Capitolo 2

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"Saraaaa dove sono le mie maglie vecchie da allenamento?"

è sempre la stessa storia, io preparo l'essenziale che gli serve e lui si mette tutto il resto tra cui le cose sportive. Bene, gli stavo mettendo dentro le robe e lui mi chiama, abbiamo parlato un po' della nuova partenza e cosucce relative ad essa e adesso che dobbiamo finire perché dopodomani partiamo si sveglia che non trova le maglie.

"le ha stirate tua mamma l'ultima volta Fabio, devi chiedere a lei, non a me. Questa è casa vostra e io non so dove stanno"

Non riesco nemmeno a finire che sparisce a cercare sua mamma. Hanno un bellissimo rapporto, quel rapporto che ogni madre vorrebbe ma che la mia non avrà mai da me. Non andiamo molto d'accordo, se io dico una cosa lei dice il contrario e viceversa. Nemmeno con mia sorella vado d'accordo, sempre a litigare pure noi. L'unico che si salva è mio papà, sarà per il fatto che lui mi ha sempre seguita nel mondo della pallavolo da quando ho iniziato fino a quando ho smesso, non lo so, so solo che con lui ci parlo senza problemi.

Poco dopo torna il mio uomo con un pacco enorme di maglie. Cosa se ne fa di tutte quelle non lo so, o meglio lo so. Le uso io. Di solito come pigiama uso i suoi vecchi completi di allenamento, da quando ci siamo trasferiti in Russia.

È un bravo uomo di casa, solitamente lui pulisce e io studio, si perché finché ero in Russia dovevo studiare per la maturità, fatta poi a giugno appena tornata in patria e adesso invece mi sono iscritta all'università alla facoltà di ingegneria informatica di Trento. Gran bella rogna insomma, io e tutta la mia voglia di studiare e creare applicazioni su applicazioni mi ha portato a questo. Di sicuro non sarà semplice perché dovrò studiare per conto mio, e tornare in Italia per dare gli esami.

"Ok la mia valigia è pronta. Tu come stai messa? Serve aiuto?" dice facendo il premuroso.

"Devo mettere dentro le ultime cose ma lo faccio domani, ora sono morta"

"Hai preso il ferro?"

Sì, lui si prende cura di me, se ho preso tutte le medicine quando sono ammalata oppure se prendo le pastiglie per la mia anemia, che non riesco a togliermi di torno e che praticamente 4 sere su 7 mi obbliga a stare a letto come una vecchietta. Ma sono fortunata perché ho il mio dottore personale.

"Si, dopo mangiato" dico mentre sposto la valigia.

"Allora stasera fai l'anziana insomma" scherza.

Lui ci scherza sempre, del resto anche io faccio lo stesso, ma inizia a pesarmi, è da un anno che mi impasticco per niente, perché quando faccio i controlli sono sempre al solito punto, qualcosa più, qualcosa meno, ma mai nei parametri stabiliti.

"Potremmo guardarci un film, sotto le coperte... come i vecchietti si. Ma non uno dei tuoi soliti film che proprio non mi vanno a genio. Sia chiaro." propongo.

"Allora scegli tu, visto che i miei soliti film non ti vanno a genio" ed ecco che mi imita.

Io scoppio a ridere, fa veramente morire quando prova ad essere me, ma ogni tentativo di imitazione fallisce.

"è pronta la cena, vi aspettiamo di la" ci chiama suo padre, Antonio.

"arriviamo" risponde Fabio per entrambi.

Già ora di cena???? non ho nemmeno fame, ma la cucina di mia suocera è veramente buona quindi qualcosa mangerò.

Ci rechiamo in cucina e ci sediamo tutti a tavola. La serata passa piacevolmente ed io inizio ad essere molto stanca. Odio questa parte della mia vita, la odio puramente...

"Scusatemi, vado in camera" dico alzandomi da tavola.

"Tutto bene?" chiede preoccupata Mara.

"Sarà colpa della tua cucina che stasera non era buona" scherza suo marito, ma Fabio lo guarda male:

"papà per favore... è solo stanca" dice alzandosi e accompagnandomi in camera.

Mi aiuta a sedermi sul letto.

"Vado a lavarmi e poi guardiamo il film?" dico cercando di farmi vedere il più sveglia possibile.

"Ce la fai?"

"Sono stanca, non mi sono mica rotta una gamba amore. Ringrazio l'offerta e vado avanti........ da sola"

Adoro quando fa così, quando si preoccupa per me. Lo fa sinceramente, con il cuore e mi fa quasi commuovere, è premuroso.

Nell'amore ho sempre cercato un uomo quasi come lui.

Dolce, sensibile, con la testa sulle spalle, che sappia cucinare (lui non molto ma insomma va bene lo stesso), che abbia i soldi (sono del parere che i soldi non fanno la felicità, però non voglio nemmeno avere il problema di non riuscire ad arrivare a fine mese), che abbia un lavoro solido (su questo quasi ci siamo, tranne per il fatto che tra un po' di anni lui smetterà di giocare, e che per ora ci dobbiamo spostare molto), che abbia una famiglia che gli vuole bene (non ci sono dubbi) e che lo sostiene.

In poche parole cercavo il principe azzurro e l'ho anche trovato perché per me lui è il principe azzurro. Non è perfetto, ma nessuno lo è, ognuno ha i suoi difetti e io ne ho veramente tanti.

La prima volta che l'ho incontrato avevo 15 anni e lui 25, era giocava già a Padova ed io ero la con la mia squadra per vedere una sana partita di pallavolo di alto livello.

Per la cronaca, abito in provincia di Vicenza.

Finita la partita siamo andate dietro dove ci sono gli spogliatoi ad aspettare i giocatori. Non erano famossisimi, del resto non erano al livello della serie A ma nella zona li conoscevano tutti, per il loro modo di far squadra e per la loro bravura.

Con calma escono tutti e il mio allenatore ci scatta le foto di gruppo con tutti quelli che passano.

Per ultimo esce Fabio, borsone in una mano e berretto verde nell'altra. Lo noto subito, lo guardo negli occhi e lui si ferma davanti a me e mi chiede:

"volete una foto con il qui presente Fabio Volpato?" ridiamo tutti, lui compreso e infine dico un semplice si. Ci mettiamo tutti in posa e il mio allenatore scatta, sciogliamo le righe e a quel punto di un semplice "Grazie".


Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerrieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora