La mattina seguente furono svegliati dal canto di alcuni passerotti che si erano appoggiati sulla finestra.
Emily si strofinò gli occhi, sbadigliò e si stiracchiò per bene. Quando si sentì pronta, si alzò. Guardò l'agenda e si ricordò che, quel pomeriggio, aveva un appuntamento per fare l'ecografia. Era emozionata: avrebbe visto la sua bambina in 3D. Non sapeva cosa immaginare, visto che era la prima volta che le capitava una cosa del genere. Allo stesso tempo era triste: avrebbe voluto condividere questa esperienza con il marito, anche se non era possibile. Sapeva anche che avrebbe dovuto iniziare a frequentare un corso pre-parto lì all'ospedale, che sarebbe stato nel pomeriggio, dopo il lavoro. Veronica sarebbe andata insieme a lei; iniziò a pensare ad un modo per andare a trovare il marito: in fondo, non sarebbe potuta andare solo una o due volte alla settimana.
Fecero colazione, e tornarono alla vita di tutti i giorni; una volta finito il lavoro, si diressero insieme verso l'ospedale. Andarono direttamente al reparto ed aspettarono il turno. Diversi sentimenti turbavano il cuore della donna: da un lato la gioia di vedere la sua bimba, dall'altra la tristezza di non essere con il marito, pur essendo nello stesso stabile. Sarebbe andata in ogni caso a salutarlo, una volta finita la visita. Quando giunse il suo turno, entrò avanzando con passi lenti. Si distese sul lettino, e fissò lo sguardo sullo schermo. Dopo qualche istante iniziarono ad apparire le immagini: eccola, la loro erede, la loro ragione di vita. Avrebbe voluto allungare la mano e sfiorarle il viso per accarezzarla. Quasi avesse intuito il suo pensiero, la bimba sembrò sorridere; si mosse, agitandosi dentro di lei. Dopo qualche istante sbadigliò e riprese a muoversi. Quel gesto così umano riempì Emily di commozione; senza saperlo, le lacrime avevano iniziato a scorrere. Dopo qualche minuto le fecero un'ecografia bidimensionale per osservare il corretto sviluppo del feto. Sentirono il cuoricino che batteva: era sana, forte e cresceva bene. Alla fine della visita le consegnarono il piano per il corso, che avrebbe effettuato nella palestra in ospedale. Salutò il dottore, che le diede appuntamento per il 23 ottobre: in quella data, infatti, sarebbe dovuta nascere la piccola. Sarebbe stato il loro primo Natale in tre. Già, ma sarebbero stati tutti insieme? Con questo pensiero nella mente si diresse verso la stanza di James. Gli diede un bacio sulla guancia e, senza prendere carta e penna, gli parlò:
- Amore mio, sono appena stata a fare l'ecografia ed ho visto la nostra bimba. E' bellissima e, nel vederla, mi sono emozionata. Mi hanno dato anche le ecografie che ho fatto; te le farò vedere appena ti svegli. Da domani inizierò il corso qui e, con me, ci sarà Veronica. In questo momento non so cosa farei se non ci fosse lei. Verrò a trovarti quando avrò finito; cercherò di stare più a lungo con te il sabato e la domenica.
Sai, ci sono alcune novità riguardo la tua agenda: la persona che l'aveva repertata l'ha "ritrovata". Già, ma non credo che questa sia la parola corretta: abbiamo scoperto che era stato proprio lui a sottrarla dal magazzino dove era stato repertato tutto. Tra l'altro stanotte ho fatto un sogno strano: mi è sembrato di essere sul luogo dell'incidente. Una forza quasi soprannaturale mi ha in qualche modo inchiodato lì vicino, credo per farm vedere quello che è realmente successo. La cosa strana è che, proprio mentre ti investivano, le immagini hanno iniziato a rallentare. In quel modo sono riuscita a vedere la persona che si trovava alla guida della macchina e a prendere il numero di targa. Mi sono alzata nel cuore della notte, sotto lo sguardo quasi sconvolto di Veronica che ha creduto che fossi sonnambula. Invece ho acceso il computer ed ho usato la tavoletta grafica per fare l'identikit della persona che ti aveva investito. Questo pomeriggio, poi, insieme al capitano Ryan, siamo riusciti a capire chi era la persona nella macchina.
A proposito della tua agenda, oggi quando me l'ha riportata ho iniziato a sfogliarla. Non so ancora il perché ma c'è qualcosa che non mi quadra. Cercherò di capire di cosa si tratta.
Scusami, ma ora devo andare. Buona notte amore.
Tornarono insieme a casa; durante il tragitto Emily sfogliò distrattamente la sua agenda. All'improvviso qualcosa colpì la sua attenzione: il marito le aveva scritto una frase sul giorno del suo compleanno. All'inizio rimase sorpresa per la tenerezza che aveva ritrovato in quelle parole. Dopo qualche minuto, però, capì che cosa aveva fatto scattare nella donna un campanello di allarme riguardo all'agenda del marito: non erano solo gli spazi vuoti, che le sembravano eccessivi, ma aveva capito che quella non era la sua scrittura.
- Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?
- Come dici?
- Adesso ho capito tutto: quella non è l'agenda di James.
- Cosa? Ne sei sicura?
- Sì, sono assolutamente certa. Non è la sua scrittura. Era questo che non mi tornava. Appena arriviamo a casa ti faccio vedere in base a cosa posso affermare quanto ti ho detto con certezza. Sospirò, e lesse più e più volte quella frase. Sorrise tra sé e chiuse gli occhi. Veronica, notando la sua espressione rapita, si sporse un poco per vedere quello che c'era scritto. Si commosse nel leggerla e, senza accorgersene, si trovò a leggerla a voce alta.
- Amore mio, oggi diventi più grande. Più passa il tempo, più ti amo. Sei come un vento che soffia dentro di me, dandomi vita e speranza; è il respiro del nostro amore, che accende il fuoco che arde in noi. Sii sempre il mio sole, la mia luna, le mie stelle.
Asciugò una lacrima che era scesa e la guardò, piena di compassione. Si ripromise, una volta terminato il suo compito accanto a lei, di passare più tempo con il marito e con i figli. Già, era davvero da tanto che non li vedeva. Ormai si erano abituati all'idea che la loro mamma si assentasse per diverso tempo, ma ogni volta che andava via era sempre una sofferenza, soprattutto per Martina, la figlia minore.
Al loro arrivo a casa trovarono il capitano; aveva un'espressione indecifrabile sul viso, tra il soddisfatto e lo sconvolto. Quando vide le due donne capì che entrambe avevano bisogno di parlargli.
- Bene, considerato il fatto che qui, ognuno, ha qualcosa da dire, se non avete niente in contrario inizierei io.
- Per noi può andare bene.
- Perfetto. So che immaginate già che si tratta dei testimoni. Ebbene, è così. Stamattina sono tornato sul luogo dell'incidente, alla stessa ora. Come aveva giustamente ipotizzato la signora, sono passate tutte le persone che aveva indicato. Ne ho avvicinata una, e gli ho chiesto informazioni su quello che era successo. Ha detto cose diverse da quelle che c'erano sulla deposizione e, quando gliela ho mostrata, ha subito notato che la firma non era la sua. Ho deciso di andare anche dalle altre persone e, seppure senza sorpresa, ho sentito ripetere la stessa frase. Resta solo da capire chi sta coprendo: nessuno ha pensato di prendere il numero della targa o di vedere chi era alla guida dell'auto.
- Beh, in ogni caso, se andava veloce era impossibile vederla.
- Ottima osservazione. Chi delle due vuole parlare?
- Preferisco lasciar parlare Emily: ho bisogno di lei in privato.
- Benissimo. Le è venuto in mente qualcosa riguardo all'agenda, non è vero?
- Esatto. Ieri c'era qualcosa che non mi tornava: per prima cosa c'erano troppi spazi bianchi. Fino ad aprile era impegnato ogni giorno, poi ci sono stati buchi improvvisi.
- Cosa non la convinceva?
- Il fatto che, comunque, lui tornasse sempre la sera tardi, anche quando sull'agenda non c'era scritto niente.
- Ne è sicura?
- No, sono assolutamente certa. Ma c'è di più: quella non è la scrittura di mio marito. L'ho notato oggi, leggendo una frase che aveva scritto sulla mia agenda. Sono quasi sicura che, confrontando le firme sulle deposizioni ed i nomi scritti, si possa capire se è stata la stessa mano.
- Sì, suppongo che sia possibile. Complimenti, ottimo spirito di osservazione. In ogni caso, anche se fosse vero, preferisco non parlargliene in questo momento: spero sempre che sia lui a portarci direttamente da quell'uomo.
Confrontarono tutto e concordarono sul fatto che fosse stata la stessa mano a fare le firme e a scrivere sull'agenda. Il capitano diede disposizione di far pedinare l'appuntato, e chiese di essere informato su tutti i suoi movimenti.
Rivolse il suo sguardo a Veronica, che sembrava particolarmente triste, e la prese in disparte.
- Cosa succede? Non stai bene?
- No, sto benissimo. Sento solo la mancanza della mia famiglia. Avrei voglia di rivedere i miei figli e di stare insieme a mio marito. So che questi episodi non capitano spesso, ma è una sofferenza stare lontano da loro.
- Ti capisco. Ho un'idea: perché non vai a casa questa sera? Lascerò solo Daniele di guardia.
- Dice davvero? Per me sarebbe bellissimo. Mi farò trovare qui davanti domani mattina. Grazie.
Si abbracciarono, e la donna si sciolse in un pianto inarrestabile. Dopo qualche minuto tornò a respirare normalmente e si preparò per tornare a casa. Salutò il collega ed abbracciò teneramente Emily, dandole appuntamento per la mattina successiva. Il sorriso sincero della donna la fece andare via con il cuore in pace. Il capitano aprì la portiera della sua macchina e la fece salire. La sua immensa gioia traspirava da lei e, a mano a mano che si avvicinava a casa, era sempre più emozionata. Quando arrivarono scese dalla macchina e si diresse a passi lenti verso la porta. Suonò il campanello due volte, fece una pausa e suonò di nuovo: era il suo modo per far sapere che era lei. Sentì urla di gioia provenire dalla casa, e la piccola Martina aprì alla mamma. Quando vide che era veramente lei, sorrise spostando il ciuccio da una parte all'altra della bocca e le tese le braccia. Lei la prese, la sollevò in alto e la fece girare, facendola ridere di gusto. Poi la attirò a sé e la strinse, abbracciandola. Matteo, il figlio maggiore, si aggrappò a lei, contento. Pietro, il marito, si tenne un po' in disparte, lasciando lo spazio ai figli. Dopo qualche minuto la strinse a sé con dolcezza. Gli bastò uno sguardo per capire che non sarebbe rimasta a lungo ma, in quel momento, l'essenziale era che fosse lì. Giocò con la piccola e si informò sui compiti di scuola del maggiore. Prepararono insieme la cena, come non facevano da tempo e, seppure con fatica, misero a letto i bambini. Veronica puntò presto la sveglia, in modo da arrivare puntuale a casa di Emily. Spensero la luce e si sdraiarono nel letto. Si girarono su un fianco, guardandosi negli occhi; intrecciarono le dita e si avvicinarono, quasi a diventare un corpo unico.
Dormirono vicini, come non facevano da tempo. In quel momento le tornarono alla mente le parole di Emily e si rese conto che quei piccoli gesti erano fatti con amore e che non erano affatto scontati.
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Ritorno alla vita
General FictionSi può rischiare di perdere la propria vita vacendo seriamente il propio lavoro? Emily non lo avrebbe mai immaginato, eppure il suo caro marito, e futuro padre della loro prima figlia, rischia la vita per essere stato troppo preciso... Ce la farà a...