Capitolo 48

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ANTONY POVS

Greta mi riattaccò in faccia. Mi sentii malissimo, davvero tanto. Volevo andare lì, abbracciarla e spiegarle tutto, ma ero ancora sull'aereo. Iniziai a piangere. Volevo picchiare qualcuno o comunque dovevo sfogarmi.
Mi addormentai e quando mi svegliai ero arrivato a Roma.
-Arrivo Gré.
Mormorai.

Tornai a casa e posai i bagagli, spiegai tutto alla mia famiglia poi uscii e incontrai Carlo.
-Antony? Che cosa ci fai qua?
-Sono tornato per Greta, è successo un casino e non vuole ascoltarmi per telefono.
-Mi dispiace non l'ho vista da nessuna parte.
-Beh se non hai visto lei per caso hai visto Matteo?
-Matteo? Perché?
-Oh no niente, devo solo picchiarlo.
-Probabilmente è al murales.
-Bene, dopo andrò da lui, prima devo trovare Greta.

Andai a casa sua e bussai alla porta. Mi aprì sua madre.
-Antony?
-Sì, Greta c'è?
-Sì ma non credo voglia parlarti.
-C-che?
-È chiusa in camera sua e non vuole scendere.
-Posso salire?
-Provaci.
-Ok.
Salii le scale e mi ritrovai davanti alla porta della camera di Greta. Provai ad aprire ma era chiusa a chiave.
-Mamma tranquilla, ti ho detto di non preoccuparti.
La sua voce, cazzo.
-Non sono tua madre, sono... la pizza.
Cercai di camuffare la voce.
-Non ho ordinato nessuna pizza.
-Infatti l'ha ordinata tua madre, ti conosce bene.
-Beh, la lasci di sotto, ora non ho fame.
Appoggiai la testa alla porta.
-Stavi piangendo?
-Non sono affari suoi.
Parlai con la mia voce.
-Greta, aprimi ti prego.
Nessuna risposta, la sentii solo avvicinarsi alla porta e appoggiarsi ad essa.
-Perché... non sei a Los Angeles?
Chiese cercando di non piangere.
-Perché ti amo.
Non rispose.
-Greta, il regista mi ha detto di far finta di essere fidanzato con Serena anche nella realtà, sì lo so, ho di nuovo scelto la carriera a te, ma non avevo scelta.
-Non avevi scelta, Antony? Ascolta, questa è la tua vita, se non hai scelta tu, allora chi ce l'ha?!
-Lo so, infatti stavolta ho lasciato tutto, amo Los Angeles ma... tu sei molto meglio di qualsiasi viaggio in mezzo al mondo.
-Mh.
-Lo so che hai sorriso.
Mi alzai e scesi di sotto.

GRETA POVS

Sentii Antony scendere le scale, mi asciugai le lacrime.
Perché, Greta?
Faccio così tanto la difficile ma in realtà avrei voluto guardarlo in faccia mentre ci parlavamo e anche baciarlo e abbracciarlo.
Aprii la porta e scesi di corsa di sotto, iniziai a correre, uscii dal palazzo e vidi Antony camminare lontano.
Lo raggiunsi e lo abbracciai da dietro, lo strinsi forte, per tutte quelle volte che avrei voluto farlo ma non potevo.
-Mi dispiace così tanto.
-E di cosa?
Chiese lui girandosi.
A quel punto guardando i suoi occhi non ce la feci, mi era mancato così tanto che non sapevo più che dirgli.
-Di non aver pensato che c'era qualcosa sotto.
Antony sorrise, e dio toglietemi tutto tranne il suo sorriso.
-Infatti non so che faccio ancora con te, soffriamo sempre e boh, non so più che fare.
Disse serio. Aggrottai la fronte ma poi lui sorrise.
-Però al cuore non si comanda.
Mi baciò, ci fermammo per sorriderci.
-Ti odio.
-Non è vero, tu mi ami.
-Lo so ma volevo usare una parola diversa, sto male, lo so.
Antony rise.
-Ah, allora ti odio anch'io.
Lo baciai di nuovo. Mi tenne stretta a lui.
-Piccola mia.
-Piccola? Ho tre anni più di te, amore.
-Però sei bassa.
-Non è vero!
Rise.
-Ok, non ti scaldare.
-Quanto mi sei mancato.
-Anche tu.
-Stasera usciamo?
-Certo, allora vado a riposare così stasera sto in forma.
Disse ammiccando. Arrossii.
-Cioè in che senso?
Antony rise.
-Ci vediamo dopo.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora