• Capitolo 37. •

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Dopo svariate ore di preparazione finalmente uscii dalla mia stanza, considerandomi accettabile. Benu era uscito già da parecchio tempo ma non ci feci troppo caso, nelle ultime settimane passava la maggior parte del suo tempo chissà dove.
- Finalmente! - sbuffò Arashi - Credevo ti fossi persa nell'armadio. - abbassai lo sguardo imbarazzata.
- Dov'è El? - chiese Marina cambiando discorso ed io la ringraziai con lo sguardo - Ha detto che aveva cose urgenti da fare e che ci avrebbe raggiunto al ballo. - rispose Jud.

"Forse ha da fare con Lively."  Pensai amareggiata.

- Signore. - Jud porse un braccio a me ed un ad Aki - Non c'è donna che non abbia accompagnatore e, dato che uno dei nostri cavalieri è venuto meno e dubito che i coniugi Saito vogliano qualche terzo di troppo - strizzò l'occhiolino ai due che si tenevano per mano - Sarò il vostro cavaliere galante, nonchè principe azzuro, per questa splendida serata. -
Io e Aki ridemmo ed accettammo l'invito del nostro cavaliere improvvisato - Sto vivendo un sogno! - strillò lui facendo finta di svenire. Aveva i capelli all'indietro con chissà quanti quintali di lacca sopra ma, nonostante ciò, qualche ciuffo ribelle sfuggiva al controllo del prodotto chimico ricadendo sulla maschera, rendendo la sua capigliatura inevitabilmente scompigliata, lo smoking nero con gli orli ed il bavero in velluto rosso non facevano che esaltare la sua natura demoniaca - Stai davvero bene. - ammisi osservandolo - Questa è definitivamente la serata più bella della mia vita. - mi sussurrò lui, per poi sorridermi. Era così bello che non potei fare a meno di arrossire ed abbassare lo sguardo.

" Ed Ellis è con Lively."  ricordò la mia mente che ignorai per la seconda volta quella sera.
Arrivammo davanti alle maestose porte in legno scuro della sala per gli incontri che veniva chiusa a noi alunni e al pubblico se non in rari casi come questo.
- Nomi? - chiese un ometto panciuto con evidentissime orecchie a punta.
- Lei è Aki Saito, io sono Jud Ifrit mentre lei è Lilith Light. - l'uomo controllò frettolosamente un elenco che aveva tra le mani e, una volta spuntati i nostri nomi, le porte finalmente si aprirono.
Davanti a noi un'enorme scalinata semicircolare in marmo rosato portava al centro della sala, dove ai lati erano stati allestiti tanti piccoli tavoli circolari con tovaglie eleganti e ricamate, al centro c'era già qualche studente che ballava e sopra le nostre teste, in fila, candelabri di cristallo dal gusto ottocentesco pendevano silenziosi, illuminando quasi ogni angolo. Un'orchestra di archi si destreggiava abilmente mentre qui e lì folletti e gnomi girovagavano per tutta la sala in tenuta da camerieri porgendo calici di champagne agli ospiti.
- Ci trattano bene. - osservai facendo scorrere delicatamente le mie dita sul passamano della scala sentendone il gelo, mi guardavo attorno esterrefatta da tanta sontuosità e ricchezza - Sai, queste colonne sono state realizzate dai migliori scultori greci in circolazione, e ti parlo di chi ha stretto la mano alla dea Era. - disse Jud vedendo il luccichio nei miei occhi ammaliati.
Ci sedemmo ad un tavolo con sei sedie di cui una vuota - Di El ancora nessuna traccia? - chiesi svogliata - A questo punto credo che non verrà. - ipotizzò Aki con la bocca piena di tartine.

Sentii il bisogno di distrarmi.

- Vuoi ballare? - chiesi d'istinto a Jud che mi guardò perplesso e sorpreso, ma mai quanto me.
- Certo. - sorrise porgendomi la mano.
Ci avviammo al centro della sala e misi in pratica tutti gli insegnamenti ed i trucchetti di Fabrice. Jud se la cavava benone nonostante durante le prove non fosse mai stato il mio partner.
Ma per quanto Jud fosse un'ottimo ballerino e uno dei ragazzi più invidiati e desiderati dell' Accademia non c'era quella stessa complicità che si crea con il partner con cui hai condiviso ore ed ore di prove massacranti.

" Il tuo partner ora sarà con la sua ragazza. "  la mia vocina interiore non voleva darmi tregua diventando sempre più presente ed insopportabile, come il suono dei violini che per quanto amassi si faceva sempre più assordante.
- Credo che andrò a prendere un po' d'aria. - dissi a Jud tra un brano e l'altro - Perfetto, né approfitto per bere qualcosa. - rispose lui e per fortuna non mi chiese nulla che implicasse il seguirlo o passare con lui il resto della serata.
Mi rintanai dietro le alte colonne greche che mi aveva indicato Jud appena arrivati, lì la luce era più fioca e la musica meno assordante, il brusio meno intenso.
- Milady. - sentii alle mie spalle - Benu! Finalmente ti fai viv... Oh. - chi aveva parlato non era il mio amico bensì un ragazzo mascherato e vestito come un principe, con guanti bianchi e sorriso smagliante - Perdonami. - mi scusai impacciata - Ti avevo confuso per un mio amico. -
Lui sorrise mozzandomi il fiato - Non preoccuparti - mi baciò delicatamente le nocche e ringraziai la maschera che riusciva a nascondere il rossore delle mie guance - Sei meravigliosa. - commentò.
- Ci conosciamo? - chiesi mettendomi sulla difensiva, lui sorrise ancora, se avesse continuato così sarei svenuta prima di cinque minuti - C'è una buona probabilità che la risposta sia 'Sì'. Io ti conosco, Lilith. - rimasi sorpresa, nessuno mi conosceva in quella scuola se non per i miei voti e per essere una Terrestre e di certo non mi chiamavano spesso per nome - Come fai a sapere il mio nome? - indietreggiai di un passo - Ho anche la maschera. - indietreggiai ancora - E poi perché io non posso sapere il tuo? -
- Io non ho mai detto questo. - spiegò il ragazzo recuperando la distanza fra i nostri corpi che ero riuscita a creare - Tu mi conosci. - quelle parole mi spiazzarono - O almeno credo. - e queste mi mandarono nel caos. Si avvicinò ancora di più a me, ora ci dividevano pochi centimetri, sentii le mie guance bruciare - Mi stai confondendo. - ammisi.
- È il mio lavoro.-
- Dimmi chi sei.-
- Per ora sono un umile ragazzo che muore dalla voglia di averti fra le braccia. - sorrise beffardo.
- Sei pazzo. - mi voltai ma lui mi bloccò, il tocco era delicato ma sembrava non ammettere repliche - Fra cinque minuti esatti alla fontana coi delfini, e ti svelerò la mia identità. - si avvicinò ed io deglutii rumorosamente, sempre più confusa. Mi sfiorò delicatamente la guancia con le labbra - Aspetterò con ansia i tuoi occhi, Lilith. - e svanì tra gli ospiti che si dimenavano.
Mi inebriai del suo profumo che mi lasciò ancora più stordita e con uno stupido sorriso stampato sul volto.
Avrei scoperto l'identità di quella maschera bianca e di quella voce così gentile.
Sgattaiolai in giardino in modo che nessuno mi potesse vedere e mi avviai verso il lato est, dove c'era la fontana. Sporadiche fiaccole illuminavano il sentiero ciottolato e le lucciole fissavano i passanti con le loro lanterne accese, non c'era vento ma il freddo dovuto alle temperature notturne e all'inverno arrivava forte e secco, facendomi rabbrividire. Camminai piano preoccupandomi di non cadere sui tacchi neri che ero stata costretta a mettere, con le braccia conserte ed il viso basso per sentire il meno freddo possibile. Arrivai difronte alla piccola fontana coi delfini spruzza-acqua che giocavano allegri mentre le loro code venivano infestate dai rampicanti. Mi sedetti sul lungo bordo circolare di marmo attendendo il ragazzo mascherato, pensai che essere in giardino a dicembre senza nemmeno una giacca non poteva definirsi una delle mie migliori idee.
Stavo perdendo ogni speranza, lì rinchiusa fra i cespugli, aspettando un ragazzo dai modi principeschi che non sarebbe mai arrivato.
- Ti prenderai un malanno così. - il contatto con la stoffa calda sulle mie spalle mi fece piacevolmente rabbrividire, mi voltai tenendo quella che sembrava una giacca - Alla buon ora. - illuminato dai raggi lunari i suoi tratti sembravano ancora più eterei di quanto non fossero sembrati in sala, i capelli accuratamente tenuti all'indietro.

"Come Jud."  Pensai, e mi saltò alla mente la conversazione di quella mattina con Ellis.
Lively doveva essere una ragazza davvero fortunata.
- Sei molto dolce. - disse d'un tratto il ragazzo guardando nel vuoto - Hai sempre la risposta pronta, ma quando si tratta di dare le risposte a te stessa, ammutolisci. - lo guardai interdetta - E da dove avresti dedotto questa teoria? - stringevo istintivamente la giacca del ragazzo cercando più calore - Ti osservo da un po'. - ammise lui facendo spallucce - Da quando ti ho vista la prima volta non ho potuto far altro che pensare a come conquistarti.  - ero intimorita da quel ragazzo che sembrava sapere tutto di me, mentre io non sapevo assolutamente nulladi lui.
- Ogni cavaliere è coraggioso con la sua bella armatura scintillante. - risi indicando la maschera - Voglio sapere chi sei. -
- Te lo svelerò, ma tu dovrai perdonarmi. -

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora