Capitolo 23

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Quella sera mi misi sotto le calde coperte a rimuginare su Tristan. Continuavo a ripetermi che la sua reazione era stata davvero esagerata e mi faceva pensare a se sarebbe o meno capitato ancora un episodio del genere.
Perché aveva reagito in quel modo? Certo, io ero sua e volevo esserlo, ma il modo in cui aveva pronunciato quelle parole mi incuteva timore. Dovevo smettere di pensarci, magari era solo stata colpa dell'impulso nervoso che l'aveva preso nel momento. Sicuramente non sarebbe mai più accaduta una cosa simile.
Più mi crogiolavo nell'inquietudine che provavo e più rimanevo affascinata dalla figura di Tristan: il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi grigi, glaciali e penetranti, misterioso, impulsivo, ma che nonostante ciò doveva davvero tenere tanto a me visto e considerato il suo comportamento protettivo da Adam nei miei confronti. E pensare che una volta era Adam a volermi proteggere.
Ma ormai con quest'ultimo avevo perso ogni speranza di riallacciare qualunque tipo di rapporto, sia per il bacio che per via del fatto che ero stata sostituita brutalmente con quella brunette di Ylenia con la Y, alla strenua di una ruota di scorta.
E poi Tristan mi aveva detto di cercare di stargli lontano in qualsiasi modo, ed ero sicura che volessi provarci con tutta me stessa. Non lo sopportavo più e in ogni caso non sarebbe mai stato capace di competere con Tristan: quest'ultimo infatti avrebbe fatto qualsiasi cosa per me, per vedermi felice, Adam invece mi aveva rimpiazzata da un giorno all'altro senza curarsi di me e di come ci sarei potuta rimanere, di quale sarebbe stata la mia reazione.
Aspetta, dimenticavo che a rifiutarlo ero stata proprio io. Dimenticavo che allo stesso modo lui si era sentito come mi stavo sentendo io in quel momento, rimpiazzato da Tristan.
Era però stata colpa sua se ora io e lui non eravamo più nulla, era stato lui a provocare tutto. Ripensavo al bacio, dovevo smettere di farlo.
Ripensavo alle sue labbra che sfioravano le mie, al vento fresco che mi pizzicava la pelle, al modo in cui mi aveva guardata subito dopo. No, erano ricordi che non contavano più nulla per me!
Ripensavo a come l'avevo trattato, al tono aspro e ruvido che avevo usato, senza curarmi dei suoi sentimenti. Io stavo pensando solo ai miei, stavo pensando solo a ciò che volevo io senza curarmi minimamente di utilizzare un briciolo di tatto nelle parole che gli stavo vomitando contro.
Forse ero davvero un'egoista, ma non lo volevo ammettere a me stessa. Mi ero sempre vista come una persona giusta nei comportamenti verso gli altri, evidentemente mi sbagliavo.
Più ribadivo a me stessa di non pensarci, più i pensieri rifluivano da soli, come un corso d'acqua che si tramuta in una cascata e scivola giù per le pendenze rocciose.
Una cascata di ricordi che stava diventando sempre più grande, sempre più incontrollabile, e che mi stava travolgendo. Stavo annegando.
Non riuscivo a mettermi il cuore in pace, ero seccata dal suo comportamento, e ciò significava quindi che di lui mi importava.
Forse stava facendo il cascamorto con Ylenia per vendicarsi, mi stava rivoltando contro gli stessi stati d'animo che gli avevo provocato; l'unica differenza era che se io a lui avevo detto in faccia come stavano realmente le cose, egli invece si era rinchiuso in un silenzio angosciante verso i miei confronti, non mi parlava ma mi sbatteva i fatti dritti davanti agli occhi così l'unica possibilità che avevo non era replicare, non era reagire e rispondergli, bensì assistere inerme alla scena.

Fissai il soffitto in silenzio, poi guardai l'ora. Erano le 23.39 e... Cavolo, la chiamata con Aurora!
Me ne ero completamente dimenticata, le avevo promesso che le avrei raccontato tutto.
Presi il telefono e selezionai il suo nome in rubrica, sperando che fosse ancora sveglia.
Non rispose al primo tentativo, così provai a chiamarla una seconda volta.

<< Pronto? >>
Tirai un sospiro di sollievo.
<< Ciao Aurora, meno male che sei ancora sveglia! >>
<< Ciao, Alice. Scommetto che ti stavi dimenticando di telefonarmi. >>
La sentii ridere aldilà della cornetta.
<< Ehm. Non ti si può nascondere nulla. >> risi pure io. << Scusami davvero tanto per l'ora. Ti sto disturbando? >>
<< Uhm, no, sta tranquilla. Stavo facendo la doccia. >>
<< La doccia? Scusami, non volevo interromperti! Ti richiamo dopo se vuoi! >>
<< Nah, figurati. Dovevi raccontarmi qualcosa tu. >>
Mi affacciai alla finestra e volsi lo sguardo aldilà della strada. Notai che di fronte alla finestra davanti camera mia vi era una luce accesa. Dentro s'intravedeva una ragazza con un asciugamano bianco legato all'altezza dei seni e un altro attorcigliato in testa che formava un alto copricapo. Scoppiai a ridere al telefono.
<< Sei proprio bella, Aurora! domani ti voglio a scuola vestita così. >>
<< Hey, non deridermi, miscredente! >>
<< Come faccio? Sembra che in testa tu abbia la guarnizione di un cupcake, oppure una spuma di panna montata. >>
Mi fece la linguaccia da dietro il vetro, le risposi con lo stesso gesto.
Per fortuna che tra tutti i problemi e i pensieri che mi stavano assalendo c'era lei che mi tirava su il morale, che mi alleggeriva le giornate. Ero davvero fortunata ad avere un'amica come Aurora.

<< Tornando al discorso di prima... Cara Alice, mi devi raccontare cos'è successo oggi quando me ne sono andata via! >>
<< Uhm, nulla. Sabato sera vado a cena con Tristan. >>
<< E non mi dici nulla? >>
<< Era perché non ero ancora certa se andarci o meno. Ma ormai gli ho detto di si. >>
<< Sembra quasi che non te ne importi molto di andarci o meno. Gioisci, una cosa del genere non capita ogni giorno! Specialmente da parte di un bel ragazzo come Tristan! >>
Non era che non mi importasse, era solo che non ero ancora pienamente convinta di andare a cena con lui. Era un passo importante ed ero... Felice, credo, di essere stata invitata, ma in ogni caso il suo comportamento mi aveva lasciata senza parole. Volevo vederlo ma ero inspiegabilmente tesa, come preoccupata che qualcosa di brutto sarebbe successo da un momento all'altro.
Decisi di omettere questi dettagli ad Aurora, preferii tenerli per me assieme alle dure parole di Tristan. Parole che fluttuavano senza sosta nella mia testa: "figlio di puttana!", "se lo vedo ancora giuro che gli spacco il muso!".

<< Alice? Ci sei ancora? >>
Ero rimasta zitta, immersa nei miei pensieri, mi stavo dimenticando che ero ancora al telefono con Aurora.
<< Uhm? Ah sì, scusami. Stavo pensando. >>
<< Stavi pensando a Tristan, sbaglio? >> mi chiese con un tono malizioso.
Effettivamente sì, ci stavo pensando, ma non come lo intendeva lei. Ero preoccupata.
<< Si, certo. >>
<< Allora domani dopo scuola ti aspetto nel cortile. Io e te dobbiamo andare a fare un po' di shopping a Times Square. >>
<< Shopping? >>
<< Hai detto che Tristan ti ha invitata a cena, no? Avrai bisogno di un vestito adatto. >>
<< Non hai tutti i torti. Mi affido a te allora. >>
<< Fidati di me, sarai una favola! Ora se non ti dispiace però vorrei finire di lavarmi. >>
<< Oh, certo, l'avevo dimenticato! Buona doccia e buonanotte, ci vediamo domani! >>
<< Buonanotte Alice! >>

Mi infilai nuovamente sotto le calde coperte, chiusi gli occhi.
Non riuscivo a dormire, troppi pensieri, troppe preoccupazioni, troppi viaggi mentali.
Alla fine tuttavia mi lasciai andare e scivolai nel sonno più profondo.

Teal and Orange (sospeso) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora