Capitolo 3.

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Mi affiancai a Newt e cominciammo a camminare lentamente.
"Partiamo dalle cose più semplici." affermò strofinandosi le mani. "Questa è la Radura e noi siamo Radurai. Nella Radura noi lavoriamo, mangiamo, dormiamo e quindi viviamo. Ogni mese sale la Scatola e porta rifornimenti e un nuovo arrivato, noi lo chiamiamo Fagiolino – in questo caso saresti tu."
Fece una piccola pausa, poi riprese a parlare, come se stesse recitando a memoria: "Esistono diversi ruoli nella Radura: ci sono gli Intendenti, che sono i capi dei vari lavori; gli Scavatori, che si occupano dei lavori pesanti negli Orti, per esempio scavano i canali e robe varie; i Cuochi, che... be', penso che tu abbia già afferrato il loro compito; i Medicali, che sono una specie di dottori; i Costruttori, che riparano o costruiscono cose; gli Squartatori, che uccidono animali; gli Spalatori, che sono quelli che non sanno fare nulla e quindi puliscono di tutto; gli Insaccatori, che si occupano di... be', dei cadaveri, per farla breve." concluse, grattandosi la testa come in imbarazzo.

Cadaveri? Trasalii a quelle parole. Non feci nemmeno in tempo a chiedergli un chiarimento al riguardo, che il ragazzo riprese a parlare imbarazzato nel tentativo di cambiare discorso. 
"Comunque... a nord ci sono gli Orti, a sud il Macello e a Ovest ci sono le Faccemorte." disse tutto d'un fiato.
Per quanto la mia mente fosse in stato confusionale, compresi subito il collegamento tra i cadaveri e le Faccemorte, che immaginai fosse una specie di cimitero per i caduti. Avevo notato quanto quell'argomento per lui fosse delicato, ma non potevo fare a meno di chiedermi la causa che aveva portato alcuni ragazzi alla morte. Non riuscivo ancora a fidarmi completamente di tutti loro, ma se Newt mi aveva raccontato la verità, allora era nei loro interessi mantenermi in vita, in quanto avrei potuto aiutarli nelle loro mansioni. 

Ancora tuttavia non riuscivo a comprendere chi mi avesse mandato in quel luogo e perché i ragazzi avessero accettato un destino del genere. Eravamo circondati da delle mura, certo, ma c'era un'uscita, quindi perché rimanere rinchiusi dentro la Radura? Da quanto il ragazzo mi aveva detto sembrava essere un luogo sicuro, una vita indipendente in cui crescere, ma qual era lo scopo di tutto quello? E perché non riuscivo ancora a ricordarmi del mio passato o del mio nome?
"Scusami, ma non capisco." ammisi. "La vita che mi hai descritto è semplice. Insomma non vi manca né cibo, né acqua. Le Faccemorte come si riempiono? Come fanno a esserci dei morti?" chiesi puntando i piedi a terra e fissando per un attimo l'apertura tra le mura. "Cosa c'è la fuori?" domandai poi, ancora più curiosa. Gally aveva parlato di morte, riferendosi all'uscita nelle mura, ma a cosa si riferiva esattamente? All'incertezza della vita all'infuori della Radura? Ai pericoli del mondo esterno? Dove eravamo, esattamente?

Newt sospirò. "Fai troppe domande, Fagiolina."
Il ragazzo si grattò nuovamente la testa prima di guardarmi per un paio di secondi, poi seguì il mio sguardo e iniziò anche lui a fissare le mura preoccupato. "Sicuramente Alby mi ucciderà per questo, ma tanto prima o poi inizierai a essere curiosa, e non voglio che tu scopra cosa c'è al di fuori della Radura a tue spese. Forza, seguimi."
Aggrottai le sopracciglia, improvvisamente indecisa se seguirlo o meno. Eppure era quello che volevo, giusto? Scoprire la verità. Ma il modo serio e preoccupato con cui aveva pronunciato quella frase mi aveva in qualche modo fatto tornare sui miei passi.
Scossi la testa e presi a seguirlo, archiviando per un attimo le cattive sensazioni. Quando il ragazzo si arrampicò sopra una specie di torre costruita intorno a un albero, mi feci coraggio e lo imitai, facendo attenzione a dove mettevo i piedi. 

Una volta arrivata in cima alzai lo sguardo, ma tutto quello che riuscivo a vedere erano solo le enormi mura che ci circondavano, tanto imponenti da impedirmi di vedere cosa ci fosse al di là.
"Fuori dalle mura c'è il Labirinto. Ci sono quattro porte che conducono al suo interno. Non è un caso se ogni sera si chiudono e si riaprono al mattino seguente. Se non fosse per queste mura saremmo già tutti morti."
Dopo quelle parole non seppi nemmeno da dove cominciare con le domande. "In che senso, un Labirinto?" 
Da qualche parte dovevo pur cominciare, andare per gradi e scoprire la verità poco a poco per riuscire ad accettarla nel migliore dei modi. Quando vidi il ragazzo annuire e basta, forse incapace di spiegarmi quel concetto in altri modi, decisi di passare alla prossima domanda, archiviando per un secondo quell'incognita.

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