CAPITOLO 1. L'inizio e la fine di ogni cosa

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X:''Tutto si rivelerà a tempo debito, sei la chiave che conduce alla salvezza delle due fazioni, sei l'equilibrio tra bene e male, sei la nostra ultima speranza.''

Angy:''Aspetta non andartene, chi sei? E cosa significa tutto ciò?''

Tutto si fece buio e un fastidioso rumore interruppe il mio sogno.

DRIIIIIIN

"Buongiorno mondo!"
dissi tra me e me, mentre mi massaggiavo la chiappa dolorante per la caduta dal mio amatissimo letto, sapevo già che mi sarebbe mancato fin troppo quel giorno.
Erano esattamente le 7:00 e dovevo fare ancora un sacco di cose del tipo: mangiare, mangiare, mangiare ancora, lavarmi e se poi avevo voglia andare a scuola.
Mi alzai e sentii mia zia Elisabeth, per gli amici Betty, chiamarmi:
"Tesoro è tardi!!"
Cercai di risponderle con una frase molto semplice, poco articolata e che il mio cervello riuscisse a formulare, il più correttamente possibile:
"Ok."
Mi diressi in bagno trascinandomi come uno zombie, quando sentii qualcosa o meglio qualcuno che stava correndo nella mia direzione, non feci in tempo a girarmi che sentii gridare:
"ANGY IL BAGNO È MIO!!"
Quella era mia cugina, Sofia.
Una chioma color nero pece mi superó e la alta e con gli occhi smeraldo corse via, ma per quanto io le volessi bene non ero in vena di favori e il bagno doveva essere mio.
Optai per la via più veloce anche se pericolosa, essendo che il mio cervello era ancora sul letto, mi sedetti sul corrimano delle scale e scivolai giù urlandole:
"MI DISPIACE CARA, MA OGGI SEI SFORTUNATA!" 

naturalmente qualcosa doveva andare storto, sennò non sarei Angelica Miller ed infatti, alla fine del corrimano chi mi dovevo trovare?

Un hamburger gigante? No.
Biscotti al cioccolato? Manco per sogno.
Un modello di Ugo Boss? Magari.
Ma ovviamente la persona più odiosa del mondo, mio cugino James Carter.
Anche se mi stava davvero antipatico, dovevo ammettere che era un bel ragazzo.
Moro, con un bel fisico e, anche lui come la sorella, occhi di un verde intenso, due modelli, io in confronto sembravo una patella.
-Preferivo decisamente l'hamburger...-
Ma purtroppo io ed il mio aggraziatissimo corpo gli andammo direttamente addosso.
"Un buongiorno doloroso, quanto piacevole"
disse, rivolgendomi uno sguardo fin troppo malizioso
"Per me è solo un buongiorno doloroso e basta."
Gli risposi, con estrema dolcezza.
-Sei dolce come il cioccolato fondente.-
In tutto questo casino Sofia era per terra, che stava cercando di non ridere troppo ed io ne approfittai per farmi la doccia, truccarmi e visto che i miei capelli color miele facevano altamente schifo, li legai in una coda.

Mi guardai allo specchio e i miei occhi color ghiaccio erano arrossati, in effetti non avevo passato una bella nottata.

Era già da qualche mese che avevo un incubo ricorrente, rovine distrutte, paesaggi in fiamme e urla agghiaccianti in sottofondo.

In mezzo a tutto quel caos io mi sentivo trafiggere ripetutamente e il dolore sembrava quasi reale, quasi come se non fosse davvero un sogno.

Dopo un tempo che sembrava interminabile, appariva una donna con una lunga toga, mi ricordo perfettamente la sua imponente figura, mi faceva sentire piccola e impotente ma allo stesso tempo la luce calda che la circondava mi rilassava e mi faceva sparire tutto il dolore.

Aveva lunghi capelli argentati fino ai piedi, corna affusolate e molto imponenti, e tre occhi, però non erano occhi normali.

Due occhi erano quasi assenti, completamente bianchi, mentre il terzo, situato sulla sua fronte, era di un viola penetrante, non aveva la pupilla ma in compenso aveva strani segni all'interno di esso.

La donna, come in ogni mio sogno, mi si avvicinava e mi appoggiava entrambe le mani sulle mie spalle dicendo frasi senza senso per poi concludere dicendo che ero importante per far finire una guerra o qualcosa di simile.

Il demone che mi salvóDove le storie prendono vita. Scoprilo ora