Salve,
Lei non mi conosce ed io non conosco lei. Ho trovato il suo indirizzo dopo una serie di ricerche, e così ho deciso di scriverle.
Deve sapere, anche se credo ne sia a conoscenza, che lei mi ha chiamato al telefono ogni giorno per una settimana, precisamente ogni giorno per una settimana alle nove meno un quarto.Cerca un certo Mark, Mark Morrison per l'esattezza.
Ogni sera è la stessa storia, "Pronto?" "Mark?" "Credo abbia sbagliato" "Non sei Mark? Mark Morrison, per il contratto" "No, mi spiace" "Mi scusi, arrivederci", e poi riattacca.Beh volevo che le fosse chiaro che io non sono Mark, tanto meno Mark Morrison. Mi chiamo Alex.
Non faccio contratti o roba simile, sono un giornalista, o per lo meno ci provo. Ho trentadue anni, sono di Saint Andrews e vivo a Glasgow da ormai quasi quattro anni.
Ah, sono single se proprio vogliamo dirla tutta, anche se so perfettamente che a lei di chi sono, cosa faccio o con chi mi vedo, gliene frega relativamente poco.Bene, ora che lei sa praticamente tutto di me, o insomma quel che basta per poter dire di conoscere una persona, io vorrei capire esattamente chi è lei.
So dal prefisso che abita nella mia stessa città, o comunque vicino.
So che è di origini francesi per il suo cognome.
So che è parecchio cocciuto/a, visto che continua imperterrito/a a chiamare lo stesso numero sbagliato da una settimana.
O magari soffre di amnesia. Sia chiaro, non ho intenzione di mancarle di rispetto, quindi se dico qualcosa che non le va a genio è perché sono un uomo estremamente sincero e non mi faccio troppi problemi a dire ciò che penso.
Mi azzarderei anche a dire che è una donna sulla quarantina, ma spero vivamente di non averla offesa in caso lei fosse più giovane o più uomo.
Adesso però non voglio annoiarla più del dovuto, quindi le dirò in modo diretto ciò che ho da dirle.Il primo giorno in cui lei mi chiamò non feci molto caso all'accaduto, e così anche il secondo.
Al terzo giorno comparvero nella mia testa i primi dubbi riguardo la sua sanità mentale, al quarto comiciai a spazientirmi, mentre al quinto giorno ero irritato, parecchio irritato.
Il sesto giorno quasi mi divertii a vedere che lei richiamò per l'ennesima volta.
Il settimo risposi al primo squillo senza esitare.
L'ottavo giorno aspettai tutta la sera, ma lei non mi richiamò.
Il nono dormii addirittura con il telefono sul comodino, ma niente.
Il decimo giorno persi le speranze. Ero triste, si rende conto? Ero triste perché un perfetto/a sconosciuto/a non mi chiamava per sbaglio.
Così decisi di cercarla, ed eccoci qua.Ora, lei potrebbe dire che io sono un perfetto idiota, uno psicopatico, un malato mentale, e io le darei ragione.
Ma vede, caro/a, io credo di essermi affezionato alla sua voce.
E non la prenda assolutamente per una dichiarazione amorosa, non sono così superficiale.
No, sto soltanto dicendo che mi manca la sua voce.
E anche se questo discorso le sembrerà strano, o meglio IO le sembrerò strano, va bene, perché neanche io so spiegarmi perché quel suo accento francese mi affascina tanto, perché quel tono pacato ma gioiale mi rassicura, perché quelle quattro semplici, stupide parole mi prendono così, perché una banale voce riesce a risollevarmi il morale.Dunque, io vorrei soltanto sapere più di lei, della sua vita, e magari anche di questo Mark Morrison.
Potremmo icontrarci, perché no?
E se non volesse incontrarmi, almeno mi scriva una lettera.
Se non volesse scrivermela, mi chiami.
E se non volesse nemmeno chiamarmi, allora mi chiami per sbaglio.Con affetto:
Un Mai Visto