'Come può il vuoto essere così pesante?'
Ormai erano passati mesi da quando Danilo sparì, avevo dimenticato quasi ogni tratto di lui, quasi ogni suo lineamento. Pensavo a lui solo quando la solitudine si faceva sentire, la notte, quando ero nel letto e pensavo a quanto fosse vuota la mia vita. Avevo amici, una famiglia più o meno normale, eppure c'era qualcosa che non andava. Conobbi un ragazzo, si chiamava Mario, lui era il classico ragazzo con due personalità. Dolce nella prima fase e stronzo subito dopo avergliela data. Cambiava ragazze con la stessa modalità e facilità con cui si cambiava le mutande. Eppure qualcosa di lui mi attirava, non ne ero innamorata, ma qualcosa più forte di me mi legava a lui, come un filo invisibile incapace di rompersi. Io fui una delle sue innumerevoli vittime e lui era il serial killer perfetto. Uno di quelli che non si preoccupava di uccidere, lacerare, distruggere il cuore delle persone, eppure ne restava impunito. Era così maledettamente bello e stronzo. Ma cosa ci attira di questi fottuti ragazzi? Io credevo di averlo capito, infondo si diventa stronzi dopo aver sofferto, dopo aver accusato così tanti colpi da non volerne più. Mi ricordo di non averlo mai visto triste, mai visto piangere. Era uno di quei ragazzi che le emozioni se le teneva dentro, si lasciava lacere l'anima e si sfogava procurando male agli altri. Eppure non ne potevo fare a meno, era come una dose di eroina conficcata nel braccio in un cesso pubblico. Provi per curiosità e poi non riesci più a farne a meno, pensi di poter smettere quando vuoi e poi ti trovano morto sul pavimento di un cesso per una dose di troppo. Lui era la mia overdose. Mi uccideva ogni cazzuttissima volta, ma poi mi rianimava, mi salvava.
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