Hello

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Il ragazzo si portò la sigaretta alle labbra, essa andò a scontarsi con il piercing che portava da qualche anno sul labbro inferiore.
I capelli ondeggiavano a ritmo del vento sulla sua testa, li aveva tinti da estremamente poco, così il nero aveva coperto il marrone e ora si scontrava perfettamente con i suoi occhi azzurri.

Erano azzurri, dicevano gli altri, quasi più del mare, ma ora che Louis stava guardando le onde scagliarsi sugli scogli, non pensava che i suoi occhi fossero comparabili a tale bellezza, una bellezza libera dalle «catene» del mondo, mentre lui faceva parte di quelle stesse catene, come fosse mosso da altri.

Era escluso, a suo modesto parere, che i suoi assomigliassero a quel "mostro" blu dalle fattezze enormi, così fragile quanto forte, Louis riteneva che del mare in lui non ci fosse nulla, e neanche quel colore che si celava nei suoi occhi lo rappresentava.

In piedi su quegli scogli, il ragazzo, poteva sentirsi davvero libero dalle oppressioni del mondo, lontano da esso e lontano dalle voci che vagavano per le strade, lontano da quel mondo distratto che girava senza sapere, Louis si sentiva Louis, ma ciò accadeva solo nella solitudine della spiaggia a metà ottobre.

Le dita del ragazzo svolazzarono, letteralmente come fossero ali, nella tasca della giacca dove giaceva un quadernino dalla copertina nera con all'interno una penna; agli occhi di quelli che lui chiamava «vagabondi» poteva sembrare solo un ragazzo con problemi di esclusione e asocialità, ma in realtà lui era molto più di questo- cosa che però Louis stesso non aveva ancora constato-

La sua presenza spaventava, essendo tatuato forse in ogni parte del proprio corpo, escluse solo alcune, portando quei piercing sul viso e sul braccio, era quello etichettato come «diverso» come «sporco», ma lui non faceva caso alle parole, esse poi venivano trasportate dal vento lontano dalla sua esile persona, Louis trovava un posto in solitudine e lì vi si stanziava per ore, perché lui scriveva di un ragazzo con la pelle tatuata e con il mondo alla calcagna

C'era forse qualcuno che l'aveva fatto diventare così diffidente, forse anni prima o in un'altra vita, Louis non rimembrava perché aveva rimosso ogni ricordo che lo portasse a quello che prima lui era stato, la persona nuova che era non voleva pensare alle passate delusioni.

Eppure qualcosa rimaneva viva in lui, nonostante cercasse di cancellare quello che poteva essere un periodo bellissimo, o un'amore doloroso e fragile, Louis non aveva ancora catalogato quello che c'era stato con Harry.

Forse, pensava anche se titubava lui stesso, era solo questione di un bacio che era durato per troppi mesi, come se le loro labbra avessero vissuto in simbiosi per secondi, minuti, ore e giorni...e tutto ciò si fosse concretizzato in mesi davvero indimenticabili, dove l'unico posto del ragazzo diventava il corpo caldo di Harry.

Ma che fosse un bacio- una carezza pin abbraccio- ciò che era concreto è magnifico si era distrutto perché le persone, perché le anime vagabonde che zittiscono durante l'andare del mondo, fanno muovere le loro bocche sempre nel momento sbagliato.

E ciò aveva fatto scappare Harry, per sempre.

Aveva fatto cambiare Louis, per sempre.

Eppure, quando i suoi occhi si rincorrevano le onde del mare fino a scagliarsi con esse sugli scogli, Louis ci ripensava-a quello che erano stati, e che sarebbero potuti continuare ad essere- e scorreva tra i contatti del cellulare perché il suo numero era ancora tra i pochi preferiti- e osservò i numeri come se potessero rappresentare qualche strana combinazione, forse aveva letto troppe volte il codice da vinci e voleva trovare sequenze dove esse non vi erano- o semplicemente era combattuto, voleva che quei numeri dicessero lui se fosse una buona idea chiamarlo.

Rise di lui, con genuinità e spense il telefono, sapeva che lui si era rifatto una vita, senza pensarci due volte, ma non gliene dava colpa, lui era scappato ad est e Louis era rimasto a nord, la paura aveva diviso i loro corpi, i loro cuori e quelle labbra che per mesi si erano date aiuto da sole.

Ora il telefono era posato al suo fianco e le sue dita fragili e stanche impugnavano la penna che lenta sporcava il foglio, le parole venivano fuori come una tempesta, la carta sembrava piangere per il carico di emozioni che le stesse lettere esprimevano.

Louis giocò con il suo piercing, guardandosi in torno aspettando che la catastrofe lo colpisse in pieno, il mare si stava ingrossando e bagnava i piedi degli scogli dove il suo corpo era abbandonato nella riflessione dei suoi momenti, non era spaventato, ma ammaliato da cotanta magnificenza.

Il mare, sarebbe stato il posto in cui un giorno avrebbe voluto morire, la sua anima non sarebbe stata costretta al vagare nelle strade, ma tra l'azzurro dell'acqua e i colori delle meraviglie che essa presentava.

Poteva dipendere da quello per sempre, l'aria non importava se attraverso i suoi occhi l'arte della magnifica grandezza delle acque era ancora viva attraverso i suoi occhi.

E l'impeto di forza che solo il mare poteva avere- secondo lui- pervase le sue ossa fino a far arrivare una molla nella sua mente e senza accorgersene il telefono aveva già preso a squillare.

Dall'altro capo una voce assonata si sentì e le corde che componevano il volto del ragazzo dai capelli neri iniziarono a suonare quella che sembrava una canzone d'addio.

«Ciao, sono io
Mi chiedevo se dopo tutti questi anni volessi incontrarmi.»

Sussurrò melodiosamente Louis, più che una domanda suonava come una richiesta di aiuto, un sussurro che nella notte poteva assomigliare ad un richiamo d'amore.

Ma troppo tardi si accorse che quella era solo una canzone continuativa, una segreteria che non smetteva di parlare, forse lui aveva lasciato già troppi messaggi.

Troppe richieste d'aiuto per una persona il cui cuore era stato spezzato da chi chiedeva aiuto, ora, silenziosamente.

Un sussurro, gemito addolorato, si disperse tra le labbra di Louis e il telefono venne subito spento, senza che la chiamata finisse in alcun modo.

Perché, come aveva già capito, quel ricordo sarebbe svanito solo come astratto, la realtà era solo una.

E la sua era quella che viveva, niente giochi, niente scherzi.

Era solo un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli neri, occhi che a volte assomigliavano davvero alla forza del mare.

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