prologo

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Due anni prima

L'adulto dottore o dovrei dire psicologo è da più di cinque minuti che cerca di farmi parlare, ma non ha capito che non lo farò mai. Io non sono impazzita, ho solo deciso di lasciare gli studi e raggiungere mio padre e mio fratello a Chicago; Taylor, come del resto anche la mia famiglia, crede che questa terapia mi potrà aiutare a riprendere in mano la mia vita, il mio fututo...
Dottor May è scritto sulla targhetta sulla sua scrivania; tutto sommato lui ha una faccia con un accenno di rughe ma vispa, la mia sensazione cerca di farmi capire che mi posso fidare di quei occhi azzurri dietro quegli occhiali vecchi, di quei capelli che stanno diventando bianchi e di quelle mani affusolate che si muovono lentamente sul taccuino, ma io non riesco a fidarmi di nessuno.
- Annalise anche oggi vogliamo restare in silenzio? - chiede il dottor May. Io non gli rispondo, cosa dovrei dirgli?
Il mio ragazzo mi ha lasciato in aeroporto proprio mentre stavamo per partire per l'Inghilterra, suo padre è misteriosamente morto e si è trascinato anche lui; peccato che in televisione di lui si parla molto, di come stia rimodernando l'azienda di famiglia e piano piano stia estinguendo tutti i debiti che quello stronzo, che lui chiamava papà, aveva accumulato. Mi aveva promesso che sarebbe tornato e invece non si è fatto più sentire, non si è messo in contatto con me nemmeno tramite delegati e io alla fine mi sono scocciata di rincorrere una persona che non vuole essere fermata.
Ognuno dei due ora sta continuando la sua vita correndo su due piste separate che, molto probabilmente, non si incontreranno mai più.
- sa che continuare a stare zitta non le farà bene? - potrebbe continuare a parlare all'infinito tanto io non gli risponderò perché voglio conservare questo dolore; Daniel mi ha abbandonato ma mia madre mi ha dato il colpo di grazia.
Era malata già dalla mia laurea, erano venuti anche per dirmelo ma poi non se la sono sentiti di rovinarmi tutta quella felicità e così se ne sono tornati in Sud Africa con un segreto che dopo pochi mesi eq venuto a galla, nel peggiore dei modi possibili; ricordo ancora quando il telefono squillare e dall'altro capo del telefono non c'era la voce allegra di mia madre, ma quella triste di mio padre che mi raccontava tutta la verità. Mamma era morta, Daniel mi aveva abbandonato e io mi sentivo di essere in trappola in una vita che non era la mia; abbandonare tutto mi sembrava l'idea migliore e non avevo messo in conto che il mio crollo psicologico mi avrebbe portato dal dottor May.
- Annalise, io capisco che tu non voglia parlare... forse nemmeno volevi essere qui e a me fa male vedere una ragazza così giovane ridursi così per il dolore... - cerco di non guardare il dottore, conosco benissimo la tecnica che vuole usare con me:mi vuole far sentire meglio dicendomi che mia madre non vorrebbe vedermi così e che ragazzi come Daniel ne è pieno il mondo. - devi immagazzinare questo dolore e renderlo il tuo punto di forza, prova a scrivere un diario su ciò che realmente pensi. Se non vuoi parlare magari ti aiuterà scrivere - mi consegna tra le mani un diario davvero molto carino, la copertina è morbida, di un colore arancione davvero acceso e poi è chiuso da un lucchetto il che mi fa capire che posso stare al sicuro.
- ah se domani tornerai con il diario so che vuoi continuare la terapia. -
Detto ciò mi alzo e me ne vado felice verso casa, con un compito da fare per non deludere una persona che ora tiene a me.

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