Adesso che sta per spegnersi, adesso che è sul letto di morte - be', su nuda terra in realtà, ma fa lo stesso - e, soprattutto, adesso, quando non è certamente il momento adatto, Marcus pensa.Pensa a quella bellissima, splendida donna, di cui si era innamorato e che aveva amato con tutto se stesso... per poi lasciarla.
Lei non avrebbe potuto capirlo.
L'ha vista sposarsi ed avere dei figli, ha sofferto - perché sì, anche un Incanto Nero, anche il Peggiore Incanto Nero mai esistito con la P maiuscola, soffre come l'essere umano che è - e nonostante questo ha continuato ad amarla e a vederla, a toccarla quell'unico giorno in tutto un anno... senza mai prendersi di più, no.
Lei non avrebbe potuto capirlo.
Avrebbe potuto farlo, avrebbe potuto prenderla con sé e portarla a esplorare e a vivere tra i boschi, sulla stessa nuda terra su cui sta morendo, ma non sarebbe stato giusto per lei.
Avrebbe anche potuto rinunciare alla natura, secondo qualcuno, ma la verità è, semplicemente, che non ci è mai riuscito. Chiedergli di vivere con quattro vere pareti sulla testa, un letto matrimoniale caldo, posate e televisione e telefono e notti al chiuso a riempirsi di pozioni comprese, non faceva parte della sua natura, non allora e non oggi.
Ma questo... Lei non avrebbe potuto capirlo.
Nonostante tutto, comunque, aveva continuato ad amarla e a straziare entrambi, a costringerli a vedersi solo una volta su trecentosessantacinque, per poche ore, di nascosto come ladri, quando tutto quello che facevano era amarsi.
Non c'era e non c'è tutt'ora niente di sbagliato in quello che facevano, ma non è questo il punto.
Solo adesso, che sono entrambi morti o quasi, Marcus riesce a capirlo, ad accettare quella verità che sempre ha scacciato con forza: loro due si amavano, tanto, davvero... ma non profondamente. Non abbastanza. Pochi giorni in tanti anni strappati alla loro vera natura, e in quei momenti erano soltanto persone diverse da quelle che erano negli altri trecentosessantaquattro giorni. Entrambi fingevano. Si amavano davvero, allora - adesso non più, o almeno, niente più terza persona plurale, perché adesso c'è soltanto uno di due e sta morendo -, ma era un amore delicato, fragile, che al primo colpo avrebbe potuto spezzarsi.
Lei non avrebbe potuto capirlo.
E così era stato.
Lei non l'aveva capito.
L'aveva attesa, l'anno dopo, aveva prima saputo di essere padre... aveva prima saputo di dover temere quel bambino, ricorda ora, e solo poi... solo quel giorno, aveva saputo del suo suicidio.
Lei non l'aveva capito.
Poi erano passati anni, tanti anni, troppi e che non aveva contato... e l'aveva conosciuto. Nathan.
Mezzo Bianco e mezzo Nero.
Nato da un amore fragile come il vetro, ma più duro del diamante – ed è sciocco o forse ironico come vetro e diamante sembrino quasi simili, a volte, eppure hanno una forza così diversa.
Marcus non si è mai preso la briga di farsi raccontare giorno per giorno la vita di suo figlio, da suo figlio. Ma lo legge nei suoi occhi. Vede la sofferenza, il dolore, la stanchezza di quello che a conti fatti è appena un ragazzino, e la rabbia, la furia e l'ira che montano dentro di lui.
Vede l'amore che prova per Annalise e sorride al destino che, nelle sue ironiche beffe, riproduce situazioni eternamente già viste.
La vita è un cerchio, la storia è un cerchio, no?
Marcus e il suo amore, la splendida Bianca – splendida solo perché la vedeva un giorno l'anno.
Loro figlio e Annalise, la splendida Bianca – splendida solo in apparenza, perché vivere a contatto con una persona simile tutti i giorni dell'anno è diverso dal vederla uno solo... e poi, l'ha appena ucciso, no? È libero di odiarlo quanto vuole, anche se lui per primo ha ucciso il suo adorato fratellone, chi se ne frega?
Chissà chi verrà dopo di loro, a essere beffato dal destino, intende.
E poi ancora, i suoi occhi che già incominciano a non vedere più bene, mentre macchie nere gl'invadono il campo visivo, riescono a rivivere e rivedere quei ricordi: due aquile nel cielo, simili quasi in tutto. Quasi.
Ma, nonostante questo, lui l'aveva capito.
Padre e figlio, sangue dello stesso sangue, carne della stessa carne, ossa delle stesse ossa, lui l'aveva capito.
Rivede Gabriel, l'amico di suo figlio – no, aspettate, si è avvicinato davvero, non sta ricordando.
Scorge negli occhi dell'Incanto Nero, in quegli attimi, qualcosa di diverso. Non è l'amore delicato e rinchiuso in una gabbia, dietro un confine, di Marcus e la sua candida - ma neppure tanto - amante, non è l'amore fragile ed effimero, destinato a spegnersi come una fiammella nel vento, di Nathan e Annalise.
È qualcosa di forte, deciso, quasi rabbioso. Gabriel sa quello che vuole, sa chi vuole, e ha tutta l'intenzione di prenderselo, in un modo o nell'altro.
Quel ragazzo gli piace, perché il ragazzo sa.
Sa tutto di Nathan, tutto quello che sua madre e la sua ragazza non hanno saputo o non avrebbero potuto accettare, e lo accetta. Lui è diverso, perché lui è esattamente uguale. Proprio uguale.
Nathan può credere quello che vuole, ma è soltanto una sua copia a carbone, alla fine. Vuole quello che voleva Marcus, sente quello che sentiva Marcus ma... a differenza di lui, ha trovato - senza nemmeno cercare, che razza di fortuna sfacciata! - qualcuno che lo accetta così com'è.
Suo padre, alla fin fine, spera solo che lo capisca, perché... be', perché lui l'aveva capito.
E quando comprende questo, sa anche quello che suo figlio, il suo unico e speciale figlio, deve fare.
Poi glielo dice, quasi glielo impone, forse supplica, non riesce bene a distinguere le due cose, adesso, non sa quale delle due ha scelto. Sa solo che, per vincere, per essere forte, Nathan deve mangiare il suo cuore.
Adesso.
Lo convince a farlo, gli strappa persino una promessa, con buone intenzioni, sì... perché alla fine Nathan è solo un altro Marcus, che probabilmente è - era, quasi, ormai - solo qualcun altro che viene - veniva, se lui sta morendo, quello prima di lui l'ha già fatto, no? - prima di lui.
Ma non importa, quel che importa è che lui l'ha capito.
Marcus non sa se vinceranno la guerra – se ci sarà davvero una grande guerra, di proporzioni immense proprio come sono i grossi conflitti.
Marcus non sa quello che succederà tra Annalise e Nathan, dopo che lei ha sparato a lui, a suo padre – non privo di colpe, certo.
Marcus non sa nemmeno se Gabriel e Nathan saranno davvero felici, alla fine, e quindi, Marcus non sa se Nathan capirà quello che lui ha capito solo sul letto di morte - terra, pardon -.
Marcus non sa.
Marcus non sa niente.
Alla fine, comunque, non importa.
Un po' conta il fatto che, sopra tutto e tutti, lei non l'avrebbe capito e, a conti fatti, non l'ha mai capito.
Marcus non sa se in altre circostanze loro avrebbero potuto durare e sopravvivere, anzi no, vivere insieme.
Ma è ormai alla fine della storia, della sua storia, e non sa nulla... tranne che lui l'ha capito.
A/N:
E niente, soltanto una fanfiction sulla trilogia Half Bad di Sally Green, che personalmente adoro :)
L'unica cosa che adoro di più rispetto alla trilogia in sé, forse, sono i cattivi xD
Lucifer
P.S: Sì, forse qualcuno di voi ha notato il cambio nickname (prima ero LadyMorgenstern01). In ogni caso, sono sempre io ;)
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Marcus non sa
FanfictionSoltanto i pensieri in punto di morte del più potente Incanto Nero degli ultimi anni, del mangiatore di cuori, del selvaggio e incompreso, del cattivo della storia che alla fine malvagio non lo è mai stato. Il fu Marcus.