Capitolo 14

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Quella notte nessuno, nella casa, riuscì a dormire; il tempo sembrava scorrere velocemente, più delle altre notti. Emily pianse in silenzio, per non farsi sentire, ma era facile immaginare quello che stava facendo. Veronica avrebbe voluto andare da lei per consolarla, ma preferì lasciarla da sola. Daniele si affacciò alla sua camera e la guardò; entrambi avevano un'espressione afflitta. Si abbracciarono, cercando di consolarsi a vicenda, ma le lacrime iniziarono ad uscire, inarrestabili. Cercarono di calmarsi e, seppure a malincuore, iniziarono a preparare le loro borse. Quando tutto fu pronto si distesero di nuovo, ognuno nel proprio letto. Anche Veronica cercò di soffocare il suo pianto. Non riuscendoci più, si mise sotto le coperte e si sfogò senza farsi sentire. Sperò di udire il suono della sveglia il più tardi possibile, ma non fu così: dopo un tempo che a lei sembrò brevissimo, quel bip che ormai era diventato quotidiano, si fece sentire. Con un sospiro si alzò ed iniziò a preparare la colazione in silenzio. Rivolse un timido sorriso alla donna che era arrivata con passi silenziosi. I loro occhi e la loro espressione erano sufficienti per capire quello che avevano passato entrambe durante la notte. Si abbracciarono e rimasero strette per diverso tempo; le lacrime si confondevano e si univano, diventando un unico fiume in piena, inarrestabile. Daniele cercò inutilmente di consolarle e decise di unirsi a loro in quell'abbraccio. Non seppero quanto tempo rimasero in quel modo, ma si destarono quando il capitano bussò alla porta. Notò subito la loro espressione, ma cercò di non farci caso. Caricò le borse in auto e fece cenno ai due sottoposti di salire.
- E' arrivato il momento di salutarci. Mi rendo conto che questa casa, ora, le sembrerà vuota, ma ho bisogno di loro: in questo periodo abbiamo molto lavoro da fare.
- Non si preoccupi, lo capisco. Ora devo solo aspettare che si svegli mio marito.
- Le auguro che possa accadere quanto prima. Spero di non incontrarla più per motivi di lavoro, ma mi farebbe piacere rivederla. Buona fortuna.
- Grazie. Mi ha fatto piacere conoscerla, nonostante la situazione; ha lavorato bene, ed è riuscito ad arrestare i responsabili in fretta.
- Questo è anche merito suo. Se non fosse stato per lei sarebbe stato tutto più complicato.
Si abbracciarono e rimasero in quel modo per diverso tempo; quando si staccarono, Emily tenne lo sguardo basso, per mascherare il suo stato d'animo. Attraversò la strada senza voltarsi indietro e si diresse al lavoro per la prima volta da sola dopo due settimane.
Durante il viaggio di ritorno verso la caserma, i due carabinieri rimasero in silenzio. Il capitano li guardò dallo specchietto e si rese conto che quella donna aveva lasciato un segno in entrambi. Quando arrivò sul posto di lavoro, tutti notarono il suo viso stravolto e l'assenza di Veronica. Nessuno aveva il coraggio di domandarle il motivo del suo stato d'animo e fu Stefano il primo a farsi avanti. Le sollevò la faccia e la costrinse a guardarlo negli occhi. Con estrema difficoltà cercò di non piangere, ma non ci riuscì; dopo qualche istante il collega la abbracciò, cercando di consolarla. La invitò a calmarsi e a raccontare quello che era successo. Quando terminò il racconto la strinse a sé, cercando di farla calmare.
Iniziarono a lavorare, anche se svogliatamente; la loro mente non era concentrata sul lavoro che stavano facendo, e vennero ripresi entrambi più di una volta dal titolare. Emily iniziava a non sopportare più quella situazione, ma cercava di trattenersi. Dopo l'ennesimo rimprovero, sbottò e si rivolse all'uomo.
- Mi scusi, ma oggi non riesco a lavorare.
- Lo vedo. Guardi che la gravidanza non deve essere presa come una scusa per giustificare la sua distrazione. Mi sorprende, era la migliore fino a qualche giorno fa. Deve rimanere qui un'altra settimana, e non vorrei continuare a riprenderla per tutto il tempo.
- Perdoni il linguaggio, che non è mia abitudine usare, ma lei non capisce proprio niente. So che non si deve mischiare la vita privata con il lavoro, ma è impossibile per me.
- Insomma, niente è impossibile. Il lavoro che fa la obbliga ad essere concentrata e non può pensare alla sua vita al di fuori di qui. In ogni caso sono contento che quella donna che l'accompagnava non venga più: non è ammissibile una cosa del genere.
- Ma lei sa chi era e per quale motivo veniva?
- No. Sinceramente non è neanche nel mio interesse saperlo.
- Mi dispiace contraddirla, ma credo che, a questo punto, debba sapere la verità. Quella donna è un carabiniere.
- E che cosa ha fatto lei? Ha ucciso qualcuno? Le hanno dato gli arresti domiciliari ma ha avuto il permesso di venire a lavorare?
- No. Mi stava scortando, visto che qualcuno ha cercato di uccidere mio marito, che per ora è in coma in ospedale. Mi seguiva per proteggermi, visto che chi ha investito mio marito avrebbe potuto tentare di fare la stessa cosa con me.
- Mi dispiace per suo marito, ma questo non c'entra con la sua condotta sul lavoro. Se non è più stata accompagnata, presumo che abbiano arrestato chi era alla guida dell'auto. Quindi non dovrebbe esserci più nessun problema.
- Ma si rende conto di quello che sta dicendo? E' una persona insensibile, e non lo capisce. Sì, se ne sono andati, ed io sono rimasta sola a casa. Sto male!
- Mi dispiace per lei, ma se pensa questo di me, mi domando per quale motivo lavora ancora qui. Quella è la porta, e non si disturbi a tornare.
Quando sentirono quelle parole tutti si fermarono; Emily era infuriata e a stento riusciva a trattenersi. Tutti gli altri guardarono il titolare e fu Stefano il primo a farsi avanti.
- Se le cose stanno così, da domani avrà due dipendenti in meno: se lei viene licenziata, io mi dimetto.
- Anche noi. E' una delle impiegate migliori e sarebbe un vero peccato perderla, soprattutto per un fatto del genere.
- Fatemi capire, le state dando ragione? E' un comportamento inammissibile, questo. Non solo da parte della signora, ma anche da tutti voi. Questo si chiama ammutinamento.
- Ce ne rendiamo conto, e sappiamo che ci ha detto più di una volta di tenere i nostri problemi personali fuori dall'ambiente di lavoro, ma non siamo delle macchine, per quanto potrebbe sembrarle strano; abbiamo dei sentimenti, tutti quanti, e se ha un po' di intelligenza anche lei, capirà che abbiamo ragione: non è possibile scindere le due cose, soprattutto in un caso come questo.
- Quindi voi eravate tutti a conoscenza di quello che stava succedendo e non mi avete detto niente?
- Non eravamo tutti informati, ma questo non cambia le cose. Il nostro pensiero che lei sia una persona insensibile rimane. Se vuole licenziare tutti, faccia pure, ma non so se le darebbero ragione: noi ci appelleremo in ogni caso, visto che ci sembra un licenziamento ingiusto.
- Insomma non ho scelta: o tengo lei o perdo tutti voi.
- Esatto, vedo che iniziamo a capirci.
- E va bene, mi arrendo, ma sia chiaro: questo non crea un precedente.
Ripresero tutti quanti a lavorare, più sollevati dopo lo scontro con il loro titolare; questi si ritirò nel suo ufficio e chiuse la porta per restare da solo. Era veramente così insensibile? Forse era stata questa la ragione del divorzio dalla moglie. Decise di chiamarla quanto prima e di chiederle perdono: solo in quel momento comprese di averla fatta soffrire inutilmente.
Quando uscirono dal lavoro, Emily si diresse da sola verso la macchina. Non sentì i passi delicati che la rincorrevano alle spalle: era Veronica. Quando le posò una mano sul braccio si spaventò ma, quando si girò e si accorse che era la sua amica, se ne rallegrò. Si abbracciarono, restando in silenzio. Dopo qualche minuto si riscossero, ricordandosi del corso: lei era venuta apposta.
- Ho avuto il permesso dal capitano per venire con te al corso: in fondo non puoi stare da sola.
- Grazie, mi rendi la persona più felice del mondo. Se solo sapessi quello che è successo stamattina...
Le raccontò tutti i fatti della giornata e sembrò riacquistare quella serenità che aveva perso la mattina. Una volta giunti in ospedale si diressero verso la palestra. Alla fine del corso andò a trovare il marito: le faceva uno strano effetto non vedere nessuno davanti alla porta. Si mise il camice ed entrò; nella stanza trovò Nelly che stava tenendo compagnia a James. La donna, in cuor suo, la ringraziò. Le sorrise e si avvicinò al letto, sfiorando con un bacio la guancia del marito. Si accorse di essere più tranquilla rispetto ai giorni precedenti e, quando gli accarezzò la mano, sentì che era meno fredda del solito. Con un sussulto di speranza guardò verso il monitor, ma niente era cambiato; guardò confusa l'infermiera, che le rivolse uno sguardo interrogativo.
- Che cosa succede?
- E' possibile che la sua mano non sia più così fredda come qualche giorno fa?
- E' possibile, sì, ed è decisamente un buon segno.
- Allora perché non c'è nessun cambiamento?
- Abbi fede.
- Va bene. Sono molto felice, e questo mi rassicura. Spero che possa svegliarsi prima della nascita della nostra bimba. Lo sai che qualche sera fa l'ho sognato? Era vivo e la piccola era già nata. Non sai che emozione ho provato, mi sembrava così reale...
Sorrise teneramente al ricordo di quel sogno e di tutti gli altri. Sospirò profondamente ed uscì dalla camera.
Tornò da sola a casa e, quando vi entrò, sentì una strana sensazione: all'inizio le sembrava vuota ma, dopo qualche momento, le sembrò di non essere sola. Sentiva quasi una presenza, e si convinse che fosse il marito. Con quello spirito rinnovato iniziò a preparare la cena; quella sera decise di fare una torta di mele, da portare il giorno seguente al lavoro. Preparò anche una torta al cioccolato da portare a Veronica per i suoi figli. Per lei preparò un budino al cioccolato; aveva voglia di dolcezza, e quello era il suo dessert preferito.
Andò a dormire subito dopo, il profumo delle torte ancora in casa. Quella notte si ritrovò nel deserto insieme a James. La prima cosa che notò furono le dune rosse e il leggero venticello che le faceva volare i capelli. Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, trovò di fronte a se il marito. Un largo sorriso apparve sul suo volto: era veramente felice. Forse la certezza che lui fosse vicino a lei in ogni istante della sua giornata, le faceva pesare di meno la sua effettiva mancanza.
Intrecciarono le loro dita ed iniziarono a camminare in quel paesaggio meraviglioso. Il sole stava tramontando, ed una palla infuocata scendeva lentamente dietro l'orizzonte. Emily era senza parole: aveva sempre apprezzato quelle bellezze e, viverle in un sogno, era ancora più emozionante. La piccola scalciava dentro di lei e sembrò sussultare quando il padre posò una mano sopra il ventre: forse anche lei sentiva la mancanza di quel tocco a cui si era abituata fin dall'inizio. Sorrisero entrambi e si abbracciarono. Si distesero sulla sabbia, e si godettero lo spettacolo. Nessuno dei due parlò, quella notte, ma il quel silenzio c'erano parole bellissime: quelle non dette. Entrambi apprezzavano quei momenti, così carichi di emozioni e di sentimento. Bastava guardarsi negli occhi ed entrare ognuno nei pensieri dell'altra. Respirarono profondamente rimanendo in silenzio fino alla fine. Quando James le strinse gentilmente la mano, comprese che era giunto il momento di risvegliarsi.
- Ci vediamo presto. Buona giornata amore mio.
Aprì gli occhi e si ritrovò da sola nella sua stanza, con la giusta carica per affrontare la giornata. Fece colazione ed uscì per andare al lavoro.

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