Pov Harry
Erano passati giorni ormai dall'ultima volta che ci eravamo parlati. Louis non usciva più dalla sua stanza se non per andare in bagno e si richiudeva dentro subito dopo. Aveva paura ma non aveva voluto dirmi di che cosa o di chi. Pensava che qualcuno l'avrebbe trovato ma io non capivo chi potesse essere, forse la persona che credendo fosse morto l'aveva lasciato sul ciglio della strada quel giorno.
I ragazzi avevano provato a contattarmi durante la settimana ma non avevo risposto a nessuno se non a Niall per obbligarlo a dirmi qualcosa in più su Louis. L'unica risposta che però mi aveva dato era che se fossi stato calmo e paziente allora Louis si sarebbe aperto con me e sicuramente mi avrebbe detto tutto quello che dovevo sapere sulla sua vita passata.
Mi piaceva definirla così, come se nel momento in cui fosse entrato in casa mia avesse iniziato una nuova vita e speravo che per lui fosse davvero così perché per me lo era.
Come ogni giorno, all'ora dei pasti gli lasciavo da mangiare fuori la porta, dopo aver bussato senza aver ricevuto alcuna risposta. Aspettai i soliti dieci minuti e con una tazza di tè che avevo già preparato salii di nuovo le scale e ripresi il vassoio che non aveva neanche toccato lasciandogli la tazza di tè fuori la porta. Era un'abitudine consolidata ormai, portargli una tazza di tè, anche se sapevo che non l'avrebbe bevuta. Era stata una tazza di tè a migliorare il nostro rapporto, a farlo parlare e ridere, e pensavo potesse essere un modo per comunicare: quando l'avrebbe bevuta avrei capito di avere ancora qualche possibilità, ma tutto quello non era ancora successo.
Andai a sedermi sul divano dopo aver ripulito tutto e pensai che quello sarebbe stato l'ultimo giorno. Se non avesse deciso di sua spontanea volontà di uscire, allora avrei deciso io per lui e se fosse stato necessario sarei stato disposto anche ad aspettare dietro la porta all'infinito, fino a che per disperazione non fosse uscito di sua spontanea volontà.
Non uscivo di casa da quasi una settimana, avevo paura a lasciarlo solo, ormai le sue paure erano diventate anche le mie. Non sapevo chi lo stesse cercando e non sapevo quando lo avrebbero trovato. Perché non era un 'se', sapevo che lo avrebbero ritrovato. Ma sapevo anche che finché fossi rimasto vicino a lui e lui fosse rimasto sotto la mia protezione allora nessuno gli avrebbe più potuto far male. Lo avrei difeso sempre e comunque in qualsiasi situazione perché lui ormai era parte di me.
Mi dispiaceva tantissimo per il modo in cui stavo trattando gli altri, trascurarli non era assolutamente pensabile per me, ma adesso lo stavo facendo. Avrei potuto dare la colpa a Louis, al fatto che fossi troppo preso da quel ragazzo ed era davvero così, ma la colpa era mia. Ero io che non avevo idea di come muovermi perché ero entrato in un labirinto di cui non sapevo nulla. Si, mi dispiaceva per gli altri ragazzi, e mi ero praticamente dimentico di far parte di una band, ma adesso avevo bisogno di concentrarmi su Louis. Non volevo nient'altro che non fosse vedere quel ragazzo stare meglio. E adesso mi sembrava una possibilità lontana, e più lui mi era lontano più io mi allontanavo dagli altri ragazzi. Perché volevo che tutto andasse in un'unica direzione e invece tutti stavano prendendo strade diverse di cui io non ne conoscevo l'esistenza e mi stavo perdendo.
Mi decisi e mi alzai in piedi. Salii le scale e mi fermai davanti la porta della stanza in cui lui si trovava e bussai.
"Louis aprimi!" Cercai di avere un tono autoritario ma non mi uscì proprio come volevo. Ciò che uscì dalla mia bocca era più un 'ti prego Louis, apri la porta, non ce la faccio più'. Non sentii nulla dall'altra parte così riprovai.
"Louis dai... aprimi. Risolveremo la situazione insieme, esci, troveremo una soluzione. Devi solamente parlarmi. Spiegami la situazione perché io davvero non capisco".
Ripensai alle mie parole e probabilmente il fatto che gli avessi detto di parlarmi lo aveva spaventato, così mi affrettai ad aggiungere "Se non vuoi parlare non importa, ma ti prego, apri perché non ce la faccio più. Lou ti prego..." Mi interruppi sentendo il suono della serratura scattare dopo pochi secondi e intravidi il ciuffo dei capelli di Louis spuntare da dietro la porta. Teneva il viso basso con la schiena curvata e le braccia incrociate dinnanzi a lui, sulla difensiva. Indossava una delle mie tute che lo facevano sembrare ancora più piccolo. Cercai di avanzare e di ridurre la distanza tra noi ma lo vidi indietreggiare e nel tentativo di richiudere la porta. Riuscii a fermarlo ritornando sui miei passi, pregandolo così di non chiudere. In questo modo lui lasciò solamente uno spiraglio che mi permetteva a malapena di intravederlo. La prima cosa a cui pensai fu che erano troppi giorni da quando avevamo medicato la sua ferita al braccio così la usai come scusa iniziando un discorso
"Louis dobbiamo assolutamente medicare la tua ferita o farà infezione e a quel punto dovrò portarti per forza in ospedale." Vidi Louis indietreggiare appena e mollare la presa sulla porta lasciandomi il via libera, così entrai. Sapevo che in questo modo l'avrei convinto. La prima volta che gli dissi di andare in ospedale quasi non svenne per il colpo. Tutto questo mi spaventava, non sapevo cosa potesse essergli successo . cosa può sconvolgere così tanto un ragazzo da farlo scappare o farlo ridurre in questo modo? Sembrava non avesse più voglia di vivere o almeno nn insieme a qualcuno.
Delle volte mi fermavo a pensare: se ce ne andassimo, se fossimo solamente noi due e lasciassimo indietro tutto il resto come starebbe lui? Si risolverebbero le cose? Andrebbe tutto a posto e lui sarebbe di nuovo felice come non lo era, da quello che avevo capito, da molto tempo? Non sapevo come farlo stare bene, non ne avevo davvero idea ed iniziavo a pensare che forse avevo scelto di fare una cosa più grande di me. Forse avrei dovuto lasciar perdere, portarlo dalla polizia quel giorno e tutto sarebbe stato normale, come una volta. Adesso invece mi ritrovavo a casa mia, legato ad una persona di cui non sapevo assolutamente niente, intento a curare la sua ferita sul braccio che non sembrava assolutamente star guarendo e completante allontanato dalla mia famiglia ed i miei amici. Tutto questo per un semplice ragazzo che con il suo silenzio era riuscito già a ritagliarsi uno spazio nella mia vita.
Avanzai nella stanza chiudendo la porta dietro di me. Lui si andò a sedere sul letto mentre io mi chinai sulle ginocchia dopo averlo raggiunto, per poter arrivare alla sua altezza. Allungai le braccia lasciandogli una piccola carezza sul collo, cercando con le dita di alzare il suo viso per incontrare i suoi occhi per la prima volta dopo tantissimi giorni. Lui mi accontentò ma non del tutto perché tenne basso il suo sguardo, il suo viso sembrava spento, era ritornato quel filo di barba incolto sul suo viso ma le sue guance non erano così scavate neanche quel giorno nel parco, non insistetti però e uscii fuori dalla stanza per andare a prendere le garze, l'acqua ossigenata e le varie pomate che mi sarebbero servite per curarlo. Tornai nella stanza con tutto l'occorrente e lo guardai, ma lui non si mosse e così fui costretto a dirgli, come la settimana prima, di levarsi la maglietta.
"Mi dispiace ma la devi togliere per forza altrimenti non riuscirò a disinfettare il taglio." Abbassò di nuovo il viso e si sfilò la maglietta della tuta e così potei notare quanto fosse dimagrito durante tutta quella settimana. Non pensavo potesse essere possibile dimagrire ancora ma dovetti ricredermi perché adesso potevo benissimo vedere con i miei occhi come le ossa sporgessero dallo strato di pelle. Se avessi guardato meglio sarei riuscito a contare le sue costole ma non ci pensai. Mi sentii in colpa, quella situazione era stata creata da me. Se non lo avessi portato quel giorno in quel centro commerciale, adesso non avremmo avuto tutti questi problemi. Lui aveva iniziato a fidarsi di me, a parlarmi, a regalarmi molti sorrisi e a mangiare ed io, con la mia stupidità, avevo rovinato tutto. Come potevo pensare che andando in un luogo così affollato nessuno mi avrebbe riconosciuto? Avrei dovuto prevederlo. Adesso avevo complicato tutto. Louis non apriva più neanche le tende della stanza probabilmente per paura che qualcuno da fuori lo potesse vedere.
Quella paura ormai era stata trasmessa anche a me. Louis non parlava, a stento mi guardava e l'unica cosa che avrei potuto fare era cercare di convincerlo a fidarsi di me. Non sapevo davvero come fare però. Lui era lì, davanti a me, nella sua fragilità e io non avevo idea di come approcciarmi per capire cosa stesse succedendo. Avevo solo una paura matta che qualcuno potesse portarlo via da me. Ormai mi ero affezionato a quel ragazzo e non avevo intenzione di rinunciarci perché era il sentimento più vero che stavo provando da tanti anni. Più provavo ad avvicinarmi e più lui si allontanava.
"Lou... devi parlarmi. Io non so più come aiutarti. Non so più cosa fare, devi cercare di fidarti di me, almeno quel poco che mi serve per permettermi di aiutarti." Lo guardai negli occhi e capii subito che qualcosa stava per cambiare. Il suo sguardo era diverso, era più morbido, come se lo avessi intenerito con le mie suppliche. Continuai a guardarlo e capii che finalmente ci ero riuscito, stava per cedere. Qualcosa nei suoi occhi era decisamente cambiato. Incatenò il suo sguardo al mio, fu solo una frazione di secondo perché poi lo vidi abbassare la testa e mordersi nervosamente il labbro, come ormai avevo capito era solito fare. Si alzò e si rinfilò la maglietta stando attento a non rovinare la fasciatura che gli avevo appena fatto. Si rannicchiò sul letto, stringendo le gambe al petto e alzò leggermente lo sguardo.
Mi guardò negli occhi per poi confessare quale fosse realmente il problema.
"E' mio padre. È lui che mi ha ridotto così."
Aveva appena bevuto la tazza di te ed avevo dimenticato lo zucchero.
Pov Zayn
Anche quel giorno mi ero svegliato al fianco di Niall. Ormai passavamo insieme la maggior parte del nostro tempo libero. Con lui mi trovavo bene, era sempre pronto a strapparmi un sorriso, aveva sempre delle parole pronte a consolarmi e mi trattava in un modo in cui nessuno mi aveva mai trattato. Ero felice, davvero, come non lo ero mai stato in tutta la mia vita. Era belo sapere che qualcuno tenesse così tanto a te quasi da sacrificare la sua vita per poterne donare una migliore a te. Era bello sapere che qualcuno fosse sempre presente per dirti delle parole di conforto o semplicemente qualcuno che non ti lasciasse mai solo, poiché sapeva che solo davvero, non potevo starci. Era bello poter condividere dei momenti particolari della mia vita insieme a qualcuno a cui importassero realmente ed era bello anche poter creare dei momenti belli insieme a quella persona, c'era un unico e solo problema: sapevo di non amarlo e questo mi distruggeva. Ormai mi ero fatto avanti in questo modo con lui, avevamo instaurato questo tipo di rapporto e non potevo tornare indietro, non volevo assolutamente ferirlo perché dopotutto a lui tenevo veramente tanto. Avevamo passato moltissimo tempo insieme, avevamo condiviso molte cose, molti sorrisi, molte lacrime e molti momenti indimenticabili. Riuscivo a vedere che il sentimento di Niall nei miei confronti fosse puro, sincero e vero. Lui voleva davvero stare con me e questo mi spingeva ancora di più a rimanere in silenzio nel piccolo posto che mi ero ritagliato tra gli altri ragazzi. Sembrava tutto un grande disastro, ognuno per sé ma ognuno legato all'altro tramite dei fili apparentemente indistricabili.
Niall mi aveva aiutato molto con la storia di Liam, si vedeva che stava provando ad aiutarmi a dimenticarlo in modo indiretto, come se non volesse che io mi accorgessi che avesse capito che effettivamente provavo ancora qualcosa per Liam. Facevamo moltissime cose insieme tra maratone di film e uscite fuori per locali con gli amici. Per me era il modo migliore di distrarmi e evidentemente per lui era il modo migliore per non pensarci. Mi girai a guardarlo mentre dormiva tranquillo, rannicchiato su se stesso, con il viso rivolto verso di me. Per quanto non riuscissi ad amarlo sapevo perfettamente quanto fosse importante per me e quanto fosse prezioso come amico e in futuro come ragazzo per qualcuno. Cercai di alzarmi senza svegliarlo e con successo lasciai la stanza dirigendomi verso la cucina e preparando un caffè. Mentre aspettavo il caffè, andai a recuperare il telefono e un pacchetto di sigarette che avevo lasciato nell'ingresso di casa con l'accendino. Tornai in cucina, versai il caffè nella tazza e mi diressi sul balcone, accendendomi una sigaretta. Solo in quei momenti, quando ero completamente solo, sentivo di stare davvero bene. Nessuna preoccupazione, nessuno stress inutile, nessun problema, assolutamente niente. Mi sentivo davvero in pace con me stesso, come se nulla potesse essere sbagliato, come se fosse impossibile per me commettere errori e poi doverne anche pagare le conseguenze. Era come sentirsi più vivo e più vicino a me stesso. La pace però e le belle sensazioni non possono durare molto, come ormai è risaputo. Infatti, finito il caffè mi alzai diretto verso la camera da letto per andare a svegliare Niall ma fui interrotto da un messaggio.
DA LIAM:
Dobbiamo parlare. È urgente.
**SPAZIO AUTRICE**
dopo un anno e quattro mese,sono tornata con il capitolo più corto nella soria.
Mi dispiace tantissimo per tutto il tempo che è passato e spero vivamente che non succeda di nuovo.
questo capitolo è corto perché dovevo... sbloccare la situazione, aggiornare prima che cambiassi di nuovo idea su questa storia.
Cercherò di farla molto più corta, di aggiornare più spesso e di finirla il prima possibile perché ho tante cose per la testa e questa fan fiction sta andando avanti per altri motivi che non mi metterò a dire qui.
Vi ringrazio per il tempo che avete perso nel leggere le mie storie e questo capitolo.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento,
Mic. xx