Si destò con il suono della sveglia e si alzò subito; fece colazione e si preparò per affrontare quella giornata. Fece mentalmente l'elenco delle cose che sarebbero successe: prima avrebbe incontrato il suo titolare, che le avrebbe certamente raccontato l'incontro con la ex moglie; nel pomeriggio avrebbe parlato con Sabrina.
Appena arrivò al lavoro, venne subito mandata in quell'ufficio che non aveva mai visto così spesso come negli ultimi tempi. Il viso del suo titolare era sereno, e, per la prima volta dopo tanto tempo, lo vide sorridere.
- Devo dedurre che la serata sia andata bene, giusto?
- Sì, è andata decisamente bene. Siediti, così ti racconto. Ieri sera sono andato a casa di Eleonora. Quando ho bussato alla porta, all'inizio non ha voluto aprire, ma io le ho chiesto di farmi entrare, visto che ero andato per chiederle scusa. A quelle parole ho sentito la chiave che girava nella toppa, e la porta si è aperta. Non avevamo neanche il coraggio di guardarci negli occhi, e siamo rimasti con la testa bassa per diverso tempo. Io non sapevo come iniziare il discorso, fino a quando non ho preso il coraggio a due mani e non gli ho detto tutto quello che avevo in mente. Mio figlio si era nascosto dietro la porta per ascoltare i nostri discorsi. Gli sembrava strano non sentirci litigare, e le mie parole lo hanno fatto uscire allo scoperto. Mi ha abbracciato, con le lacrime agli occhi; ha quasi urlato, dicendomi che non ero stato un buon padre, che ero stato una persona insensibile, ma che in fondo mi voleva bene. Siamo rimasti stretti per un tempo che mi è sembrato interminabile, e si è aggiunta anche Eleonora. Non ricordo più da quanto tempo non succedeva una cosa del genere. Ho riscoperto sensazioni che non provavo più da quando il nostro figlio minore è scomparso a seguito di un incidente. E' stato quello a farmi cambiare, ma tu mi hai fatto capire che non si può essere così insensibili, soprattutto al dolore. Nostro figlio, poi, è andato a dormire, ed io sono rimasto solo con lei, come non succedeva da tantissimo tempo. Ho visto nei suoi occhi una fiamma nuova, che avevo notato in lei solo all'inizio. Sono rimasto lì fino a tardi e, quando me ne sono andato, l'ho ringraziata per avermi dato la possibilità di spiegarmi; ci siamo abbracciati, ed ho provato di nuovo le sensazioni che avevo quando ci siamo conosciuti. Ho capito di essere ancora innamorato di lei, ed evidentemente lei ha capito la stessa cosa. Quando ci siamo salutati, ci siamo dati appuntamento per oggi: vogliamo recuperare il tempo che abbiamo perso, soprattutto con Simone.
- Bene, sono contenta per lei. Ora, se non le dispiace, tornerei al mio lavoro, visto che è l'ultimo giorno.
- Certo. Grazie di tutto.
Uscendo dalla stanza scosse la testa, rallegrandosi per quanto aveva sentito. Iniziò a lavorare con un nuovo spirito e la mattinata sembrò trascorrere velocemente. Al momento di uscire, trovò tutti i colleghi schierati davanti alla porta e pronti ad abbracciarla. Si erano affezionati a lei, sin dal primo momento in cui era arrivata. Quello che più li colpiva era la capacità di prestare attenzione: tanti andavano a sfogarsi da lei, perché era una persona che sapeva ascoltare. Sorrise commossa a quella scena e strinse con affetto tutti quanti. Quando uscì, trovò ad attenderla Sabrina. Già, le aveva dato appuntamento per il pomeriggio. Si sorrisero a vicenda e si avvicinarono. Decisero di andare a mangiare fuori e scelsero un posto tranquillo dove poter parlare.
- Emily, ti ringrazio di avermi voluta incontrare. Mi rendo conto che vorresti essere da tuo marito, ma avrei bisogno di parlarti. Mi dispiace di averti trattata in quel modo qualche giorno fa. Mentre tornavo a casa ho capito di aver sbagliato ed ho deciso di dire alle altre quello che era successo per evitare che ti guardassero in modo strano. Spero che potrai perdonarmi per questo.
- Ma certo! Io non ce l'ho con te. Come ti è venuta in mente una cosa del genere?
- Beh, non sapevo se ti facesse piacere: pensavo che avrebbe potuto darti fastidio, magari non volevi far sapere quello che era successo.
- Ti devo solo ringraziare: mi hai tolto da un grande imbarazzo.
- Sai che è la prima volta che non mi pento di prendere una scelta? Potrà sembrarti assurdo ma è così.
- Di che scelte ti sei pentita? Ti va di raccontarmelo?
- Sono qui apposta, se ti va di ascoltarmi.
- Certo. Mi farebbe piacere, e poi aiuterà anche te.
- Va bene. Mi sono pentita sempre delle scelte che ho fatto. Mi rincresce dirlo, ma il primo episodio di cui mi sono pentita è stato proprio il mio matrimonio. Ti prego, non giudicarmi male. Eravamo giovani, alla ricerca di avventure spericolate... Io ho conosciuto mio marito durante una serata in discoteca. L'ho notato subito, aveva uno sguardo magnetico, e mi sono innamorata dopo pochi istanti. E' una persona dolcissima con me, questo non lo nego, ma mi sono sposata solo per ripicca: i miei genitori mi impedivano di vederlo, sia perché non si fidavano di lui, sia perché era più grande di me. In realtà, lui ha solo tre anni in più. Insomma, ho preso questa decisione, sono scappata via di casa e l'ho sposato. Nonostante non mi facesse mancare niente, ho iniziato a pensare che non era lui l'uomo della mia vita. L'ho tradito più di una volta, pentendomi, e lui non ha mai detto niente: mi ha sempre riaccettata in casa. Più di una volta mi sono domandata il motivo di questo gesto: non sono mai stata una brava moglie. Dopo qualche periodo insieme, mi sono accorta di essere rimasta incinta. Ho avuto grandi momenti di sconforto, ed ho pensato che, la cosa migliore, fosse abortire. Avevo preso appuntamento per l'operazione, senza dire niente a lui. Ma quando mi sono trovata davanti alla clinica mi è mancato il coraggio. Qualcosa, dentro di me, mi diceva che non era la mossa giusta. Sono tornata a casa, in lacrime, chiedendogli perdono, e gli ho detto quello che era successo. Quando sono iniziate le prime difficoltà, mi sono pentita della scelta che avevo fatto, ma ormai era troppo tardi. Come se non bastasse, mio figlio nascerà down. Quando l'ho saputo mi è crollato il mondo addosso, fino a quando non sono andata in un parco giochi. Lì c'era una bambina down che giocava con una bambolina. Era dolcissima, e la mamma la stava guardando rapita, come se fosse stata un dono. Ha visto che la stavo guardando e si è avvicinata a me. I nostri occhi si sono incrociati e lei ha subito capito quello che stavo pensando. Mi ha sorriso e mi ha detto di non avere paura: nonostante sia diversa dagli altri e più bisognosa di affetto, è un essere umano, un dono di Dio. Mi è venuta vicino e mi ha dato un bacio, così, senza conoscermi. Ho capito che, quello che diceva la signora, era vero. Sono tornata a casa ed ho abbracciato mio marito, dicendogli quello che era successo. Mi ha guardata con amore, quel sentimento che io non sono ancora riuscita a ricambiare. Quando ho conosciuto te, dopo le parole che mi hai detto, mi hai fatto capire che la presenza di un futuro padre non è sempre scontata. Mi sono affezionata molto a te, e penso che tu lo abbia capito. E' per questo che ho voluto parlare con le altre future mamme. Andrea è rimasto soddisfatto dalla mia scelta. Da quel giorno mi sono accorta di essere veramente innamorata di quell'uomo che mi è sempre stato accanto. Mi rincresce di averlo trattato così male, ma non sono stata capace di fare altrimenti. Ho deciso di ricominciare da capo, ricordandomi solo che siamo marito e moglie e che aspettiamo un bambino.
- Mi fa piacere sentire queste cose. Ti faccio una proposta: io dovrei ancora andare a comprare i vestiti per la mia piccola; ti andrebbe di accompagnarmi?
- Mi farebbe veramente piacere, visto che anche io sono nella tua stessa situazione... tra poco nascerà e non ho niente da mettergli addosso.
- D'accordo, ma se per te non è un problema, potremmo andarci domani mattina: vorrei invitare anche una mia amica.
- Non c'è problema. Grazie di tutto.
Emily sorrise: era la seconda volta in poche ore che qualcuno la ringraziava. Mandò un messaggio a Veronica, dicendole che si sarebbero trovate direttamente in ospedale, e chiamò Silvia, invitandola per il giorno seguente a proseguire l'uscita della settimana precedente. Dopo aver finito di pranzare, le due donne uscirono e fecero un giro in centro. Un paio d'ore prima dell'inizio del corso arrivarono in ospedale ed Emily si diresse verso la stanza del marito. Sabrina la seguì quasi incoscientemente e si fermò davanti ad una porta: lei non sarebbe potuta entrare. Vide l'amica indossare il camice ed entrare in una delle stanze. Cercò di intravedere la figura distesa nel letto, ma non riuscì a vedere niente. Quando il marito la raggiunse, le rivolse uno sguardo interrogativo; senza parlare fece un cenno con la testa rivolto verso la porta dietro la quale si muovevano alcune figure. Capì alla fine che in quel reparto era ricoverato James. La prima cosa che notò Andrea, quando guardò la moglie, era l'espressione serena del viso: questo poteva solo dire che aveva parlato e che si sentiva sollevata. Quel peso che si portava dietro era diventato troppo insopportabile. Anche Veronica li raggiunse e si recarono insieme in palestra. Si avvicinò ad Emily e le chiese notizie del marito; lei rispose che era ancora stazionario, ma la situazione sembrava migliore.
Quando tornò a casa, trovò davanti alla porta un ragazzo; sembrava che la stesse aspettando e, quando lo guardò meglio, si rese conto che era il figlio del suo titolare. Si domandò per quale motivo fosse lì, in quel momento. Decise di chiederglielo.
- Posso fare qualcosa per te?
- No, grazie. Hai già fatto abbastanza. Sono venuto qui solo per ringraziarti di quello che hai fatto. Mio padre è venuto a casa nostra stasera e mi sono accorto di una cosa: ha guardato me e la mamma come non aveva fatto mai. Aveva uno sguardo pieno di amore nei confronti di tutti e due, ed io non mi ricordavo più cosa volesse dire quello sguardo. Mi è mancato tanto, così come mi manca mio fratello. Sai, domani andremo tutti al cimitero a trovarlo: non ricordo più da quanto tempo non succedeva una cosa del genere.
- Io non ho fatto niente. Di solito ascolto, ma tuo padre mi aveva fatto arrabbiare. Gli ho detto tante cose brutte; mi sono un po' pentita del modo in cui gliele ho dette ma, forse, era l'unico modo per fargli capire quello che voleva veramente.
Si abbracciarono e si salutarono: lui doveva tornare a casa per cena, ma aveva preferito uscire per lasciare i genitori da soli. Quando arrivò, li trovò abbracciati teneramente e sorrise tra sé.
Quella sera Emily andò a dormire soddisfatta per quello che era successo quel giorno. Dopo un tempo che a lei sembrò brevissimo, iniziò a sentire freddo. Se ne chiese il motivo: non aveva lasciato la finestra aperta e, in ogni caso, la temperatura non si poteva essere abbassata in quel modo tutto d'un tratto.
Aprì gli occhi e si ritrovò in un igloo. Allora le fu chiaro: stava sognando. Vide il marito venirle incontro sorridente; si accorse poi di avere dei vestiti pesanti addosso ma, nonostante quelli, continuava a rabbrividire. Il contatto tra i due, però, fu sufficiente a scaldarla.
- Ma dove siamo?
- In un igloo. Oggi va così. Lo so che avresti preferito un posto caldo, ma...
- Non ti preoccupare: l'essenziale è che stiamo insieme. Il luogo non ha importanza.
- Mi fa piacere sentirtelo dire. Come stai?
- Molto meglio adesso. Sai che la tua mano non è più fredda come prima?
- Sì, lo so. Non è ancora arrivato il momento, però, di svegliarmi. Ma non temere: succederà presto. Quelle parole la rassicurarono molto. Sapeva di dover avere pazienza, ed avrebbe aspettato, convinta che il marito si sarebbe svegliato. Si distesero su un letto di ghiaccio che, in realtà, non sembrava così freddo. Rimasero con le dita intrecciate per diverso tempo, senza parlare. Respirarono l'una il dolce profumo dell'altro, cercando di imprimerlo nella memoria e di costruire, in quel modo, un ricordo. Si girarono sul fianco, guardandosi negli occhi, e si sorrisero. All'improvviso Emily fu presa da un senso di torpore, e comprese che avrebbe dovuto svegliarsi; chiuse piano gli occhi e, il freddo che aveva ricominciato ad entrargli nelle ossa, svanì a poco a poco, lasciando spazio al dolce tepore della sua camera da letto.
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Ritorno alla vita
General FictionSi può rischiare di perdere la propria vita vacendo seriamente il propio lavoro? Emily non lo avrebbe mai immaginato, eppure il suo caro marito, e futuro padre della loro prima figlia, rischia la vita per essere stato troppo preciso... Ce la farà a...