SAVANNAH'S P.O.V.
"Mamma."
"Portami all'ospedale Sav. Per favore."
La caricai in macchina, poi la portai in ospedale.
"Mamma devi resistere. Per favore. Non può ucciderti."
"Mi ha ucciso già tanto tempo fa Sav. Ti voglio bene. Ricordatelo." Finì mentre la portavano via.
Ero disperata.
Non volevo piangere, non dovevo piangere, nessuno doveva vedermi piangere.
Mia madre aveva il cancro da otto anni.
Avevamo lottato insieme, per tanto di quel tempo, e io continuavo a tenere duro.
Ma adesso, avevo davvero paura che non ce la facesse.
Ero ferma immobile, davanti l'entrata dell'ospedale.
I miei occhi annebbiati dalle lacrime.
Corsi nel bagno più vicino, poi chiusi a chiave la porta e mi lasciai scivolare appoggiando la testa alla superficie ruvida.
Scoppiai a piangere, mentre tutto diventava sempre più opaco.
Non piangevo da tanto.
Da troppo.
Dovevo sfogarmi.
~~~~~~~~~~~~~~
Parecchi anni prima.
"Adesso basta."
La terza volta.
Di nuovo.
Sentivo le sue braccia che avvolgevano la schiena, mentre io gli tiravo i calci.
"Sei meno peric-."
Gli tirai un pugno e scappai.
Scappai da tutto, mentre le lacrime inondavano il mio viso.
Mi rifugiai nella casa sull'albero vicino al parco.
Solo che quella volta c'era già qualcuno.
"J-James?"
"Savannah?"
Guardava il vuoto, con in mano una foto.
Entrai nella casa e lui mi fece spazio.
"Cosa è successo?" Me lo chiese, forse il suo interesse era vero.
Non riuscivo a decifrarlo.
Fatto sta che scoppiai a piangere tra le sue braccia.
Quando toccò a lui, mi fece vedere quella foto.
Poi prese un accendino e la bruciò.
Sapevo cosa era quella foto.
Sapevo fin troppo bene chi erano i due della foto.
Sapevo che lui non ricordava chi fosse quella ragazza accanto a lui.
Ma io lo sapevo. Eccome se lo sapevo.
Scendemmo dalla casa sull'albero, e promettemmo di non parlare a nessuno di quel giorno.
~~~~~~~~~~~
Qualcuno bussò alla porta.
"Da quanto tempo è lì?!" Una voce che conoscevo fin troppo bene, interruppe il silenzio.
"Non si può più andare in bagno?"
"Savannah?"
"No."
"Apri."
"No."
"Ho il passpartout."
"James."
Lui aprì la porta, poi entrò e chiuse di nuovo.
Si sedette accanto a me.
"Tua madre."
"Mia madre."
"Io..."
"Non ce l'ha fatta vero?"
"È in coma."
Buttai fuori l'aria che avevo tenuto tutto quel tempo, poi ricominciai a piangere.
"Perché piangi?"
"Stai sfottendo?"
"No, ma tu... non piangi."
"Lo so..." ridacchiai amara, poi lui mi guardò.
Nessuno parlò.
"Sav..."
"Non chiamarmi in quel modo..."
Mi girai verso di lui, e mi ritrovai a guardare quegli occhi verdi e castani, indecifrabili.
Poi lui si avvicinò a me, e poggiò le sue labbra sulle mie.
Il bacio divenne pian piano più intenso, sentivo la sua lingua chiedere accesso alla mia bocca.
Non dovevo crollare.
Cercavo di convincermi inutilmente, che non sentivo niente.
Poi gli diedi l'accesso.
E a quel punto sapevo, che se fossi tornata indietro, non sarei mai potuta essere la stessa.
IKA'S P.O.V.
La suoneria del cellulare rimbombava nella mia testa, erano le sei del mattino, chi diavolo poteva essere?!
"Pronto...?"
"Ti ho svegliata?"
"No guarda, sono rimasta sveglia tutta la notte a guardare e stelle."
"Meglio così."
Ma c'è o ci fa?
"Carlos, ovvio che mi hai svegliata, che cazzo vuoi?"
"Ma tu parli per indovinelli."
"Oh per la miseria, che diavolo vuoi?!"
"Volevo sapere se... beh, ti è arrivata la telefonata."
"Sì..."
"Dobbiamo vederci. È importantissimo."
"Carlos, sul serio, non credo sia il caso."
"Invece lo è, come fai a prenderla così alla leggera, Ika? Non capisci che sottovalutarlo è sbagliato?!"
"Eri tu quello che diceva che era tutta una stronzata!"
"Me ne sono pentito amaramente!"
"Stiamo parlando del 4 Dicembre o del tizio sconosciuto?"
Dall'altra parte ci fu silenzio.
"Di entrambi credo."
"Hai detto a qualcuno di quel giorno?"
"No. Non credo almeno. Tu?"
"No. Non ne sono del tutto sicura, ma non mi sembra di averlo detto a nessuno." E di nuovo mentivo.
"Capisco. Dobbiamo vederci e sistemare questa faccenda una volta per tutte."
"Carlos, di nuovo?"
"Non intendo, tutti quelli del gruppo. Intendo solo noi due. Dobbiamo sistemare questa faccenda. È importante."
"Quando?"
"Stai dicendo di sì?"
"Carlos sbrigati prima che cambi idea."
"Alle sei domani, al bar vicino la stazione. Ti aspetto."
"Ciao Carlos. A domani."
Chiusi quella chiamata in preda a una strana sensazione, che non prometteva niente di buono.
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AngelsDevils: Big Time Rush.
AcakCinque ragazze all'apparenza pericolose. Cinque ragazzi all'apparenza angelici. Passati da dimenticare, infanzie perdute, intrighi e segreti mai rivelati. Ma se qualcuno scoprisse tutto e minacciasse di raccontarlo? Cosa succederebbe a quei ragazzi...