Capitolo 18

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Si alzò molto presto e si preparò per andare a Messa. Si sentiva stanca, quella mattina, ma, nonostante questo, decise di iniziare a preparare la borsa che le sarebbe servita al momento del parto. Aveva delle strane sensazioni, forse dovute alla notte praticamente insonne. Con passi lenti si diresse poi in cucina e preparò la colazione. Quando ebbe finito, sistemò tutto ed uscì. Aveva ancora in mente quello che era successo la settimana precedente e, nonostante fosse sicura che non ci fosse più nessun pericolo, si diresse a passi svelti verso la Chiesa. Si mise a sedere tra le ultime file ed ascoltò attentamente le parole che vennero pronunciate dal parroco. Erano parole di speranza, e sembravano indirizzate proprio a lei. Rimase colpita da quella sensazione e preferì non farci caso.
Quando la Messa finì, andò direttamente in ospedale a trovare James. Aveva sistemato in auto la borsa che le sarebbe servita il giorno della nascita di Sharon. Prima di entrare nella camera si soffermò sulla soglia: quella mattina sembrava insolitamente tranquilla, visto che non c'era nessuno in giro. Certo, non era un normale orario di visite; le tornò alla mente il giorno in cui incontrò per la prima volta il carabiniere di guardia: si sentiva la sua mancanza. Ora, davanti alla sua porta, non c'era nessuno e l'unica persona che passava era Nelly, durante il suo giro di visite. Incrociarono lo sguardo e si salutarono.
- Ciao Emily, come stai?
- Bene, abbastanza bene. Ho passato l'ultima notte senza dormire, ma per il resto non mi posso lamentare. Sai, lo sogno spesso.
- Davvero? E cosa sogni, se non sono indiscreta?
- Beh, di ritrovarmi insieme a lui, di parlare oppure di restare in silenzio. Di solito sono luoghi caldi, come su spiagge o in mezzo al mare. Qualche sera fa, invece, eravamo in un igloo. La cosa strana è che sento tutte le sensazioni, come se stessi effettivamente lì: sento il caldo e il freddo ma, soprattutto, lo sento vivo, in modo particolare quando ci abbracciamo. Sai, una volta ho sognato anche la nostra bimba; lui era sveglio e, questo, mi fa ben sperare.
- Mi fa piacere sentirti dire queste cose. In effetti la situazione sta migliorando. A che mese sei adesso?
- All'ottavo, dovrebbe nascere più o meno verso la fine di questo mese. Da ieri sono ufficialmente in maternità. Sai, stavo constatando che si sente la mancanza di Luca, il carabiniere che stava davanti alla porta: quando arrivavo mi salutava sempre, sorridendomi.
- Già, me lo ricordo. Effettivamente era molto cordiale, così come suo fratello. Lo hai mai incontrato?
- Sì, il primo giorno che sono venuta, quando non mi voleva fare entrare. Ti ricordi? Hanno dovuto chiamarti.
- Già. Sembra passato così tanto tempo, ma sono solo due settimane.
- Solo? A me sembra un'eternità. Forse perché mio marito si trova in questa stanza. Ora vado a tenergli un po' di compagnia. Ci vediamo presto.
Entrò nella camera aprendo la porta lentamente e notò per la seconda volta la luce azzurrina che avvolgeva tutto. Si chiese nuovamente se poteva essere una sua impressione o un suo difetto di vista ma, quando riaprì la porta per guardare all'esterno, non notò nessuna anomalia. Inspirò profondamente e si mise a sedere vicino al letto. Lo guardò con occhi innamorati e rapiti e gli sfiorò la mano con le dita. Quel contatto le dava sempre i brividi e, in quell'occasione, si rese conto che erano le stesse sensazioni che provava durante i sogni. Era possibile che fossero così reali? La cosa non le dispiaceva ma la inquietava un po'.
Con un sospiro lo salutò, lasciando la stanza; decise di tornare a casa, in modo da potersi riposare un po' prima del corso. Dopo pranzo si mise a sedere sul divano, cercando di leggere un libro che aveva iniziato da qualche tempo ma che non era riuscita ancora a terminare. Sfogliò distrattamente le pagine, senza in realtà comprendere quello che c'era scritto. Dopo quasi un'ora decise di chiudere e si chiese per quale motivo fosse così deconcentrata: sicuramente, pensò, stava per succedere qualcosa. Rimase con quel dubbio fino a quando non tornò in ospedale per il corso. Notò subito l'espressione entusiasta di Sabrina e di Andrea; la guardò accigliata e lei sussurrò: "Sono venuti, gliel'ho detto. Poi ti racconto". Cercò di immaginare quello che poteva essere successo; in ogni caso potevano solo essere buone notizie. Tutti notarono il buon umore della coppia e se ne rallegrarono: non li avevano mai visti così affiatati. Alla fine dell'ora non fecero passare neanche un istante e si misero subito a parlare.
- Sono arrivati ieri sera. Era veramente tanto tempo che non li vedevo. Non sai che emozione ho provato nel rivederli.
- Posso immaginarlo. Mi fa veramente piacere. Cosa ti hanno detto quando gli hai parlato del bambino?
- All'inizio non hanno parlato, ma poi mi hanno abbracciata e mi hanno detto che non mi devo preoccupare e che resteranno vicino a noi. Mi sono sentita sollevata.
- Hai visto che alla fine è andato tutto bene? Sono sicura che ti aiuteranno ancora di più.
Si abbracciarono affettuosamente e restarono in quel modo per alcuni minuti. Il marito e Veronica si tennero in disparte, osservando inteneriti la scena. Tornarono tutti a casa, con il cuore sollevato.
Quella notte Emily sognò di nuovo James; si trovavano in una specie di bolla in fondo al mare. Erano circondati da un'infinità di pesci che nuotavano intorno a loro. All'improvviso vide uno squalo che si stava avvicinando. Inconsciamente cercò la mano del marito, che la rassicurò: nel luogo in cui si trovavano erano al sicuro.
- Amore, hai visto che bello?
- E' fantastico, non ho parole.
- Lo so. Sono meraviglie che, di solito, non si possono vedere a meno che tu non sia un'appassionata di pesca subacquea ... Per ora possiamo goderci questo spettacolo. Hai visto quei pesci trasparenti?
- Sì, hai ragione, sono bellissimi. So che non devo avere paura: ci sei tu qui con me e questo mi è di grande conforto.
Alzò gli occhi e si accorse di essere vicino alla superficie. Da dove si trovavano potevano veder giocare i delfini. Uno venne vicino al vetro, poggiandovi contro il muso, quasi volesse essere accarezzato. La donna provò un'infinita tenerezza in quel gesto: l'animale, pur non avendoli mai visti e, forse, non capendo per quale motivo fossero rinchiusi, si era avvicinato senza timore, si fidava di loro. Incrociarono lo sguardo, che si fece sempre più intenso. Allungò la mano per sfiorare il vetro, ma si ritrovò a contatto con il muso. Si chiese come potesse essere possibile, anche se, poi, si ricordò che quello era un sogno. Insieme al marito si misero a nuotare di fianco al delfino, fino a salire in superficie. Quando arrivarono fuori, tutto sembrò rallentare, come se fossero stati in un film. Videro il sole che stava tramontando lentamente all'orizzonte e rimasero senza parole per la bellezza di quello spettacolo. Altri pesci vennero ad aggiungersi al gruppo, e si mossero in acqua contemporaneamente; arrivò un altro delfino che si affiancò all'altro. Nuotarono tutti insieme per un lungo tratto e, all'improvviso, i due si trovarono di nuovo chiusi nella bolla. Con i piedi ben piantati nella sabbia si girarono l'uno verso l'altra, e si abbracciarono. Rimasero stretti per un tempo indefinito, senza parlare. Si guardarono negli occhi e sorrisero. Lui prese il volto di lei tra le mani e la sfiorò con un dito, percorrendo il suo profilo; le diede un lieve bacio che le fece venire un brivido lungo la schiena. Avrebbe voluto riceverlo nella realtà, e questo lui lo sapeva. Intuì il suo pensiero guardandola negli occhi e la accarezzò.
- So a cosa stai pensando. Devi avere solo un po' di pazienza: non manca molto. Tra poco suonerà la sveglia. Ci vediamo presto.
- Va bene, a presto. Verrò a trovarti questa mattina.

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