinta con la cravatta. O lo preferisci bianco?"
"Bianco."
"Metta a conto anche questo."
Ci rivolse un sorriso a trentadue denti e impacchettò con cura i vestiari.
"Tesoro, c'è qualcosa che non va?" lei sapeva benissimo che nulla andava bene ma non volevo dire no, va tutto male e non voglio sposarmi.
Li avrei fatti felici se avessi deciso di non farlo ma non potevo tirarmi indietro, quella donna era pericolosa.
Così mi limitai ad annuire e prendere la busta mentre mia madre pagava.Ero pronto, camicia, giacca, cravatta scarpe e pantaloni erano apposto. Misi un filo di gel tra i capelli che avevo tagliato nella settimana in cui non avevo visto Diane.
Chissà se l'avrei più incontrata dopo quel giorno, chissà se avrei avuto il coraggio di guardarla in faccia come una volta. Lei, così piccola e indifesa... Non lo meritava, io dovevo sparire dalla sua vita.
La chiesa della città era illuminata e raggiante, quella domenica era presente una miriade di fotografi, giornalisti tra parenti e amici.
Mio padre mi si mise accanto mentre tutti aspettavamo l'entrata di Valerie.
"Sei agitato, Doug?"
"Sì, papà."
Lo ero fin troppo, ma dovevo essere deciso.
"Anch'io lo ero, quando sposai tua madre. Andrà tutto bene, fidati di me."
E quando l'organo prese il ritmo della marcia nuziale il mio cuore si fermò ed io impallidii. Ci siamo.
Con un ampio, brillante e appariscente vestito color avorio, Valerie veniva verso di me a passo lento ma deciso, accompagnata da suo padre. Entrambi sfoggiavano un gran sorriso di saluto verso tutti i presenti. Si fermò di fronte a me e le tesi la mano sudata, a quel tatto fece un'espressione disgustata. Cominciamo bene, pensai.La cerimonia iniziò cautamente, io ero piuttosto distratto a guardare i fiori che ornavano l'altare. Rose bianche, le adoravo.
Dopo un lungo e stancabile discorso, il parroco annunciò la parola che l'avrebbe fatto star zitto per almeno qualche minuto.
"Preghiamo."
Finalmente.
Sentii in quel momento rimbombare nel silenzio piombato in chiesa, il rumore di alcune scarpe col tacco avanzare con delicatezza verso qualche posto, non troppo lontano dall'altare, credo. Quando cessò mi voltai con cautela verso quello spazio da dove sarebbe dovuto provenire il rumore. E la vidi.
La sua pelle pallida e candida era avvolta in un abito a tubino fino a metà coscia color borgognona. Avevo sentito bene riguardo le scarpe, portava un paio di scarpe col tacco pericolosamente alte color bianco perla.
Aveva i capelli raccolti in uno chignon e la frangetta morbida sulla fronte, come sempre.
Era affiancata dalla sua amica Adelaide, anche lei vestita davvero bene, un abitino più lungo azzurro, scarpe nere e capelli sciolti.
Si misero sedute come se fossero semplici invitate mentre io tenevo lo sguardo incollato ai suoi occhi.
Mi sentivo una merda, e realmente lo ero.
Avrei voluto alzarmi, andarmene con lei e mollare tutto.
Con eleganza e disinvoltura, Diane prese a leggere l'opuscolo col programma del giorno.
Fremevo di rabbia e vergogna, non poteva durare ancora tanto a lungo.
"Bene, cominciamo col rito." si schiarì la voce.
"Valerie Loren Harrison, vuoi prendere Douglas Albert Miller come tuo sposo ed onorarlo ogni giorno della tua vita, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?"
Lei, raggiante rispose con un sì sonoro.
"E ora, tu Douglas Albert Miller vuoi prendere Valerie Loren Harrison come tua sposa ed onorarla ogni giorno della tua vita, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?"
Spostai lo sguardo su Diane che aveva preso a fissarmi. Bisbigliava qualcosa e mi sentivo impotente.
"Sarebbe una presa in giro se accettassi."
Gli invitati furono copiosamente sbalorditi. "Douglas, che stai facendo?" Valerie mi strattonava ripetutamente il braccio.
"A volte, accettiamo qualcosa solo per far star bene gli altri, mettendo il nostro bene in secondo piano. Sono anni che va avanti così, con te. È arrivata l'ora che anch'io pensi al mio bene. E il mio bene non sei tu, Valerie."
Sospirai ripetutamente, mi feci coraggio e mi diressi verso lei. Facevo fatica a starle vicino, data la differenza d'età che ci separava, ma facevo una gran fatica a starle lontano.E sotto l'applauso di mio fratello Kristian, riuscii a prenderle le mani e portarmele sulla guancia.
"Scusa." Quanto avrei voluto essere nella sua testa.
"Douglas..." sentirla pronunciare il mio nome non era mai stato così bello.
Avrei voluto baciarla, baciarla da morire e tenerla stretta a me per tutta la notte e sentire il profumo della sua pelle, ma non era il contesto più adatto.
"Vieni via con me."
Mi gettò le braccia al collo, chiusi gli occhi sentendola piangere.
Uscimmo dalla chiesa insieme alla mia famiglia e Adelaide.
"Non ce la facevo più a starti lontano." le sussurrai all'orecchio.
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Contro ogni legge
RomanceLa vita di Diane viene sconvolta in seguito alla morte del padre. Questo, però, le permetterà di avvicinarsi ad un ragazzo insolito, Douglas, l'avvocato che si occupa del caso. Douglas è affascinante, non troppo bello, intelligente, facoltoso e... f...