Capitolo 6

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Anche quella notte Emily sognò James: si trovavano in un luogo meraviglioso, mai visto. Ricordava la spiaggia, con una sabbia finissima. Era un'isola deserta, solo per loro due. C'era una cascata che terminava in un laghetto. Sembrava scavato nella sabbia, e la sua acqua così dolce andava ad unirsi a quella del mare. Dietro le loro spalle, una parete di roccia rivestita da foglie verdi.
Si erano immersi insieme sotto quel getto ed erano rimasti lì per parecchio tempo. All'improvviso qualcosa attirò la loro attenzione: un letto, molto simile al loro, ma costruito con la sabbia. Vi si avvicinarono insieme, camminando pian piano. Lo sfiorarono delicatamente con le dita, per paura di farlo crollare come un castello di carte. Eppure era solido e, seppur con qualche timore, vi si sdraiarono sopra. Intrecciarono le loro dita e si rilassarono, godendosi il sole caldo. Il tempo sembrava scorrere lentamente, ma James la riportò dolcemente alla realtà.
- Amore mio, tra poco suona la sveglia. Devi andare. Ci vediamo presto.
- Va bene, ti verrò a trovare oggi pomeriggio. Come faccio a svegliarmi?
- Chiudi semplicemente gli occhi e ti ritroverai nella nostra stanza.
Chiuse gli occhi e, dopo qualche istante, li riaprì; la prima cosa che vide fu lo specchio che si trovava di fronte al letto. Sorrise tra sé al ricordo di un episodio curioso che era successo qualche anno prima il giorno di San Valentino: aveva trovato una scritta fatta con le lettere di gel. Aveva scritto "I love you", e quel gesto l'aveva commossa.
Distolse lo sguardo e spense la sveglia che aveva iniziato a suonare. Fecero colazione tutti insieme e, con Veronica, si preparò per affrontare una nuova settimana di lavoro.
Quella giornata sembrò passare più lentamente del solito, ed anche la sua concentrazione non era quella solita. Nessuno, a parte Stefano, sapeva quello che era successo, né cosa stava passando in quel momento. Erano tutti incuriositi dalla presenza di Veronica, ed attribuivano i suoi momenti di distrazione semplicemente alla gravidanza. Più di una persona aveva anche notato il cambiamento dello sguardo del collega, e qualcuno aveva ipotizzato una relazione clandestina.
Alla fine della giornata di lavoro uscirono tutti insieme ma, invece di aggregarsi agli altri per l'incontro settimanale, si diresse verso la sua macchina. Davide, il suo collega che aveva ipotizzato il fatto, le chiese per quale motivo stesse andando via. La donna non rispose, e continuò a camminare. Teneva la testa bassa, per non farsi vedere, ma Veronica sapeva che stava piangendo.
- Non faresti meglio a dirglielo?
- A che scopo? In ogni caso continuerà a pensare a quello... poi magari crede che è stato lui a far investire James.
- E tu? Cosa ne pensi?
- Sono assolutamente certa che non è stato lui. So che è innamorato di me, perché una volta me lo ha detto. Ma so anche che mi vuole bene, ci tiene a me. Penso che sia evidente l'amore per mio marito, e so che per lui la cosa essenziale è che sia felice. Per questo ti posso dire con certezza che non ha fatto e non farà mai niente.
Il collega la raggiunse e la fermò. Lei non si voltò subito, visto che stava cercando di nascondere il suo pianto. Fece un lungo sospiro e si girò.
- La gravidanza ti fa perdere la memoria? Lo sai che il lunedì ci troviamo per la nostra riunione. Fammi indovinare, devi andare a casa perché il tuo maritino torna dal lavoro e si arrabbia perché non trova la cena pronta? Oppure ti devi vedere di nascosto con Stefano?
- Lasciami in pace, devo andare via.
- Ma come siamo irritabili stasera.
- Mi scusi, con tutto il rispetto, non è affar suo per quale motivo non viene.
- E lei chi è? Sono un po' di giorni che la vedo. Adesso una semplice programmatrice ha bisogno di una guardia del corpo? Scusi se glielo dico, ma non credo che sia in grado di difenderla: è troppo esile!
- Lei parla italiano, vero?
- Certo. Secondo lei sto parlando in tedesco?
- No. Mi piacerebbe però capire quale parte della frase "non è affar suo" le risulta poco chiara.
- Nessuna. Capisco perfettamente. La mia era semplice curiosità. Allora, Emily, vieni con noi?
- No. Per favore, vattene. Non lo capisci che sto male? In certi momenti sei una persona veramente insensibile. Parli senza sapere niente, diffondi voci che non sono vere, come la mia presunta relazione con Stefano. Veramente, a volte mi chiedo per quale motivo il tuo cervello non è connesso alla tua bocca.
- Mi bastava semplicemente una risposta. Non conoscevo questo lato del tuo carattere, e se te lo devo dire in tutta sincerità non mi entusiasma.
- Va bene, forse sono stata un po' dura, ma non hai la minima idea di quello che sto passando. Hanno cercato di uccidere mio marito, che in questo momento è in coma all'ospedale. Qualcuno ha messo delle microspie in casa mia, e lei è una poliziotta. Il mio unico pensiero, in questo momento, è di andare a trovare James, stare con lui, fargli sentire la mia presenza. Ti sembrerà stupido, lo so, ma io sono convinta che lui mi senta. In ogni caso non sarei d'aiuto o di compagnia. Quindi preferisco andare via.
Calde lacrime avevano ricominciato a scorrere, incapaci di trattenersi. In quel gesto, Davide comprese l'effettiva disperazione della donna ed abbassò lo sguardo, vergognandosi per la prima volta di quello che aveva fatto. L'abbracciò con calore e comprensione e cercò le parole per scusarsi.
- Ascolta, so che mi troverai un po' imbranato, ma non mi è mai successa una cosa del genere. Volevo chiederti scusa... so di non avere una motivazione per quello che ho detto, e mi rendo conto che può essere letta come una cattiveria. Era solo un gioco, ma non avevo nessuna intenzione di farti soffrire. Mi dispiace per tuo marito, spero che si svegli presto. Possiamo anche fare a meno di te durante la riunione.
Le strizzò l'occhio e le fece un sorriso che non era mai apparso sul suo volto. Le altre volte vi aveva letto molto cinismo, ma in quel momento era vero. Ricambiò il sorriso e, solo allora, notò tutti gli altri colleghi in sua attesa. Scosse la testa ed iniziò a ridere. Vide lo sguardo accigliato di Davide e, con un gesto della testa, lo invitò a guardarsi alle spalle. Le sfiorò la guancia con un gesto tenero e, in quell'istante, si accorse della sua bellezza. Capì per quale motivo Stefano si era innamorato di lei e, allo stesso tempo, perché si era arreso. Insieme avevano deciso di non dire niente a nessuno e, nonostante non potesse essere certa che avrebbe mantenuto la parola, decise di concedergli un po' di fiducia.
Quella sera, nella camera, Emily non riuscì a scrivere. Era entrata intenzionata a raccontargli le ultime novità ma rimase con la penna a mezz'aria. Sembrò estraniarsi dal mondo, e si sentì quasi rapita da una strana forza. Il mondo non esisteva più, né la stanza, né il marito. Rivide come in un film tutta la sua vita fino a quel momento e, una voce lontana, la incoraggiava dandole speranza.
Il carabiniere che stava di guardia e che di tanto in tanto osservava di nascosto la donna, aveva fatto chiamare Nelly: era spaventato dal suo sguardo perso. L'infermiera, prima di entrare, decise di aspettare qualche minuto. Quando stava per intervenire, la vide ritornare in sé. Incrociarono subito lo sguardo, pieno di stupore per entrambe.
- Cosa ti è successo?
- Non lo so. Stavo per iniziare a scrivere, quando tutto è scomparso intorno a me. Ho rivisto la mia vita come in un film; mi ha fatto un effetto stranissimo che non ti saprei spiegare.
- Ti è già successo altre volte?
- No, non credo. Penso che me lo ricorderei. Secondo te cosa mi è successo?
- Beh, non avendo mai visto una cosa del genere non sono in grado di risponderti. Secondo me la cosa migliore è aspettare: se ti succede un'altra volta, però, ti conviene fare una visita neurologica. Ti consiglio di andare a casa: forse è lo stress. In ogni caso ricordati di una cosa: anche se un giorno non dovessi sentirti di venire, non ti preoccupare; non lo considererà come un tradimento né come una mancanza di attenzione da parte tua. Se non ti dovessi vedere e se ci fosse qualche novità ti chiamerei immediatamente. Va bene?
- D'accordo, il concetto è chiaro. Alla prossima. Ah, grazie.
Si salutarono con un sorriso che sollevò entrambe. Durante il tragitto per ritornare a casa Emily raccontò a Veronica quello che era successo. Lei si limitò ad ascoltarla, non sapendo cosa dirle, visto che non le era mai capitata una cosa del genere.
Attraversarono la soglia, e subito notarono l'espressione soddisfatta del capitano e del collega.
- Signore mie, è ufficiale: è stato Moretti a sottrarre l'agenda.
- Ne è sicuro?
- Sì, sono assolutamente certo. L'unico problema, adesso, è trovarla.
- Perdoni la domanda, come ha fatto a scoprirlo?
- Semplice, ho installato un sistema di rilevamento delle impronte; visto che ho avuto un problema simile dove lavoravo prima, mi sono premunito. In pratica, ogni vola che qualcuno apre la porta e quando viene chiusa, vengono registrate le impronte. In questo modo posso sapere chi e a che ora ha accesso alla stanza. Certo, non è sufficiente per procedere, ma è un punto d'inizio: in questo modo le indagini sono concentrate su un unico soggetto.
- Complimenti! Avrei dovuto pensarci io. In questo momento avremmo potuto sapere chi è entrato in casa. Ora, se mi volete scusare, vorrei andare nel laboratorio: ho quasi finito il nuovo allarme.
- Avrei una domanda da farle che, più che altro, è una curiosità: in che modo aprirà e chiuderà la porta?
- Con l'allarme.
- Mi scusi, credo di non capire. Come può un allarme chiudere ed aprire una porta?
- Non le anticipo niente, ma si fidi di me. In ogni caso la chiave si può usare. Se non vi dispiace, io andrei. A proposito, tra un po' avrò bisogno di un aiuto per installare i dispositivi. Qualcuno può darmi una mano?
- Certo! Volentieri.
La risposta arrivò all'unisono dai due uomini in casa. Sorrisero e si ritirarono in due ambienti diversi: Emily aprì la porta del laboratorio e, dopo essere entrata, se la richiuse alle spalle; i tre carabinieri iniziarono a proporre idee per smascherare il collega.
Dopo alcune ore di lavoro, la donna uscì dal laboratorio portando con sé i due apparecchi ed i disegni che aveva fatto. Riuscirono ad installarli facilmente e, dopo averne verificato il corretto funzionamento, si dedicarono alla preparazione della cena.
Il capitano Ryan decise di chiedere consiglio ad Emily per ritrovare l'agenda.
- Considerate le sue ottime intuizioni, vorrei chiederle una cosa: secondo lei, l'appuntato Moretti ha nascosto in casa l'agenda?
- E' molto probabile, ma non ci conterei troppo. Perché me lo chiede?
- Avevo intenzione di far perquisire la casa quando lui è al lavoro.
- In che modo?
- Per esempio facendo entrare qualcuno in casa sua. Perché mi guarda in quel modo?
- Beh, pur avendo la certezza che sia stato lui, non credo che sia legale. In ogni caso se fossi al suo posto metterei una videocamera collegata al cellulare in modo che, ad ogni movimento sospetto, mi arrivi un'immagine di quello che sta succedendo in casa. Non credo che sarebbe contento di vedere un suo collega entrare come un ladro...
- Giusta osservazione. Cosa proporrebbe?
- In questo momento non ne ho idea. Magari la notte porta consiglio. Se non vi dispiace, io andrei a letto. Buona notte.
- Certo, vado anche io. Buona notte.
Quando il capitano Ryan uscì, Emily chiuse la porta utilizzando l'allarme. Ognuno si ritirò nella sua stanza e tutti si prepararono per la notte.
Daniele, in cuor suo, ringraziò la donna per l'idea a dir poco geniale che aveva avuto. Alzò al massimo il volume della videocamera in modo da potersi anche appisolare di tanto in tanto.

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