Una settimana dopo...
All'ora di pranzo incontrai mio padre. Si presentò con un sorrisone fiero sulla sua faccia, ansioso di sapere il mio rendimento.
- Come è andata? - chiese nervoso. Volevo mascherare l'alone di delusione che mi circondava.
- Piuttosto bene come prima settimana. Ho già fatto nuove amicizie.Lui sorrise nuovamente, invitandomi a sedere con lui. Un suo collega, però, lo tirò in disparte.
Presi una fetta di pizza dallo scatolone del mio vecchio, e la degustai con piacere.
Il mio amore verso la pizza era un amore vero.
Scorsi Harry con una ragazza, e provai una strana sensazione nel petto. Li osservai parlare con una maniera così spontanea, e mi domandai se fossi io il problema.
Ieri mattina avevamo litigato per il posto, perché voleva mettersi lontano da Louis. Ieri sera perché aveva dimenticato il cellulare lì, ed io non sapendo l'orario sbirciai nel suo. E così anche gli altri giorni. Ci pizzicavamo sempre, e nonostante fosse veramente sexy, lo odiavo. Odiavo la sua arroganza, il tono superiore che usava con me, la sua fronte corrugata quando lo provocavo...
E quei due si baciavano felici. Poi scomparvero nel bagno, e non immaginai cosa facessero lì dentro. Rassegnata nel non vedere mio padre, portai con me la pizza, ritornando nel mio posto. Harry mi raggiunse un quarto d'ora dopo, mentre ero intenta ad osservare Kurt che giocava a carte con suo fratello. Inutile dire che aveva un'aria disordinata e stranamente allegra.
- Cosa combina il nostro cattivone? - chiese, sedendosi e appoggiando i piedi sulla scrivania. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. - Gioca a carte. Vorrei tanto sentire cosa stanno scommettendo, perchè, se vedi, stanno parlando.
Harry si sporse leggermente in avanti, sfiorando la mia mano sporca di salsa della pizza. La ritrassi subito, facendo finta che non avevo notato niente. - Hai ragione - disse, noncurante del gesto che aveva compiuto. Mi congratulai con me stessa per l'astuzia di non dire nulla. - C'è qualcosa di losco.
- Puoi mettere delle cuffie per sentire meglio? Con tutte le persone che osserviamo qui, non si sente nulla.
Harry annuì, prendendo dal suo giubbotto delle semplici cuffiette per telefono. Nel farlo, potei notare che aveva una macchia di rossetto rosso dietro alla nuca. Un senso di vuoto si fece largo nella mia pancia, ed improvvisamente la sensazione di sazietà svanì.
Harry mi diede uno dei due auricolari, ed aumentammo il volume. Le cuffiette erano corte, così dovevamo stare vicinissimi mio malgrado. Glielo dovevo dire? Decisi di sì, se lo avesse scoperto qualcun altro...
Solo che non lo dissi molto amichevolmente - La bionda che ti sei fatto ti ha lasciato una macchia sul collo.
Lui sgranò gli occhi, strofinandosi con adrenalina la mano sulla parte macchiata. Non reagì violentemente per fortuna. - Oh, grazie. - Disse naturalmente, senza badare alla prepotenza della mia voce.
- E' la tua ragazza? - insistetti, e lui guardò altrove come in cerca di una scusa. - No, è solo un'amica...
- Okay, ho capito - risposi, risparmiandogli di dire chi era per lui quella lì. - Grazie per essere comprensiva.
Non sapevo che dire. Non mi aveva mai ringraziato.
Cercai di concentrarmi sui due, ma il mio pensiero fisso era rivolto alla persona accanto a me.Lo osservai. I capelli ricci e castani gli conferivano un'aria principesca, e gli occhi nascondevano qualcosa difficile da far trapelare. Cavolo se era sexy. Improvvisamente sentii le mie guance avvampare, dunque ritornai alla schermata.
- Kurt, sai che il pacco X non può essere preso così alla leggera - disse il fratello di Handerson.
- Luke, non costringermi a immischiarmi.
- Devi aiutarmi.
Guardai ancora una volta Harry, e come per telepatia lui guardò me. - Non è una cosa da sottovalutare. Tu sta' qua, io vado a chiamare il direttore - disse, togliendosi le cuffiette.
Istintivamente gli afferrai il braccio, e lui mi guardò con uno sguardo sorpreso. - Scusami.
- Tranquilla Jennifer - mi rassicurò avvicinandosi. Un suo ricciolo mi sfiorava la fronte. - A tra poco.
Gli sorrisi lievemente, cercando di concentrarmi sui loro discorsi.
- Luke, cazzo, è un mercato pericoloso. Ti rendi conto che il pacco X è una persona?!Scrissi tutto ciò sul tavolo del lavoro. Avrei ricevuto una sgridata dal direttore, Harry e mio padre, ma era fondamentale. Scommettevano una persona!
- Non dirmi che sei davvero cambiato... Ne sarei deluso fratellone.
L'uomo guardò amareggiato il suo fratello minore, come se avesse colpito un tasto dolente. Lo osservai in tutte le mosse di preoccupazione che destava, senza accorgermi di Harry. Zio Unicorno ( prima o poi dovrò smetterla) si asciugò la fronte imperlata di sudore, come quella di Harry. Una goccia gli cadde sulle gote, e tutto ciò era semplicemente paradisiaco.
Non ho mai reputato Harry brutto. Nel fatto di averlo come compagno di squadra era una cosa fortunatissima e che molte vorrebbero (compreso LouLou, il gay delle sciarpe) accanto. Ma rimaneva sempre uno spocchioso irritante.
- E' tutto registrato? - chiese il direttore, avvicinandosi e facendo fare una smorfia disgustata ad Harry, causa la puzza delle sue ascelle parte due.
Molti ci guardavano straniti e curiosi, dopotutto il direttore non entrava mai in questo reparto se non per casi estremi. Evidentemente Harry l'aveva convinto, e non potevo essere più felice.
- Sì - disse Harry, ed io gli lasciai il posto. Egli mi ringraziò con lo sguardo, ed iniziò a digitare una serie di lettere e numeri che non capii. - Per fortuna - spiegò sospirando - mi ricordo all'ultimo certe password. Sono unico.
Io ridacchiai di sottecchi, dopotutto era Harry e non poteva farci nulla nessuno. In una settimana conobbi meglio le sue espressioni, quando si esaltava egocentricamente e quando no, che shampoo usava...
- Aspetta! - gridai, accortami di un cartellino sul tavolo. Mi avvicinai ad Harry, che mi guardava perplesso. - Puoi zoomare lì?
Lui annuì, bloccando la registrazione che stava proseguendo. Luke aveva lasciato qualcosa al fratello, e non era una carta. Il riccio ingrandì, e poi mise a fuoco. Era un biglietto d'invito.
- Sei un fottuto genio Jennifer! - urlò sorridendo Harry, balzando dalla sedia e scuotendomi le braccia per la felicità. Sorrisi anche io, ma il momento svanì quando il direttore ci richiamò. - Styles, le romanticherie fuori dal lavoro - lo riprese con un pizzico di ironia. Fatto sta che Harry mi mollò, quasi facendomi cadere. Non replicò per fortuna, non volevo discussioni inutili.
- Cosa c'è scritto? - domandai al mio compagno.
- Galà Night, Wallflower Street n 409, Los Angeles. 28 novembre. Invito di Adolfo Cuàron - disse lentamente, ed io appuntai il tutto sul cartone della pizza, non avendo fogli con me. - E' stato il compagno di affari dei fratelli Handerson - spiegò il direttore.
- Ma è domani... - bisbigliai, guardando i due. Tutti e tre ci scambiavamo occhiate confuse, in cerca di qualche conclusione.
Harry appoggiò l'avambraccio sulla sedia, guardandomi maliziosamente. - Hai impegni domani mattina?
- Harry non è il momento - risposi con l'ira che stava aumentando dentro. Era seriamente così stupido?
Lui continuò a fissarmi come se nulla fosse. - Domani andiamo a fare shopping: andremo al galà.
Oh cielo.
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Nasty - Il pericolo incombe
Fiksi PenggemarJennifer ha sempre creduto che suo padre Josh fosse un supereroe: scompariva di punto in bianco e ritornava in modo misterioso, sempre con quella targhetta con su scritto 'Nasty'. Lei ormai è cresciuta, e si ritroverà a lavorare nella stessa associa...