CAPITOLO 37 (pt. 2)

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Le nocche della mia mano destra finirono contro il suo zigomo, facendogli sanguinare la bocca.
L'adrenalina che scorreva nelle mie vene sarebbe potuta bastare per riempire il corpo di un elefante.
Ero così tanto concentrata sul mio obbiettivo, che non sentii nulla di tutto ciò che accadde attorno a me.
Continuavo a picchiare violentemente Nathaniel fino a quando non perse i sensi e cadde a terra.
Mi girava la testa, le mie mani bruciavano, e il mio corpo fremeva ancora a causa della scarica di adrenalina.
Il corpo del ragazzo che si era messo contro di me, era immobile in una pozza di sangue ai miei piedi.
Respirava ancora. Non era morto. Non ancora.
Una mano grande e calda mi afferrò il polso tirandomi in un abbraccio.
Respiravo a fatica...
Mi accorsi che stavo piangendo solo quando le mie lacrime bagnarono la sua maglietta.
"Va tutto bene, bimba mia." La voce di mio padre fu l'unico suono che sentii prima di svenire.

***

"Come sta? Non si é ancora svegliata?" Riconobbi subito la voce di mio padre, ma non aprii gli occhi. Non avevo le forze per farlo.
Non ricordavo com'ero finita in questo letto, ma ero certa di essere svenuta dopo aver combattuto.
"No..." Rispose un'altra voce.
Justin.
"Va' a riposarti. Non ti sei mosso da qui da quando siamo arrivati." Disse preocupato mio padre.
Davvero? Lo aveva fatto davvero?
"No, va tutto bene... Io sto bene." Non stava bene. Lo capivo dal suo tono di voce stanco.
"Sappiamo entrambi che non stai bene. Vai a dormire un po', se si sveglia vengo a chiamarti. Anche tu hai bisogno di riposo." Era in questi momenti che il suo lato paterno usciva.
Sentii la porta aprirsi e di nuovo chiudersi, segno che qualcuno dei due era uscito, probabilmente Justin.
Dopo qualche secondo, aprii gli occhi. "Papà." Sussurrai richiamando la sua attenzione.
"Figlia mia." Si avvicinò subito al mio letto e mi strinse la mano, lasciandoci qualche bacio, facendo attenzione alle ferite.
"Come sta Justin?" Diedi voce alla domanda che più mi stava tormentando ormai da un po'.
Rise leggermente e rispose. "Sta bene."
"E la mamma? Ne sai qualcosa?"
"È a casa di quella sua amica che l'ha ospitata, sta bene." Mi rassicurò.
Un sospiro di sollievo lasciò le mie labbra.
"Cos'é successo al ballo? E quanto ho dormito?" Il collegamento tra cervello e bocca era disconnesso. Le domande uscivano a raffica dando voce ai miei pensieri.
Volevo sapere, volevo capire cos'era successo.
"Facciamo che prima ti fai una bella doccia rilassante e ti sistemi, e poi vieni di là. Io e i ragazzi ti racconteremo tutto." Mi accarezzo la guancia prima di aiutarmi ad alzarmi dal letto ed uscire dalla stanza.
Non feci neanche in tempo a fare un altro passo, che la porta si riaprì, rivelando una figura a me molto familiare.
"Shade..." Sussurrò prima di correre ad abbracciarmi. "Non farlo più. Mai più."
"J-Justin." Balbettai stringendolo forte a me.
Si staccò dall'abbraccio per guardarmi negli occhi. "C-come ti senti?" Chiese preoccupato sfiorando il taglio che avevo sulla guancia.
"Sono viva, é questo quello che conta, no?" Sorrisi debolmente.
"Si, é questo quello che conta."
"D-devo andare a farmi una doccia." Balbettai confusa di suoi occhi che mi scrutavano attenti.
"Okay... ti aspetto di là con gli altri." Mi diede un piccolo bacio sulla fronte e uscì dalla camera.

***

Avevo appena finito la doccia e mi stavo rivestendo.
Volevo sapere cos'era successo.
Lasciai i capelli bagnati ed andai dove c'erano i ragazzi.
Restai abbastanza stupita quando non vidi solamente i ragazzi della mia gang.
Uomini adulti, più o meno della stessa età di mio padre, parlavano tra loro giocando a carte intorno a un tavolo.
"Ehm! Ehm!" Tossii richiamando l'attenzione di tutti.
"Vieni qui, piccola."
Tutti i ragazzi e gli uomini si misero a semicerchio, pronti a raccontarmi l'accaduto.
"Ieri sera," iniziò Cole. "mentre eri concentrata a picchiare Nathaniel, loro," continuò indicando gli uomini, che mi sorrisero gentilmente a mo' di saluto. "hanno colpito alle spalle i The Street."
"Già... siamo gli ex Demons Murderers." Ridacchiò uno di loro. "Sono Jeremy Bieber, il padre di Justin." Si presentò l'uomo.
"Oh..." Suusrrai senza parole.
"Li hanno fatti fuori tutti, dal primo all'ultimo, senza fare il minimo rumore. Nathaniel non si é accorto assolutamente di niente mentre lottavate." Disse Anthony.
"Già! E poi gli hai dato quel colpo ed é caduto a terra stremato." Aggiunse esaltato John. "Allora, visto che tu eri fuori uso, Justin" Continuò indicandolo. "Gli ha fatto vedere l'inferno!" Gridò, provocando una rista in tutti i presenti.
Tutti eccetto Justin, che mi guardava trattenendo un sorriso dolcissimo.
Si leccò le labbra e sussurrò. "Non l'ho ucciso. Non spettava a me farlo. Comunque sono sicuro che non tornerà." Alzò le spalle.
"N-non capisco... Voi sieti piombati alle spalle dei The Street e li avete uccisi tutti?" Chiesi conferma.
Annuirono tutti insieme.
"Oddio! Ma siete dei fottuti geni! Come cazzo ho fatto a non pensarci io?!" Gridai dando il cinque a mio padre. "É stato da veri stronzi!" Sorrisi fiera.
Era stato da meschini, é vero. Ma ne era assolutamente valsa la pena.
I vecchi Demons Murderers con i nuovi BlackJacks.
"Cazzo." Il mio sorriso si spense. "Cazzo! H-harry..." Guardai Justin sperando che capisse.
"Oh, si, sta bene... se così si può dire. É ferito, ma fortunatamente non così tanto gravemente." Mi rassicurò.
"Mi ha salvato la vita." Disse Tony. "Ha preso una pallottola al posto mio..."
"Oddio..."
"Si si, okay. Ora però, devi tornare a letto." Mio padre si alzò in piedi e mi tese la mano, per poi riportarmi in quella stanza dove ero prima.
"Ti fascio le mani e poi ti rimetti a letto. Hai bisogno di riposo."
Prima che potesse dire altro, lo strinsi in un abbraccio. "Mi sei mancato papà." Sussurrai.
"Anche tu, piccola mia."
Mentre mi bendava le nocche spaccate e piene di tagli, mi disse: "Justin é davvero un bravo ragazzo... ci tiene davvero a te. Pensa che non si é mosso da questa stanza da quando, ieri sera dopo il ballo, siamo arrivati qui."
"Lo so..." Cercai di trattenere un sorriso. "Ho sentito parte della vostra conversazione."

Justin's Point Of View

Stavo pazientemente aspettando che Brock, il padre di Shade, uscisse dalla stanza.
Volevo, avevo bisogno, di restare un po' da solo con lei.
Fortunatamente, uscì poco dopo.
"Sai Justin... La prima domanda che mi ha fatto appena si é svegliata, é stata: Come sta Justin?" Mi diede una pacca sulla spalla. "Si può sapere che le hai fatto?!" Ridacchio.
"Posso andare da lei?" Chiesi speranzoso in una risposta positiva.
"Si, ma ricordati che ha bisogno di riposare, é ancora fisicamente debole."
Non me lo feci ripetere due volte e mi fiondai in quella stanza.
"Hey..." Sussurrai avvicinandomi al letto sulla quale era seduta.
"Hey." Sorrise.
Dio! Che sorriso!
"Vieni qui con me. Non mi va di restare sola." Mi prese per la manica della felpa che avevo addosso, e mi tirò verso di lei.
La feci sdraiare e mi misi dietro di lei, avvolgendola con un braccio. "Ora dormi." Le baciai la tempia.
"Si, ma tu resta con me. Non te ne andare."

My Trouble // Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora