Il suono della sveglia li fece tornare alla realtà; con sua grande sorpresa trovò i suoi figli in cucina, pronti per fare colazione insieme. Sorrise teneramente alla scena, ed il suo cuore si riempì di gioia. Sapeva che, quello, le avrebbe dato la forza per affrontare la nuova giornata.
Uscirono di casa tutti insieme, dirigendosi ognuno in un luogo diverso. Non appena arrivò davanti alla casa, trovò Emily già pronta fuori dalla porta. Nessuna delle due parlò durante il tragitto verso il luogo di lavoro, ma si capiva che il suo stato d'animo era notevolmente migliorato; era molto solare, ed Emily si sentì quasi in colpa: alla fine era a causa sua che la donna non poteva stare con la sua famiglia. Quella mattina passò molto velocemente, e la giovane era impaziente: voleva andare a casa al più presto per potersi recare in ospedale e fare visita al marito prima di iniziare il corso. L'avrebbe certamente informato sulla novità riguardo le indagini. Durante tutta la giornata, aveva cercato di immaginare in che modo potesse essere coinvolto l'appuntato, ma non avrebbe mai potuto immaginare il vero motivo.
Tornarono velocemente a casa e prepararono insieme il pranzo. Daniele notò l'ottimo umore della collega e si rallegrò per lei. Dopo aver finito di mangiare si diressero verso l'ospedale. Quel pomeriggio avrebbe avuto a disposizione tre ore per poter stare insieme al marito, e questo la riempiva di gioia. Inoltre era l'ultimo giorno di lavoro per quella settimana, ed avrebbe avuto i due giorni successivi per riposarsi ed essere più libera. Pensò anche che, la successiva, sarebbe stata l'ultima settimana prima di iniziare il periodo della maternità.
Arrivati all'ospedale si diresse direttamente al reparto, salutò Luca ed entrò. Si fermò sulla soglia: la stanza, quel giorno, sembrava inondata da una strana luce, quasi azzurra. Eppure le lampade funzionavano bene e i suoi occhi non avevano problemi. Si sentì invadere da una calma e una pace mai provati prima. Nonostante questo, avanzò lentamente verso il letto. Aveva sentimenti contrastanti nel cuore, e non sapeva a quali dare ascolto: aveva paura di illudersi, temeva che il marito stesse per lasciarla. Qualcosa, dentro di lei, le diceva che si stava sbagliano e la invitava a non arrendersi. Con passi più decisi arrivò accanto al suo uomo. La situazione non era migliorata, ma era stabile; questo pensiero la tranquillizzò. Si strofinò gli occhi e li tenne chiusi per un po' di tempo. Quando li aprì di nuovo, la situazione non era cambiata. Si convinse quindi che quel colore particolare dipendesse dalla luce. Sorrise e prese un foglio.
"Amore mio, sono qui con te. Oggi pomeriggio inizierò il corso nella palestra dell'ospedale; con me ci sarà Veronica. Avrei voluto vivere questa esperienza con te, ma "qualcosa" te lo impedisce. Magari potresti venire per il nostro prossimo figlio; Sharon è un dono, me ne rendo conto, ma mi piacerebbe non lasciarla da sola.
Ieri pomeriggio ho fatto l'ecografia ed ho visto la nostra bimba. Che strana sensazione ho provato: vederla così, in tre dimensioni... avevo una grande voglia di allungare la mano e di accarezzarla, ma l'ho fatto solamente con la fantasia. Lei, però, lo ha capito, e mi è sembrato che stesse sorridendo. Non vedo l'ora di poterla stringere tra le braccia e coccolarla.
Sai, l'appuntato ha trovato un'agenda e l'ha spacciata come se fosse stata la tua. Invece non era quella vera; io me ne sono accorta subito, notando che c'erano troppi spazi bianchi. C'era anche altro che non mi convinceva, ed ho capito tutto ieri sera, mentre tornavamo a casa: stavo sfogliando la mia agenda, ed ho notato che sul giorno del mio compleanno avevi scritto una frase. Solo allora mi sono resa conto che la scrittura non era la tua. Abbiamo anche scoperto che aveva falsificato le deposizioni. Mi chiedo che cosa può spingere un uomo a fare un gesto del genere. So che in questo momento è stato messo sotto controllo, sperando che ci porti da chi ti ha investito.
A proposito, ti volevo dire che ieri Veronica è tornata a casa per la notte, ed io sono rimasta insieme a Daniele. Ci siamo ritrovati stamattina ed ho notato la sua espressione di gioia. Ti confesso che mi sono sentita in colpa: non è giusto che stia lontano dalla sua famiglia. Spero che arrestino in fretta i colpevoli, così potrà tornare a casa. Ad ogni modo sono convinta che mi verrebbe sempre a trovare. Per ora ti saluto. A presto, amore mio."
Richiuse il foglio e lo appoggiò sugli altri. Si girò verso il marito e lo baciò dolcemente. Poi prese la sua mano e l'appoggiò sul ventre, per fargli sentire anche la piccola. Decise di compiere quei due semplici gesti ogni giorno, in modo fa fargli sempre sentire la presenza di entrambe.
Sorrise ed uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Tornò all'ingresso e, insieme a Veronica, cercarono la palestra. La trovarono velocemente; alcune coppie si trovavano già davanti e le guardarono riservando loro uno sguardo incuriosito. Emily abbassò gli occhi, imbarazzata.
Pensò che, in fondo, era una cosa inusuale trovare due donne ad un corso di quel tipo. Dopo qualche minuto arrivò l'infermiera che fece accomodare tutti nella palestra. Aveva sistemato alcuni tappetini per terra ed ogni coppia si diresse verso uno di quelli. Il corso durò un'ora e, alla fine, uscirono tutti insieme dandosi appuntamento per il pomeriggio successivo. Molte coppie si conoscevano già, visto che avevano iniziato il mese precedente. Una donna si avvicinò ad Emily, mettendole una mano sulla spalla.
- Ciao, io mi chiamo Sabrina. Tu come ti chiami?
- Emily. Piacere di conoscerti.
- Il piacere è mio. Volevamo scusarci con te, per averti guardata in modo strano, prima. Sai, non siamo abituate a vedere due donne.
- Lo capisco, ma mio marito non può venire.
- So che non sono affari miei, ma dovrebbe venire, soprattutto se vuole assistere al parto.
- Non può venire. In ogni caso, anche se potesse, non credo che entrerebbe.
- Capisco. E' un uomo impegnato, vero?
- No. E' semplicemente in coma. Lo hanno investito perché è stato troppo preciso nel suo lavoro. La donna che è con me è un carabiniere e la stanza di mio marito è sorvegliata giorno e notte.
- Mi dispiace, non ne sapevo niente.
- Non ti preoccupare, non è un problema. Ci vediamo domani.
- D'accordo, a domani. Buona serata.
- Grazie, anche a te.
Si incamminarono insieme verso il parcheggio e, il volto della donna che aveva parlato, era diventato impassibile. In cuor suo si rammaricò di quello che aveva detto e degli strani pensieri che aveva avuto. Quando vide un uomo vicino alla macchina della nuova compagna di corso, si rese conto che la situazione era più seria del previsto. Il marito la guardò in modo strano, ma decise di non dire niente.
Una volta giunti a casa, Emily trovò sulla segreteria telefonica un messaggio di Silvia, la sua amica. Le proponeva di andare a fare acquisti il sabato mattina, ed aveva proposto di far partecipare all'uscita anche Veronica, che acconsentì volentieri. Si sentirono per accordarsi sull'orario, e si diedero appuntamento per l'indomani mattina.
Cenarono ed andarono subito a dormire. Quella notte, per la prima volta, Emily sognò la sua bambina. Si trovava a casa e la stava cullando. La portava in giro nelle varie stanze e le sorrideva. Si era appena addormentata e l'aveva appoggiata delicatamente nella culla. Si era poi voltata, dirigendosi verso l'ingresso, dove era appena entrato James. Si abbracciarono teneramente e rimasero in quel modo, stretti ed uniti. Un grande sorriso si dipinse sul suo volto e, quando si svegliò, trovò gli altri due inquilini che la stavano guardando. Corrugò la fronte, fingendo di non capire, ma il suo sguardo rivelava la verità. Si alzò e si diressero insieme in cucina, dove trovò la colazione già pronta. Si preparò poi per uscire con la sua amica; non sapeva cosa avesse in programma, ma lo scoprì molto presto: si stava dirigendo verso un negozio di bambini. A quel punto intuì la sua idea: fare acquisti per la piccola Sharon. Questa idea la emozionò parecchio, ed entrò entusiasta. Andarono immediatamente nella sezione dedicata ai neonati e, alla vista di quei vestiti così piccoli, le salirono le lacrime agli occhi. Ne prese uno e se lo mise sulla pancia. Che strano effetto le faceva. Sorrise tra sé, e quasi non si accorse della figura minacciosa che si stava avvicinando dietro di lei. Lo vide arrivare grazie al riflesso dello specchio e, con lo sguardo, cerò disperatamente Veronica. Aveva così paura da non riuscire a vedere niente. L'unica cosa che fu in grado di fare fu quella di urlare. Le sue grida attirarono subito l'amica e il carabiniere, e l'uomo fuggì ancor prima di poter essere preso. Emily raccontò quello che era successo e le due donne si rammaricarono di non essere state vicino a lei.
- Non vi preoccupate, in fondo non mi è successo niente. L'unico problema è che, adesso, non sappiamo da che parte è andato.
- E' colpa mia, scusami. Avrei dovuto tenerti d'occhio. Per caso hai visto la sua faccia?
- Sì, era lo stesso uomo dell'incidente. Sinceramente non pensavo che si sarebbe fatto vedere. Forse nessuno lo aveva avvertito che avevo una scorta.
- Magari lo sapeva, ma credeva che io, essendo una donna, non fossi in grado di proteggerti. Mi rincresce ammetterlo, ma temo che abbia ragione. Scusami.
- Non ti preoccupare, la cosa importante è che non è successo niente.
Chiamarono insieme il capitano Ryan, modificando leggermente la loro versione dei fatti. Dissero infatti che, alla vista della donna, l'uomo era scappato troppo in fretta per essere preso. Ne descrissero l'abbigliamento e, con l'aiuto delle persone presenti, cercarono di capire da che parte fosse arrivato e che direzione avesse preso quando era corso via. Nessuno, tuttavia, ricordava con precisione questi due elementi.
Non potevano neanche contare sulle telecamere a circuito chiuso, visto che era stato abbastanza furbo da rimanere fuori dall'inquadratura sia all'entrata che all'uscita. Si domandarono se quello fosse stato un caso o se sapeva perfettamente quello che faceva; la seconda alternativa sembrò a tutti quella più plausibile.
Ritornarono a casa e prepararono il pranzo. Silvia era mortificata: se avesse saputo che quell'uomo era ancora in giro, non avrebbe certamente proposto all'amica di uscire. Si chiese, e non fu la sola, per quale motivo l'avesse seguita. Emily, però, sembrava serena e, questo, la rassicurava non poco. Dopo aver pranzato si salutarono e si diedero appuntamento per la settimana successiva. La donna si preparò per andare a trovare il marito; nella mente, ancora il ricordo del sogno. Era sorridente, ed il capitano guardò i colleghi con uno sguardo incuriosito. Non ebbe però nessuna risposta in cambio, se non un altro grande sorriso anche da parte loro. Solo allora intuì che si poteva trattare di un bel sogno che riguardava il marito. Li informò che non c'erano novità riguardo al loro collega: evidentemente aveva capito di essere sorvegliato. L'episodio di quella mattina, però, sarebbe stato fondamentale per verificare il suo effettivo coinvolgimento. Promise loro di informarli riguardo qualsiasi novità sull'indagine ed uscì dalla casa.
Veronica ed Emily si diressero insieme verso l'ospedale in auto. Il carabiniere di guardia disse loro che una persona aveva cercato di armeggiare con la portiera della macchina e, quando era uscito fuori, l'uomo era scappato via, confondendosi con altre persone che stavano correndo. Le donne entrarono inquiete, nonostante fossero al sicuro. Cercarono durante il tragitto di pensare a cose piacevoli, anche se non fu facile.
Quando arrivarono all'ospedale, la donna andò direttamente dal marito. Luca notò la sua espressione turbata, ma non disse niente. Si limitò a salutarla con un cenno della mano, e la osservò mentre entrava nella stanza e si richiudeva la porta alle spalle. Quando entrò dentro la camera, prese una sedia, che accostò al letto del marito. Era senza parole per gli avvenimenti della giornata e cercò di respirare lentamente per calmarsi. Prese un foglio ed iniziò a scrivere.
"Ciao, amore mio. Oggi è una strana giornata: è iniziata bene (anzi, benissimo) ma sta proseguendo in modo disastroso. In questo momento vorrei vivere solamente in un sogno, possibilmente con te. Eppure non è possibile. La realtà è decisamente un'altra e, se devo dirti la verità, in questo momento non mi entusiasma particolarmente.
Adesso vorrei solo raccontarti del sogno, e lasciare a dopo la realtà ma, forse, raccontandoti anche quella, mi sentirò più tranquilla. Sicuramente lo saprai, ma te lo dico lo stesso, perché mi dà gioia ricordarlo. Eravamo in casa nostra anche se, all'inizio, tu non c'eri. Io stavo cullando la nostra piccola; era bellissima! Dopo averla messa nella culla, sei arrivato tu, e ci siamo abbracciati. Ricordo ancora la sensazione che ho provato, come quando mi hai stretta a te la prima volta: avevo le farfalle nello stomaco. Mi sembravi così vero, ma soprattutto vivo. Lo sai, io continuo a sperare che tu possa svegliarti presto, ma ho sempre paura che questo non succeda. Ogni volta che ti sogno, mi domando se non sia la mia mente a farmi vedere quello che io desidero.
Come ti dicevo, la mattinata è partita bene, ma poi è finita male. Ora ti spiego meglio: ieri sera Silvia mi ha chiamata, e mi ha proposto di uscire insieme a Veronica. Stamattina siamo andate in un negozio di abbigliamento per bambini, ed ho visto alcuni vestitini per Sharon (che, in ogni caso, non ho comprato). Li ho messi sopra la pancia, come per misurarli, ed ero da sola davanti allo specchio. Le mie due compagne erano lì vicino, attratte da quei vestiti piccolissimi. Ad un certo punto ho visto un uomo che si avvicinava dietro di me. L'ho riconosciuto: era la stessa persona del sogno. Mi sono guardata in giro, alla ricerca di Veronica, ma, in quel momento, non la vedevo. L'unica cosa che rimaneva da fare era quella di urlare. Il mio grido lo ha fatto scappare; Veronica si è sentita in colpa, anche se io non me la sono presa: in fondo non mi è successo niente. Quando poi stavamo venendo qui, il carabiniere ha detto che qualcuno aveva tentato di aprire la macchina. Per fortuna, quando lo ha visto è scappato. Ora, però, ho paura. E' vero, ci sono diversi carabinieri che mi stanno proteggendo, ma temo sempre che non sia abbastanza. In effetti, non è ancora successo niente, ma sono spaventata.
Per ora ti saluto. Ci vediamo presto."
Mise il foglio a posto e, dopo averlo baciato, uscì.
Il corso fu meno imbarazzante del giorno precedente, forse perché tutti sapevano la verità e non sembrava così strana la presenza di due donne. Alla fine si salutarono, sorridendosi a vicenda. Sabrina la guardò, facendole capire che era stata lei a dire tutto, e che l'aveva fatto solo per non farle pesare la situazione. Ricambiò lo sguardo sorridendo, come per ringraziarla. Si diressero insieme al parcheggio; il marito della donna, che il giorno prima era rimasto colpito dalla reazione della moglie, sospirò soddisfatto: per la prima volta, infatti, non si era pentita di aver preso una decisione.
Tornando a casa trovarono il capitano Ryan ad attenderli; aveva un'espressione che non prometteva niente di buono.
- Ragazze, mi dispiace dirvi che non siamo riusciti a prendere quell'uomo: sembra che sia scomparso nel nulla. Abbiamo provato a cercarlo ad un domicilio che aveva lasciato ma, naturalmente, non lo abbiamo trovato. Io avevo la sensazione che fosse in casa, ma eravamo senza mandato. In ogni caso non credo che ci sarà la prossima volta. Per quanto riguarda il vostro collega, per ora non ci sono novità. Speriamo che abbiano un incontro, in modo da poterli cogliere con le mani nel sacco.
- Con tutto il rispetto, essendo un carabiniere conosce i modi di intercettazione; sicuramente prenderà ogni precauzione per non essere colto, come diceva lei, con le mani nel sacco.
- Anche i migliori, talvolta, sbagliano; speriamo che sia questo il caso.
Cenarono insieme, in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Tutti i presenti, però, stavano pensando alle possibili vie di fuga o trucchi che avrebbe potuto usare l'appuntato per non essere scoperto. La domanda che si posero, ad un certo punto, riguardava l'effettivo coinvolgimento del collega: in fondo poteva essere un caso. Ogni cosa, però, era contro di lui. Si salutarono, proseguendo il corso dei loro pensieri e, i tre abitanti della casa, si ritirarono nelle loro stanze.
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Ritorno alla vita
Художественная прозаSi può rischiare di perdere la propria vita vacendo seriamente il propio lavoro? Emily non lo avrebbe mai immaginato, eppure il suo caro marito, e futuro padre della loro prima figlia, rischia la vita per essere stato troppo preciso... Ce la farà a...