Capitolo 3

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Quattro canne di fucili erano puntate verso la porta. Dietro di loro, altrettanti droidi da battaglia di serie B1.

Bail si mordicchiò il labbro trattenendo i molti epiteti per descrivere la Confederazione che gli stavano ronzando in testa; nel frattempo sollevò lentamente le braccia, senza che l'unico Umano presente nella stanza aprisse bocca. Alle sue spalle sentì Teral imprecare a bassa voce.

"Entrate, prego" li esortò allora l'uomo. "Un Re non nega mai la propria ospitalità a un così illustre ospite".

Bail si sentì avvampare per la rabbia e per la frustrazione. Aveva cacciato la sua scorta in quei guai per un'inutile mancanza di precauzioni, e ora tutti ne avrebbero pagato le conseguenze.

Mosse qualche passo e si spostò appena sulla destra, permettendo a Teral e a Dillis di posizionarsi al suo fianco. Il rumore metallico che indicava l'ingresso dei droidi nella stanza si fermò dopo qualche secondo, e solo a quel punto il Sovrano si alzò in piedi in fondo al lungo tavolo costellato di sedie nere.

"Benvenuti alla riunione, miei ospiti" disse con sarcasmo allargando le braccia. "Senatore Organa, Senatore Cov, potete accomodarvi dove volete".

Il Quarren passò con poca grazia in mezzo alle guardie arcordinane e alderaaniane e si andò a sedere al lato sinistro del tavolo. Bail rimase inizialmente immobile, cercando di trovare un qualche espediente per riuscire ad abbandonare la stanza e a chiamare la Tantive IV. Ma in quelle condizioni, si trattava di un mero sogno.

"Senatore Organa" lo incitò Lond, indicando la sedia di fronte a Cov. Bail si mosse lentamente, scrutando le pareti prive di finestre, il soffitto paro e liscio e i droidi con i loro scheletri metallici. Nulla che gli suggerisse una soluzione.

Scostò la sedia e si accomodò. Il Separatista lo fissava con intensità, distorcendo la strana bocca in un ghigno canzonatorio. Avrebbe voluto colpirlo con un pugno dritto alla faccia, ma la situazione non sembrava delle più adatte.

"Bene, ospiti, siete entrambi qui per convincermi a prendere posizione nella cosiddetta Guerra dei Cloni. Dico forse il falso?"

Entrambi i Senatori scossero la testa, anche se in due modi diversi: la posizione sembrava piuttosto chiara a tutti.

"Sono un po' dispiaciuto per la Repubblica, che potrebbe pensare di non aver neanche fatto un'offerta che io potessi, eventualmente, rifiutare. In realtà, l'offerta è stata fatta nel momento stesso in cui siete giunti nel sistema".

Ovviamente Organa non poteva capire, ma sospettava che quel Re a lui praticamente sconosciuto non fosse un amante delle proposte formali, delle promesse e degli accordi scritti.

"Sarò più chiaro: siete arrivati nel sistema con una bella astronave, di dimensioni anche ragguardevoli, certo, ma in una maniera decisamente diplomatica e pacifica".

Bail si lasciò prendere dal paradosso espresso da quel traditore ed esclamò: "E questo era stato stabilito nell'accordo, infatti!"

Lond esplose in una fragorosa risata. "Gli accordi, mio caro Senatore, sono solo parole in successione. Quello che conta, sono i fatti: uomini, armi... droidi".

Organa strinse i denti, rendendosi conto di essersi alzato in piedi. Tornò subito seduto e si preparò a sentire il resto di quell'assurdo discorso.

"Il Senatore Cov è giunto qui offrendo subito qualcosa di concreto: un battaglione di droidi da guerra e perfino un carro armato. Come rifiutare l'offerta?"

"Già, come..." sibilò Bail tra i denti; il Quarren finse uno sguardo pietoso che tornò poco dopo a completare il suo ghigno.

"È questo che manca alla Repubblica, Organa: armi. E mi dispiace per la vostra inutile venuta fin qui, ma ormai serviranno a ben poco le vostre parole".

Il repubblicano non volle replicare; al suo posto parlò Cov: "Secondo me sarebbe meglio che il Senatore esponga ciò che la Repubblica potrebbe fare per Arcord".

Lond sembrò per un attimo contrariato, ma passato qualche secondo dette ragione al Quarren: "Parlate, dunque".

Sconfiggendo la repulsione per i due individui spregevoli che gli bloccava le promesse e gli ideali in gola, iniziò a parlare: "Allearsi con la Repubblica non vuol dire semplicemente ricevere un qualche supporto militare che anche una banda di mercenari potrebbe offrire, o avere la certezza di vincere ogni contrattazione, cosa che i Separatisti assicurano grazie all'inganno".

"Mi colpite al cuore, Senatore Organa!" esclamò platealmente Cov.

Bail lo ignorò e proseguì il suo discorso: "Entrare nella Repubblica vuol dire poter decidere faccende che riguardano tutta la galassia, entrare nelle maggiori rotte commerciali, essere protetti dai soprusi di altre potenze e pianeti, è molto altro".

Fece per continuare ma il Re batté un pugno sul tavolo. "Tutte cose che la Confederazione può assicurarmi".

"Forse potrebbe essere così, ma c'è una cosa che i Separatisti non vi assicureranno mai".

"E cosa sarebbe?"

"La lealtà". Dei colpi di blaster esplosero nella stanza.

STAR WARS: L'arma del tradimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora