Avete mai provato la sensazione di essere sfiorati di proposito e sentire caldo?
Una panchina, novembre alle porte. Sabbia a perdita d'occhio, il mare,l'aria fredda di un pomeriggio benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione.
Due persone unite in quello che la gente ama chiamare "abbraccio", ma che il cuore chiama in altri modi: difesa, protezione, scudo,rifugio, conforto (salvezza, a volte).
Avvolta a lui, alla sua ancora, come un animale ferito. La testa si china lentamente, si muove in modo impercettibile. Spalla; incavo del collo, capanna dei pensieri; scende, cala, si adagia sul petto.
Per un attimo ha l'impressione che il battito del suo cuore coincida con il suo respiro, per un attimo si sente finalmente al posto giusto e al momento giusto dopo averlo cercato così tanto; si sente morire sciogliere espandere riempire e allo stesso tempo rinascere, viva più che mai e come in un'altra dimensione.
E'disarmante trovare in un abbraccio certezze che non si hanno mai avuto e che si hanno bramato tanto a lungo.
Fievoli nuvole affiorarono dalla superficie delle loro labbra rosse pupuree. Sembrava che si cercassero, che per far piovere avessero bisogno di scontarsi.
Scivola la mano di lui sul dorso di quella di lei. Le nocche, le dita affusolate da pianista; un intreccio fragile e più resistente di ogni nodo. Attrazione di corpi, un filo invisibile che li avrebbe legati in qualche modo per sempre, tenuti uniti e vicini. E poi istanti che sembrarono eterni li raccolsero in quell'Abbraccio,quello scontro cosmico di pensieri parole emozioni controverse,schegge di una vita che sembrava non aver avuto alcun senso prima di fonderla con quella dell'amato.
Quanto è bello sentirsi desiderati, finalmente pieni e felici e utili in una vita che era apparsa sempre mediocre e banale! Sentirsi finalmente fuori dalla monotonia a cui ci si aggrappa gelosamente e dentro all'avventura di avere affianco qualcuno a cui batte forte il cuore quando incrociate i suoi occhi a mandorla neri come la pece,che vi guarda di nascosto pensando a quanto è fortunato ad avervi,ad avere il suo vulnerabile e meraviglioso animale ferito da curare.
L'ho provata quella sensazione, dell'essere sfiorata di proposito e sentire caldo.
L'ho provata con il mio amato, il ragazzo seduto sulla panchina alle porte di novembre.. ma la ragazza che lo abbraccia non sono io.
E'lancinante fare i conti con il senso di abbandono che ti invade l'anima, il gelo che ti ghiaccia il sangue nelle vene, sbattere contro il muro della verità come questo mare si infrange sugli scogli: tu non sei l'ancora, l'animale ferito, la salvezza, il desiderio, la certezza di nessuno. Soprattutto, non sei niente di tutto ciò per la persona che lo è per te.
Ricordo con amarezza e tenerezza insieme quando mi chiamava 'fiore'.
Sembra quasi che mi abbia confusa con una rosa; l'ha raccolta senza pensare di averla spezzata, ed ora è in un vaso e ciò che le rimane per vivere è l'acqua che egli stesso le ha dato.
Cosa rimane di noi ora?
Brandelli di flashback. Macerie di ricordi.
Pochi pezzi distrutti di me.