"Baby, I'm preying on you tonight
Hunt you down, eat you alive
Just like animals
Maybe you think that you can hide
I can smell your scent from miles
Just like animals"
Derek osserva le nuvole farsi largo nel cielo notturno e inghiottire la luce luminosa della Luna autunnale - una Luna candida, piena. Gli occhi grandi e verdi si aprono e si chiudono a ritmo regolare; ha imparato a non dipingere nessuna emozione su quel viso duro e squadrato. Le dita, però, picchiettano nervose sulle ginocchia incrociate sotto di lui - un cocktail di sensazioni lo ubriaca e non lo lascia ragionare.
La mente è offuscata da un solo ed unico pensiero: Stiles.
Vorrebbe correre da lui e stare in silenzio tutta la notte.
Vorrebbe precipitarsi a casa sua e confessargli che se sono insieme la Luna piena ha poco effetto su di lui.
Vorrebbe respirare il suo odore e imprimerselo sulla pelle, per sempre.
per
sempre.
Vorrebbe solo Stiles - unicamente, irrimediabilmente Stiles.
Qualcosa, però, lo frena. Qualcosa che lo spaventa, da quando si conoscono. Il suo aspetto dopo la trasformazione. La paura di rendersi terrificante ai suoi occhi, di essere visto come un mostro ripugnante dall'unica persona che abbia mai considerato famiglia, oltre il legame di sangue. Perché, sì, ha capito che anche uno sconosciuto può esserlo, può diventarlo, può entrarti dentro - fino al midollo - con un paio di battute stupide e tanto coraggio da vendere.
Perché, sì, l'esile e indifeso Stiles è parte di lui.
Il respiro inizia a mancare, gli artigli spuntano al posto delle unghie e le zanne graffiano il labbro inferiore; non è mai stato bravo a controllarsi in serate come quella - ogni cosa è meno chiara, i pensieri poco nitidi. Solo odori e istinto.
Solo occhi d'ambra e profumo di
casa.
"So what you trying to do to me
It's like we can't stop, we're enemies
But we get along when I'm inside you
You're like a drug that's killing me
I cut you out entirely
But I get so high when I'm inside you"
Ogni oggetto, in quella stanza, sa di Stiles. Dalle lenzuola stropicciate ai jeans buttati per terra, dalla scrivania disordinata alle foto sparse sui mobili. E Derek sbatte le palpebre, più volte, cercando di calmarsi, di domarsi. Si concentra su quell'aroma, inspira ed espira lentamente, come se fosse l'unica cosa possibile. Si siede sul letto sfatto, si morde le labbra e un rivolo di sangue - del suo stesso sangue - gli cola lungo il mento. Lascia scorrere per un attimo le mani al suo fianco, stringe la stoffa morbida e la tira a sé; potrebbe anche strapparla e non gli importerebbe. Infila di scatto le dita fra i capelli e cerca di ragionare, di non far prendere il sopravvento al licantropo che c'è in lui.
Sei a casa sua, quando arriverà starai meglio, si ripete come un mantra ma non sembra funzionare. Un ringhio cupo gli attraversa la gola e finisce per graffiarsi con i suoi stessi artigli; il dolore anestetizzato dal nervosismo.