Charapter two;

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- Piacere, io sono Jennifer - dissi, e la ragazza mi rivolse un sorriso d'argento sporco di resti di panino. - Io sono Sasha - rispose. I capelli erano arruffati e ricci, e due profonde occhiaie incombevano sui suoi occhi verde oliva. - Mi dispiace dirtelo, ma quello non è il tuo posto - continuò.

- Come? - chiesi d'istinto, e la risposta si presentò alle mie spalle.

- Levati dalla mia postazione. - Una voce roca proveniva da un ragazzo austero e prepotente, con capelli ricci raccolti in una codina e due occhi verdissimi che sembravano smeraldi. Non potevo nascondere che era un gran figo. - Mi hai sentito? - continuò irato.

- Va bene, non prendertela così - risposi, mordicchiandomi l'interno guancia. Mi alzai, e mi sedetti nella poltrona accanto a lui. - Cristo, ti devo avere per forza in mezzo ai piedi?

Scattai in piedi, puntandogli il doto contro. - Ti hanno insegnato l'educazione i tuoi genitori?

Lui serrò la mascella, come se fosse bloccato dal replicare per quanto volesse. Sospirò, facendomi segno di sedermi. Lo guardai in ogni mossa che fece prima di sedersi e chiudere lì la questione.

Una parte di me, sinceramente, voleva che quel dibattito continuasse, ma scacciai l'idea.

Guardai il monitor, che chiedeva di immettere il nome utente e la password. Non sapevo cosa fare.
- Sei nuova, vero? - disse il ragazzo, senza staccare gli occhi dal suo computer.
- Sì - risposi, non volevo dire di chi fossi figlia, era deprimente.
- Nel retro del tuo cartellino c'è scritto tutto, controlla.

Ero indecisa se ringraziarlo o meno, ma preferii costatare se quello che mi avesse detto era reale.

E lo era. 'Nome Utente:JenKKnifer Password:61847'

Inserii tutto nelle caselle, e la schermata scomparve, mostrandomi delle telecamere. Riprendevano una parte di una casa, e notai che vi era indicato il nome. - Kurt Handerson - rispose quello, imprecando sotto voce.

Si avvicinò a me, e potei sentire il profumo di menta e colonia provenire dalla sua camicia semi aperta. Mi scostai con la sedia, mentre lui in piedi digitava qualcosa a me sconosciuto.

- Dobbiamo andare dal direttore, il tuo posto non va bene - disse, sciogliendosi i capelli. Era seriamente un dio greco. Tolsi la sua immagine sull'Olimpo, per concentrarmi sulla vita reale.

- Puoi spiegarmi il perché?

Lui mi prese per il braccio e mi allontanò dalla fila. I suoi occhi verdi scintillavano, fissi sui miei ghiaccio. - Lui è uno di quei pazzi criminali - spiegò - mai sentito parlare di quel bastardo che uccise la moglie perché aveva scoperto che aveva derubato una banca?

- Ricordo. Era conosciuto come sir Bottino.

- Esattamente - rispose con la sua voce roca. - È troppo pericoloso per te.

- E tu che ne sai? Potrei farcela.

- Lo so e basta, non serve un esperto per dire che quello è un tipo difficile.

Fui trascinata dalla sua presa fino alla porta di zio Unicorno, reprimendo l'istinto di ridacchiare. Di sicuro l'avrei chiamato così involontariamente qualche giorno. - Signor Flickerman - disse il ragazzo - assegnare a lei questa missione è sbagliato.

- Se posso parlare - dissi, guardandolo con sfida - Grazie. Posso farcela.

- Styles, non dubitare delle abilità altrui, quello è il suo posto. - Rispose zio Unicorno alias direttore Flickerman.

Lui mise le mani al cinto, agrottando le sopracciglia. Non se l'aspettava.

- Lavorerò io con lei.

- Cosa? - dicemmo io e zio Unicorno. Oh, cielo.

- Le insegnerò io cosa fare, e così Handerson avrà due controllori. Dopotutto Stones non combina mai niente e sono annoiato.

- Va bene - rispose quello. - Assegneremo Stones a Tomlinson.

- In questo caso, so che gli piacerà - ridacchiò Styles, senza motivo. - Grazie signor Flickerman.

- Tornate a lavoro - rispose quello, ed io non riuscii a dire nulla. Ero terrorizzata dall'idea di avere a che fare con questo.

- Se ti frullasse in testa l'idea che l'ho fatto perché mi piaci, è totalmente sbagliata. - Disse durante il tragitto di ritorno.

- Neanche un minimo. A questo punto preferivo essere assegnata a qualcun altro.

- Oh, sul serio? - domandò malizioso. - Magari ti piacerà.

- Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma... Al momento non sono felice.

- Ti do una settimana, poi vorrai uscire con me - mi provocò audacemente.

La mia bocca si aprì per replicare, ma non emise nessun suono. Lo guardai solamente, mentre lui guardava me con faccia sfacciata. - Staremo a vedere.

Arrivati nuovamente alla nostra postazione, notai due nuovi soggetti che prima non c'erano: il fattorini, comodamente spaparanzato accanto al ragazzo moro, ed un altro moro dagli occhi azzurri vicino a Sasha.

Styles prese la sua sedia, e la mise accanto la mia. Eravamo molto stretti, perché era una sola la postazione.

- Oh oh! Chi c'è qui? - una voce effeminata proveniva dal ragazzo nuovo con una sciarpa viola.

- Sono nuova - dissi, scrutandolo. - E perché Harry sta con te? Ai miei inizi non mi stava così attaccato. - Rispose lui, e capii che era probabilmente gay.

- Louis torna al lavoro, prima che ti bruci quella sciarpa del cazzo - rispose furente il ragazzo, di nome Harry Styles. Ciò mi spaventò.

Louis tornò con lo sguardo verso il computer, intimorito da chi avevo accanto. Forse dovevo a vere paura pure io.

- Dunque dobbiamo osservarlo e basta? - chiesi dopo un quarto d'ora noiosissimo. Non immaginavo così la mia carriera.

- Mi dispiace dirlo, ma Stones era più attivo e meno noioso di lui.

- Oh, ora rimpiangi ciò che hai lasciato? - domandai con tono saccente.

Lui si leccò le labbra, cercando una risposta. - No a dir la verità. Posso fare quel che voglio ora.

Cacciò la mano nella tasca dei jeans e prese il cellulare, iniziando una partita a Temple Run. - Lasci il lavoro a me? - chiesi sconvolta.

- Beh, sì. Dimostrami che te la sai cavare, così mi convinci.

- Non ho mai incontrato una persona più spregevole di te - gli risposi, alzandomi dalla sedia. Andai dal ragazzo moro con la sciarpa fatta a mano, lui si che era un bravo ragazzo.

- Tu che ci fai qua? - domandai al fattorino, comodamente appolaiato. - Sonnecchia - spiegò l'altro, e mi fece posto in una delle sedie.

- Viene qui tutto il tempo, il suo lavoro è da mezzogiorno all'una, e non sa cosa fare nella mattinata.

- Ah, quindi conviene diventare il fattorino della pizza.

Il ragazzo scoppiò a ridere, e trascinò anche me. - Non ti ho detto come mi chiamo, io sono Liam Payne.

Sorrisi. Il suo cellulare squillò, ed una faccia intimorita comparve sul suo volto. - È la tua ragazza?

- Peggio - rispose, scuotendo la testa. - Mia madre.

- Amoruccio della mamma! Stai facendo il tuo lavoro ben benino? - si sentì, e provai compassione nei suoi confronti.

Non volendo essere di troppo nella sua romantica conversazione, guardai Harry che aveva posato il telefono e controllava il monitor. Mi sentii in colpa, dopotutto forse voleva aiutarmi.

Mi sedetti accanto a lui, e mi guardò indifferente. - Ci vuole sempre uno che controlli qui. - Spiegò come per giustificarsi.

- Va bene, ci sto io se vuoi.

- Grazie, ma io sono il maestro e tu l'apprendista. lavoriamo insieme.

Sorrisi, e la mattinata passò più piacevolmente rispetto a prima.

Nasty - Il pericolo incombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora