•Capitolo 2•

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Squilla il telefono. Sblocco lo schermo e mi ritrovo messaggi di almeno 10 numeri non salvati in rubrica. Probabilmente, come è ormai abitudine, ieri sera ho dato il mio numero ai ragazzi coi quali sono stata. Mi faccio schifo. Se due mesi fa mi avessero detto che mi sarei ridotta a stare con più di dieci ragazzi a sera sarei scoppiata a ridere sapendo che non sarebbe stata una cosa nemmeno immaginabile per me. Così decido di non leggere i messaggi e inizio a vestirmi. Chissà se i nonni sono in casa?
Sento suonare il campanello. Scendo le scale per andare ad aprire la porta e mi si prospetta una strana scena davanti agli occhi: i nonni sono accanto alla porta, la nonna sta piangendo e sulla soglia c'è mia zia Lara. Lara è la sorella di mia mamma e dal giorno del funerale non l'ho più vista. Lei e la sua famiglia abitano a circa due ore da Firenze, dove abito, in una cittadina più piccola, ed è proprio a causa di questa lontananza che non siamo mai stati in stretti rapporti.
-Ciao zia Lara, a cosa dobbiamo questa visita?- dico. La zia guarda i nonni come per cercare un'approvazione per le parole che avrebbe successivamente detto. -Sono venuta a prenderti. Verrai a vivere con me.-
Resto senza parole. Guardo i nonni, mi sento tradita, non voglio andarmene, non possono costringermi!
La zia continua-I nonni non ce la fanno. Non riescono più a guardarti indifferenti mentre ti autodistruggi, così mi hanno chiesto un aiuto e io sarò molto felice di accoglierti, sarai come una figlia per me.-
Mi gira la testa, salgo le scale in silenzio, etro in camera, inizio a preparare la valigia e dopo poco scendo. Nel salotto c'è un silenzio di tomba, do un bacio sulla guancia ai nonni ed esco di casa seguita dalla zia.

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