Capitolo 1

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"Corvetta CR90, identificarsi".

"Qui Tantive IV proveniente da Alderaan. A parlarvi è Bail Organa, inviato dal Senato Galattico a rappresentare il Cancelliere Palpatine. Chiedo il permesso di atterrare".

Trascorse qualche attimo, poi il trasmettitore emise nuovamente la voce del tecnico dello spazioporto. "Permesso accordato. Vi è stata assegnata la Piattaforma 5".

Il copilota della corvetta chiuse la trasmissione e il suo compagno girò leggermente la cloche per dirigersi verso il punto di atterraggio. Questo, al limite del porto, si trovava a ridosso della capitale di Arcord, Arcordea: una città costituita da numerosi centri abitati arroccati su una montagna.

A Bail ricordava molto Alderaan. Non solo il paesaggio, ma anche l'edilizia rimandava al suo pianeta, e questo gli dava un senso di nostalgia. Non tornava lì da mesi a causa del lavoro che lo teneva impegnato su Coruscant, e la mancanza del suo popolo e dei suoi luoghi si faceva sentire.

La porta della cabina di pilotaggio si aprì ed entrò il capo della scorta, composta unicamente da alderaaniani. "Signore, quali sono le disposizioni?" chiese mettendosi sull'attenti.

Organa gli pose una mano sulla spalla. "Lascia tutti gli uomini a bordo. Sarò accompagnato solo da te e da un altro soldato, qualcuno di cui ti fidi, Teral".

La guardia sobbalzò. "Signore, non posso permetterle di essere esposto a un rischio così grande!"

"Sei fin troppo prudente, Capitano" lo riprese amichevolmente il Senatore.

"Sono qui proprio per questo, signore. E proprio per questo non posso permetterle di girare in un territorio sconosciuto in cui ci saranno anche presenze ostili".

"E' una missione diplomatica, sia per noi che per i Separatisti. L'incontro avverrà tra politici, non tra soldati".

Teral scosse la testa. "Se dovesse accadere qualcosa, noi due non potremmo niente contro il corpo di guardia del palazzo reale".

Bail sospirò. Non poteva prendersela con lui, faceva bene ad essere così premuroso. Ma non voleva neanche che quella riunione diventasse una sfida tra plotoni. "I tuoi uomini saranno a bordo, poco distante dal palazzo. Se accadrà qualcosa, non esiterò a chiamarli".

In effetti, l'incontro si sarebbe tenuto a neanche un chilometro dalla piattaforma di atterraggio; il palazzo reale si trovava sopra lo spazioporto, ed era collegato con un sentiero assai trafficato, pattugliato giorno e notte e a portata delle navette della sicurezza. Proprio per questo il Senatore non temeva azioni sconsiderate da parte dei Separatisti: per quanti droidi avesse portato il diplomatico, sarebbero stati comunque in minoranza rispetto ai locali.

"Signore, io..." iniziò il Capitano, ma si fermò subito dopo abbassando il capo e le spalle. "Io credo che le darò ascolto. Al minimo sospetto, però..."

"Chiameremo rinforzi" concluse Bail recuperando il suo sorriso e voltandosi verso la finestra di prua. Arcordea era sempre più vicina, con tutti i gruppi di edifici che brillavano al sole. Anche i pochi tratti innevati rilucevano quasi quanto i muri lucidi delle case, creando un effetto spettacolare. Il ricordo di Alderaan si faceva sempre più forte e triste nella mente di Organa.

"Vedo già la nave dei Separatisti, signore. E' una navetta classe Sheathipede".

Il classico trasporto diplomatico della Confederazione. Prestato dai Neimoidiani e dalla loro Federazione dei Mercanti, era simbolo della presenza di qualche personaggio di rango superiore a un comandante militare.

"Fortunatamente non sono venuti qui con una nave da sbarco e con un battaglione di droidi da guerra" commentò il copilota, al che Bail annuì.

"Sta andando tutto come da manuale. Anzi, oserei dire che per il momento dovrebbero essere loro a temerci".

I piloti ridacchiarono per quella frase inaspettata da parte del Senatore, e continuarono a pensare al raggiungimento dell'attracco. Organa continuò a guardare fuori per un po', quindi si diresse verso l'uscita. "Rimanete e a bordo e tenetevi pronti per qualsiasi evenienza" si raccomandò quando era già sull'uscio.

"Certamente, signore".

Bail fece qualche passo e la porta si richiuse alle sue spalle.


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