Capitolo 15

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Quando arrivò notò che c'era qualcosa di strano: tutti stavano parlando tra di loro e, quando la videro arrivare, si zittirono. Stefano si avvicinò con una busta in mano: il titolare aveva convocato i suoi dipendenti per una riunione. Lesse anche lei il contenuto della lettera e si chiese se, la causa di quella riunione, fosse stata lei. Sicuramente era così, e fu il pensiero di tutti quanti. Alcuni colleghi la guardarono male, credendo che, il motivo, potesse essere uno solo: avrebbe licenziato qualcuno. Nel momento in cui aprì le porte per far entrare tutti, notarono subito che la sua espressione era diversa dal solito, quasi più umana, e si meravigliarono di ciò. Aveva preparato diverse sedie ed invitò ciascuno a sedersi.
- Vi chiederete certamente per quale motivo ho voluto riunirvi qui; ho riflettuto molto ma ho deciso di parlarvi. Dopo la discussione che ho avuto ieri con Emily, per la prima volta nella mia vita mi sono reso conto di che razza di persona sono diventato. Ho capito di essere crudele ed insensibile, e vi chiedo scusa per questo. Mi ha colpito il suo coraggio, ma soprattutto le sue parole: chiare e decise. Mi dispiace averti trattata in quel modo, ma ritenevo che fosse l'unica maniera per farmi rispettare. Evidentemente mi sbagliavo, e ritengo che questo sia l'unico modo per farmi odiare da voi. So che molti tengono al lavoro che stanno svolgendo qui, nonostante la mia presenza, e vi ringrazio per essere venuti anche quando non stavate bene. Vi chiedo un favore, e so che non ne approfitterete: vorrei essere più "umano" ma, per fare questo, ho bisogno del vostro aiuto. Se possibile, fatemi notare quando sbaglio, quando sono troppo insensibile. Sono certo che ne guadagneremo tutti quanti. Grazie per avermi ascoltato. Ora potete tornare al vostro lavoro, tranne Emily: avrei bisogno di parlarti.
- D'accordo.
Uscirono tutti, chiudendosi la porta alle spalle, e lasciarono i due da soli nella stanza. Erano rimasti senza parole, e non riuscivano neanche a commentare il discorso. Si chiesero per quale motivo avesse trattenuto la collega e, con questo pensiero, tornarono tutti quanti al lavoro.
- Grazie per essere rimasta.
- Me lo ha chiesto lei. C'è qualche problema?
- No, volevo solo parlarti prima che tu vada in maternità: in fondo restano solo due giorni, ed io avevo bisogno di un consiglio da te.
- Come posso aiutarla?
- Vedi, non so se ne sei a conoscenza, ma io ero sposato fino a qualche anno fa. Poi ho litigato con mia moglie, perché ero insensibile ai suoi problemi, alle sue richieste. Non ero attento né presente. Aveva bisogno di me, ma io ho volutamente ignorato il suo richiamo; ha continuato a stare con me per un breve periodo, poi ha deciso di lasciarmi. Sinceramente non la biasimo.
- In che cosa posso esserle utile?
- Avrei bisogno di un consiglio: ieri sera ho provato a chiamarla, ma non mi ha voluto ascoltare. Secondo te farei bene ad andarla a trovare?
- Non lo so, se fossi in sua moglie, non avrei nessuna intenzione di vederla. Non credo, però, che la caccerebbe; al massimo potrebbe farla stare sulla porta. Credo che potrebbe convincerla almeno ad ascoltare le sue parole.
- Ti ringrazio. Stasera andrò da lei e proverò a parlarle. Spero di non essere respinto. Domani ti farò sapere. Sappi che, anche se non te l'ho mai detto, mi dispiace perdere un elemento come te, anche se solo per qualche mese. Non solo perché sei bravissima, ma anche perché sei una persona positiva. Solo adesso capisco che ieri ti sei arrabbiata in quel modo perché proprio non ce la facevi più. Ti chiedo scusa per averti portata al limite.
- Non si preoccupi. Mi dispiace di aver alzato la voce, ma mi ero arrabbiata tanto. Dopo quello che mi è successo credo di aver perso il controllo della situazione.
- A proposito, come sta tuo marito?
- Apparentemente meglio, grazie. Ieri ho notato che la sua mano non era fredda come le altre volte. Dovrebbe essere un buon segno.
- Spero per te che sia così. Ma ora vai. Buon lavoro.
Emily uscì dalla stanza, sollevata dalla conversazione ed incredula: era veramente riuscita a smuovere quell'uomo? Forse aveva giudicato, insieme agli altri suoi colleghi, solo l'apparenza, senza sapere cosa si nascondesse dietro quell'atteggiamento. Sospirando, si rimise al lavoro; la giornata passò più tranquillamente delle altre.
Alla sera trovò Veronica vicino alla macchina; la donna notò subito l'espressione pacifica sul viso di Emily e ne rimase piacevolmente colpita. Durante il viaggio verso l'ospedale le raccontò quello che era successo la mattina. Durante il corso tutti notarono che il suo umore era notevolmente migliorato. Alla fine si recò nella stanza del marito. Decise di rimanere qualche minuto di più rispetto al solito. Nel silenzio di quel luogo respirò profondamente e si mise a sedere accanto al letto. Gli accarezzò la mano con dolcezza, quasi avesse paura di fargli male. La situazione non era migliorata rispetto al giorno prima ma non era nemmeno peggiorata. Sospirò, pensando che il giorno seguente sarebbe stato l'ultimo giorno di lavoro; poi avrebbe avuto più tempo per sé stessa e per il marito. Sarebbe dovuta andare ad acquistare i vestiti per la bimba: il momento del parto si stava avvicinando sempre di più, e non aveva ancora pronto tutto il necessario. Pensò con tenerezza che Sharon sarebbe entrata in quei vestitini, che a lei sembravano minuscoli; non vedeva l'ora di poterla coccolare e cullare.
Dopo qualche minuto uscì dalla stanza, pensando all'incontro che avrebbe avuto il giorno seguente con Sabrina. Intanto, pensò anche al suo titolare: sentiva che era pentito e sperava che la sua ex moglie capisse il suo stato d'animo.
Tornò a casa da sola, visto che Veronica era dovuta tornare al lavoro con urgenza; sorrise tra sé pensando all'espressione di gioia che si era dipinta sul suo viso quando le aveva dato la torta: nonostante non fossero più nella stessa casa, Emily continuava a ricordarsi di loro.
Quella sera decise di accendere il suo computer: era rimasto spento da quando aveva fatto la ricostruzione dell'incidente. Controllò la sua posta elettronica e vi trovò diversi messaggi di persone che avevano saputo quello che era successo. Alcuni si erano mostrati dispiaciuti; altri avevano cercato parole di incoraggiamento. L'unica persona che le aveva scritto ogni giorno era Silvia; da quando erano state insieme al negozio, poi, aveva trovato solo messaggi di scuse. Decise quindi di scriverle per rassicurarla; l'avrebbe chiamata la sera successiva, per darsi appuntamento per il sabato e la domenica. Le disse tutto quello che era successo da quel giorno e la informò sulle ultime novità. Spense il computer e si sdraiò nel letto. Chiuse gli occhi e si addormentò serenamente. Quella notte trascorse senza sogni; quando si risvegliò si ricordò di essere rimasta immersa, da sola, in una soffusa luce azzurra, che le aveva dato un senso di pace profondo.

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