Ho sempre amato New York.
Dicono che sia la città che realizza i sogni, quella che ti dà sempre una speranza...e in sostanza è questo il motivo per cui mi trovo qui, di fronte a questo enorme teatro con in mano una locandina su cui c'è scritto 'cercasi violinista professionista'.Il palco è veramente gigantesco e ci sono già tantissime persone pronte per fare la propria audizione.
Mi sento molto intimorita, ci sono un sacco di ragazzi talentuosi che provano e per un momento mi sento..indifesa?"CANDIDATO NUMERO 127"
Per un secondo sento il cuore fermarsi, respira Abbie, respira. Mi avvicinò lentamente alla scala del palco e sento gli occhi di tutti puntati su di me; finalmente le mie snickers si fermano sul centro della grande piattaforma e l'unica cosa che posso fare adesso è essere me stessa.
"Buongiorno sono qui per fare la mia audizione" adesso sono più convinta che mai.
"Si ehm...come hai detto che ti chiami?" La selezionatrice mi parla senza neanche rivolgermi uno occhiata mentre continua a scrivere su uno stupido quaderno.
"Beh...non l'ho detto"
Improvvisamente alza lo sguardo e mi squadra dalla testa ai piedi, poi ricomincia a parlare.
"Puoi girarti un attimo?..." Faccio come mi chiede e quando tornò nella mia posizione iniziale la guardò intensamente mentre fa una smorfia "...non credo che tu sia quello che stiamo cercando, mi dispiace."
"Ma non ho avuto nemmeno il tempo..." comincio a parlare ma vengo interrotta bruscamente. Dalle sue labbra escono solo cinque parole.
"Tesoro, sei a New York."Ed eccomi qui, due ore dopo seduta su uno squallido marciapiede circondata dalle mie valigie, stile commedia romantica americana.
I taxi mi passano davanti alla velocità della luce ,ma per quante volte io abbia provato a chiamarne uno, non sono mai stata calcolata.
Quando mi stanco di quella situazione insostenibile decido di alzarmi e mettermi in mezzo alla strada nella speranza che uno di quei così gialli si fermi, fortunatamente riesco a fermarne uno.
L'autista è un uomo di colore sulla quarantina e sembra molto stressato.
"Ehi tu!Ma sei completamente uscita di cervello? Potevo metterti sotto!"
"Ma non l'ha fatto e per questo la ringrazio, adesso posso salire e andare dove devo fottutamente andare!?" Mi dispiace che quest'uomo debba subire la mia ira, ma su qualcuno devo riversala per forza.
"Mi dispiace ma a meno che tu non sia cieca, puoi benissimo notare che c'è un passeggero,quindi..." Non lo lascio neanche finire e cominciò a caricare le mie valigie sul taxi, dopo aver finito salgo sul veicolo "Beh non mi dispiace dividere la corsa con un altro passeggero, accompagnerà prima lui e poi me, lei dove deve andare?" Mi volto verso la persona accanto a me che fino ad adesso non avevo minimamente calcolata e mi stupisco quando mi accorgo che è un ragazzo che avrà più o meno la mia età. Ha lunghi capelli rossicci e non mi degna neanche di uno sguardo.
"Vado a Delancey Street" mi risponde visibilmente annoiato. "Anche io vado lì.."
Fissò il ragazzo per qualche secondo cercando di capire se l'ho già visto durante la settimana che ho passato qui a New York, ma non mi sembra.
"Allora possiamo andare." Annuncia l'autista è mette in moto la macchina.Circa 20 minuti dopo io e il mio compagno di viaggio scendiamo dal taxi e mi accorgo che si dirige nel mio stesso condominio, dal momento che è avanti a me non posso neanche insinuare che mi stia seguendo...quindi affido tutto al caso.
Questo schifo di palazzo non ha neanche un fottuto ascensore, così mi tocca fare le scale con due valigie enormi, questa giornata non poteva essere più un merda per quanto mi riguarda; prima il casting andato male, poi i taxi che non si fermano, poi un tipo strano che per puro caso abita nel mio palazzo ma che io non ho mai visto, e adesso questo.
Fortunatamente riesco ad arrivare al mio piano, che è il secondo, e frugò nelle mie tasche per trovare le chiavi; proprio mentre le sto infilando nella serratura vedo lo stesso ragazzo di prima che viene sbattuto fuori da un'appartamento. Continuo a seguire quello che sta succedendo con la coda dell'occhio mentre cerco la chiave giusta tra le altre.
"Chris apri questa fottuta porta e dammi quello che mi hai promesso immediatamente!" sembra che testa a pomodoro non si sia accorto di me. "...Lorenzo vai via subito di qui! Ti ho detto che devi smetterla con questa roba, non intendo venderti più niente, mi hai capito!?"
Che stiano parlando di..droga?
"Fottiti..." il ragazzo, che a quanto pare si chiama Lorenzo, si allontana lentamente dalla porta di quell'appartamento, e mi nota; velocemente torno ad armeggiare con le chiavi e quando finalmente riesco a trovare quella giusta la infilo nella serratura e entro velocemente all'interno chiudendomi la porta alle spalle. Devo dimenticare quello che ho visto, e soprattutto devo dimenticarmi quel ragazzo, penso che porti solo guai.Dopo aver passato una buona mezz'ora a dare una sistemata all'appartamento, decido di cercarmi un lavoro.
Non sono venuta a New York solo per fare audizioni ,ma sono venuta soprattutto per perfezionare la mia tecnica; qualche mese fa ho spedito 10 domande per una borsa di studio a 10 diversi college, e quando ho scoperto che era stata proprio la Julliard a prendermi, mi sono sentita la ragazza più fortunata del mondo.
Il problema però è che la borsa di studio copriva solo i 3/4 della retta e ho promesso a mio padre che io avrei pagato l'appartamento e gli alimenti, mentre lui avrebbe pagato la scuola, quindi adesso devo darmi da fare per mantenere la mia promessa.Navigo per un po' su un sito pieno di annunci, quando ne trovo uno molto interessante per un lavoretto in un negozio di musica. Quale lavoro migliore per una giovane musicista?
Invio subito il mio curriculum al negozio e spero che nei prossimi due giorni riceverò una risposta; visto che l'appartamento è pulito e ordinato decido di andare a vedere per la prima volta la mia scuola, così mi metto giacca, cappello e sciarpa, ed esco.La Julliard.
L'università musicale più prestigiosa degli Stati Uniti, e io ci sto entrando; all'interno è ancora più bello che di fuori, è tutta sui toni del baige, o comunque colori chiari. Nonostante sia un college di classe si vedono un sacco di ragazzi che fanno su e giù accompagnati da i propri strumenti, ognuno ne ha uno che predilige.
Io suono il pianoforte, i violoncello, il clarinetto e il mio preferito in assoluto, il violino.
Ogni volta che lo suono mi sento su un altro pianeta, è come se la musica mi trascinasse con se verso luoghi fantastici e ogni volta è una scoperta nuova.Il giorno dopo sono di nuovo lì, fra quei corridoi, ma stavolta anche io ho il mio strumento con me; certo, la mia custodia non sarà di alto livello come quella degli altri, ma non mi lamento.
Dopo aver chiesto il foglio con gli orari per l'inizio delle elezioni, mi accorgo che inizieranno tra qualche giorno, così ho il tempo di conoscere la scuola. Mi infilo subito nella prima stanza vuota che trovo è noto con piacere che è piena di spartiti per violino, così ne prendo uno che conosco bene e iniziò a suonare.
Dopo circa venti minuti..indovinate un po'? Vengo interrotta.
"Che diavolo ci fai tu qui?" Alzò gli occhi verso la porta e vedo una persona a me troppo familiare...Lorenzo.
"Si fa il caso che dalla prossima settimana comincierò a studiare in questa scuola, e comunque non vedo perché dovrebbe interessarti,non ti conosco neanche" cerco di rispondere nel modo più semplice possibile dato che vorrei tornare a suonare.
Quando vedo che non intende rispondere cerco di ricominciare a suonare, ma vengo interrotta di nuovo. "Bach è insidioso qualche volta, io starei attento con Chaconne , se si sbaglia anche solo di una nota...può diventare un vero e proprio disastro." Non mi soffermo tanto sul fatto che mi abbia criticato, ma mi sorprende il fatto che lui conosca Bach. "Conosci Chaconne?" "Certo che conosco Chaconne, ho provato questo pezzo per anni, e alla fine sono riuscito a farlo perfettamente. Beh visto che sei arrivata prima tu e io odio suonare in compagnia di altra gente, penso proprio che taglierò la corda."Devo ammettere che non me lo aspettavo.
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Breathe
Random"Si narra che l'usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore." - Oscar Wilde.