Le labbra del ragazzo si posarono su quelle dell'altro posto di fronte a lui, ricambiò il bacio ma non come Xander si aspettava facesse, persino lui capiva che Harry non era lì in quel momento.
Ed infatti Harry era lontano anni luce da quella casa, da quel salotto e da quel camino che stava riscaldando i loro corpi durante la notte del trentuno ottobre.
Mentre il ragazzo dai capelli lunghi pensava il campanello della porta suonò e toccò a Xander andarla ad aprire per dare quei pochi dolci che avevano a quei bambini che avevano appena suonato, la procedura si sarebbe ripetuta tutta la sera , ma questo non importava tanto quanto il fatto che Harry era sempre così distante, sempre così tra le nuvole e l'alchimia che si era creata qualche anno prima sembrava sparita del tutto.
Harry si alzò andando a osservare fuori dalla finestra la pioggia scrosciante che ricadeva sulle vie dalla città, mentre sorseggiava la sua cioccolata calda e pensava; vedeva dall'alto del suo loft i ragazzi correre con gli ombrelli aperti e nonostante la pioggia essi andavano a racimolare dolci, era divertente.
Ma Harry era lontano anni luce anche da quei ragazzini che chiedevano innocuamente «dolcetto o scherzetto?» alle porte.
«amore, io esco un attimo» disse Xander uscendo dalla casa, senza neanche baciarlo, perché sapeva che Harry aveva uno dei suoi momenti, sapeva che Harry era dal lato opposto del mondo in quel momento, un mondo che nonostante il tempo passato a lui faceva ancora molto male.
Harry era rimasto solo con i pensieri che da astratti diventavano palpabile, così pesanti che il ragazzo dai lunghi capelli dovette accomodarsi sul davanzale della finestra, il suo loft era al quinto piano e la vista da lassù era un promemoria della distanza che sperava i loro corpi.
Harry si trovava dal lato opposto del mondo, mentre ascoltava continuamente quel messaggio perché la voce dall'altro capo era la sua canzone preferita.
Lui in casa, c'era sempre stato, quando Louis chiamava, ma non rispondeva perché non riusciva a perdonarlo e aveva paura che sentendolo sarebbe stata la prima cosa uscita dalla sua bocca quello «Scusami», per cui era meglio ascoltare, mentre la pioggia cadeva ed il cuore veniva inondato da quel sentimento che noi chiamiamo tristezza.
Harry non rispondeva e non avrebbe più risposto a quegli appelli silenziosi, urlati del ragazzo dagli occhi color mare, lui era il primo che glielo ricordava quando Louis diceva che il mare era fine troppo per essere paragonato ai suoi occhi, lui lo osservava dicendogli che era palese, invece, il contrario.
Il mare non aveva a che vedere con la bellezza afrodisiaca degli occhi di Louis.Harry continuava a trovarsi mentalmente con Louis dal lato opposto dell'emisfero, a sfogliare le foto del viaggio in California fatto solo dopo la fine del college, erano davvero dei tempi da poter essere considerati belli.
Ma forse erano così lontani da poter essere persino un'altra vita, un universo parallelo dove la felicità aveva un volto ed un nome: Louis Tomlinson.
Ma la voce di Louis inondava le sue giornate e Xander era abituato a quel lato di Harry, sapeva di dover curare ogni ferita che aveva, metaforicamente anche, ma a volte era insopportabile vederlo stare così.
«almeno ci ho provato» sussurrò la voce di Louis dietro il telefono, ed Harry si sentì così giovane e felice, forse quella era l'altra vita, la reincarnazione dopo le sofferenze.
Non c'erano più secondi o minuti, giorni o settimane, mesi e anni, semplicemente più di qualche vita passata mentre la si viveva da solo spettatore, ma provando ogni sentimento che si potesse provare.
Louis ci aveva provato, era dannatamente vero, ma nessuno era disposto ancora a perdonarsi.
Harry lo capì guardando due ragazzi baciarsi sotto la finestra del suo loft, uno aveva i capelli lunghi e l'altro aveva occhi azzurri che erano riconoscibili persino dall'alto.
Chiuse gli occhi sorridendo, quei ragazzi non c'erano più.
Perché erano solo ombre di un passato sin troppo vivo per essere dimenticato.