Capitolo 2.

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"Cavoli è veramente una ragazza!" urlò qualcuno.
"Ed è armata. Ora capisco perché lei è la prima. Spero sia anche l'ultima." ribadì qualcun altro.
"Hey, io vi sento!" affermai arrabbiata.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla. "Ora usciamo di qui, okay?"
Mi voltai di scatto e notai il biondino e il suo sorriso gentile, che non potei non interpretare come falso. E se fosse una maschera che indossava per farmi cadere nella sua trappola? Forse era semplicemente un sorriso per tranquillizzarmi, una cosa genuina, ma non potevo rischiare di fidarmi.
Gli puntai nuovamente il pugnale alla gola e lui tolse la mano dalla mia spalla.
"Ti avevo detto di non muoverti." dissi con voce ferma.

Sentii un rumore sordo alle mie spalle, ma prima che potessi girarmi, mi sentii sollevare in aria.
Mi ressi alla prima cosa che trovai, abbandonando a terra il pugnale. Non mi sentivo stabile affatto stabile sopra... Sopra cosa?
Alzai lo sguardo. Qualcuno doveva avermi presa in spalla, dato che potevo vedermi strascinata fuori dalla gabbia a forza.
"Scusa, ma non posso permetterti di fare a fette uno dei migliori Radurai." disse il mio sequestratore, con voce profonda.
"Lasciami!" ordinai scalciando all'aria. Continuai a tirare pugni e calci senza però smuoverlo di un millimetro. Attesi pazientemente, convinta che la mia occasione di fuggire da quella folla di pazzi si sarebbe prima o poi palesata.

Finalmente, dopo essere saltato agilmente fuori dalla gabbia, il ragazzo mi mise a terra.
Ora è il tuo momento. Ora o mai più. Corri! Pensai scattando in avanti senza una meta. Feci appena in tempo a fare due o tre passi che qualcuno mi sbarrò la strada. Riuscii a frenare appena in tempo, ancora troppo confusa per riuscire ad aggirarlo senza fermarmi prima a osservarlo: era un ragazzo biondo, capelli spettinati, volto macchiato di terra, maglietta sudata, abbastanza robusto e muscoloso sulle braccia.
"Dove te ne vai, Fagiolina?" mi chiese assumendo un ghigno malizioso.

Arrivata a quel punto, le mie idee erano più che chiare: non avrei avuto nessuna chance contro tutti quei ragazzi, indipendentemente dalla loro forza fisica. Non mi sarei potuta lasciar fuggire quell'occasione.
Il biondino che prima era con me nella Scatola mi si era avvicinato silenziosamente nel frattempo, intervenendo in quella situazione. "Zart, io se fossi in te non..."
Non gli feci neanche finire la frase, troppo terrorizzata all'idea che altre persone mi avrebbero presto circondata, ponendomi in trappola. Senza pensarci due volte sferrai un calcio al cosiddetto Zart che ancora se ne stava davanti a me a sbarrarmi la strada. Il mio piede andò a conficcarsi proprio in mezzo alle sue gambe, causando delle risate e degli schiamazzi da parte della folla.

Iniziai a nuovamente correre, superando il corpo del ragazzo accasciato a terra dolorante, e la prima cosa che notai quando sollevai lo sguardo davanti a me furono delle mura enormi, che tuttavia prima non avevo notato. Però c'era un'uscita. Ero diretta lì. Dovevo andarmene da quel posto.
Corsi per qualche altro secondo prima di voltarmi.
Tutti gridavano parole indefinite, ma nessuno si muoveva per rincorrermi. Scemi... Pensai tra me e me, ghignando.

Mi rigirai velocemente e solo all'ultimo momento notai che se avessi continuato a correre, sarei andata a sbattere contro un ragazzo che se ne stava fermo con le braccia incrociate a intralciare la mia corsa.
Cercai di frenare, ma ormai era troppo tardi per arrestare la mia corsa. Il mio piede scivolò sull'erba fresca e mi catapultai all'avanti, andandogli a finire goffamente addosso.

Sentii subito una fitta al naso, come se mi si fosse frantumato. Caddi a terra, trascinando anche lui con me e ricoprendolo nella mia mente di insulti.
Mi raggomitolai su me stessa premendo entrambi i palmi sul naso, come se temessi che sarebbe potuto cadere da un momento all'altro.
Mi girai verso il ragazzo che avevo atterrato, pronta a incenerirlo con uno sguardo di fuoco, ma quando ancorai lo sguardo alla sua figura, un qualcosa nel mio cervello si accese.

Lo osservai meglio mentre, steso a terra dolorante proprio come me, si massaggiava il petto con una mano. il ragazzo sembrava abbastanza muscoloso rispetto al biondino che si era gettato nella Scatola, soprattutto nelle braccia. Occhi strizzati forse per il dolore o per il sole, labbra sottili, naso cosparso da poche lentiggini, capelli corti tra il marroncino e il rosso. Per qualche motivo l'immagine del ragazzo aveva intensificato il prurito nella mia testa, come se avessi appena dimenticato la rivelazione più importante di tutte. Ben presto scacciai quella sensazione, tornando con la testa sul vero scopo della mia corsa.
Guardai nuovamente l'apertura: non era molto distante da dove mi trovavo.
Riguardai il ragazzo steso ancora a terra. Forse avevo ancora una possibilità.

The Maze Runner - RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora