Il monastero di **** era situato in una zona di montagna particolarmente isolata e boscosa. Un' unica via consentiva di raggiungerlo, un passo coperto dalla neve che per cinque mesi l'anno isolava quasi completamente il luogo da ogni contatto con il mondo esterno. La sua fondatrice, una contessa di piccolo lignaggio ne aveva ordinato la costruzione come ringraziamento per la nascita del proprio figlio maschio, un evento che aveva allontanato da sé qualunque sospetto di sterilità.
La prima badessa fu una nipote di quest'ultima. Vi giunse dopo un lungo periodo trascorso alla corte imperiale, interrotto dalla decisione repentina di questa di prendere i voti. Molte storie giravano sul suo conto. Alcuni sostenevano che il suo ritiro nell'edificio fosse dovuto al desiderio di superare l'umiliazione di non aver sposato un principe lontano. Altri, invece, affermavano che fosse frutto di un disprezzo atavico verso il matrimonio. Altri ancora sostenevano che la carica fosse la conseguenza di una semplice vocazione religiosa, testimoniata dalle notizie dei pellegrinaggi che la dama fece, prima di ritirarsi in quel convento.
Quest'ultima versione era la più popolare nella comunità di ***. Coloro che ancora dubitavano di questa idea, si guardavano bene dall'esternare una simile opinione, per una mera questione di decoro.
In seguito ad alcune scorribande di briganti nella zona, la badessa aveva disposto una maggiore clausura, con lo scopo di proteggere le sue consorelle, inasprendo le pene per tutti coloro che venivano meno a questo ordine. Nessuna aveva obiettato in proposito...come dimostravano le storie degli scempi compiuti da quei visitatori. Incendi, aggressioni e violenze erano ancora un ricordo molto vivo nella zona che, anche se in forma più lieve, continuava a portarne i segni.
Neppure la clausura dell'edificio era meno tenera...come testimoniava il numero delle monache, poco più di una trentina, tutte provenienti da nobili di piccolo e medio lignaggio. La vita al suo interno era scandita da preghiere, digiuni e penitenze di vario genere che, con il clima rigido, provvedevano a piegare il corpo delle abitanti del convento.
Queste considerazioni non sembravano toccare la castellana che, muta, osservava la madre superiora. L'unico elemento che salvava da quell'immobilismo era il rumore delle dita che, in modo quasi involontario, avevano preso a muovere i grani del rosario.
Gerberga, in cuor suo, non faticava a comprendere quella tensione. Un moto di pena, mista a biasimo, la colse. Sapeva bene quale destino avrebbe seguito i gesti della castellana: sgomento, disgusto e, infine, odio. Nel pensare ciò, tuttavia, non provò nessun desiderio di empatia nei suoi confronti. La castellana aveva deciso e lei avrebbe assecondato la sua scelta, malgrado la giudicasse folle e rovinosa.
Chi è causa della propria rovina, pianga unicamente la propria vacuità aveva letto una volta...e quel giorno ne avrebbe avuto la prova.
La porta dello studiolo si aprì, lasciando intravvedere la sagoma magra e segaligna di una religiosa dal volto spigoloso e inespressivo.
-Mia cara figlia, conducete qui Bianca.- ordinò. La donna non rispose, eppure alla marchesa non sfuggì il lieve irrigidirsi del volto della monaca, nel momento in cui la badessa pronunciò il nome della bastarda del marchese.
-Reverenda Madre, cosa sapete dirmi della fanciulla che ho chiesto?-non poté fare a meno di chiedere.
La religiosa socchiuse gli occhi. -Cosa desiderate sapere, figliola?-domandò a sua volta.
Berta afferrò il rosario nero, giocherellando con i grani. -Ho scarse notizie su questa giovane. Quando sono diventata sposa del marchese, ero ancora una fanciulla inesperta, del tutto ignara del Mondo. Per custodire la mia serenità, il mio sfortunato consorte ha provveduto ad interrompere qualsiasi tipo di relazione illecita e di dedicarsi ai doveri del casato. Di conseguenza, non conosco questa creatura che ho deciso di accogliere nella mia casa.- cominciò, pronunciando le parole con studiata lentezza.
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IL CAVALIERE NERO
General FictionBianca non vede il Mondo da molti, molti anni. I suoi confini sono il muro di cinta e l'albero di castagno che si trova ai confini del monastero. La sua è una vita fatta d'ombra, immersa nel silenzio e nel buio della foresteria. Non ha ambizioni, no...