21. Il Teschio Nero

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Fu sulla cresta di una collina, spazzata dal perenne vento che soffiava da Sud verso Nord, che Nauru li fece segno di rimanere bassi e nascondersi dietro una serie di rocce basaltiche. Erano giunti alla spiaggia, dove il Grande Mare incontra la terra dei Non Morti. Lucien e Valerie non erano pronti a quello spettacolo. Le acque erano nere come inchiostro, impossibile distinguerle dal cielo. L'unione di quelle due immense profondità oscure dava una strana sensazione di vuoto, così intensa da penetrare sotto pelle anche a decine di metri di distanza.

Di fronte a loro si apriva una spianata larga e piatta, ricoperta dalla solita sabbia rosacea presente un po' dovunque. Una colonna chiassosa e maleodorante di figure tozze e nere avanzava da una parte all'altra della spianata. Dovevano aspettare che passassero.

"Tanto per cominciare – sussurrava Nauru – Se volete uccidere la Dama Sorridente quelli sono il vostro primo problema" Erano Orchi, centinaia di orchi vestiti di armature scassate e ricoperte di borchie scintillanti e speroni appuntiti. Valerie, da soldato, valutò quel disordinato gruppi di guerrieri. Non sembravano un granché disciplinati e probabilmente non molto pronti tatticamente, il loro punto di forza, con tutta probabilità, risiedeva nel numero, nella potenza e nella capacità di maneggiare quelle specie di armi rudimentali che brandivano senza problemi, la più piccola delle quali era grande come un suo braccio. Riflettendo sul suo addestramento, si rese conto che non avrebbe saputo come affrontare un'orda di quelle creature schifose. Doveva fidarsi di Nauru, per ora, e scoprire qualcosa di più sugli Orchi.

"Si spostano sempre in gruppi così numerosi?" chiese Valerie continuando la sua analisi.

"No, solitamente sono molti di più"

"E perché sono un problema? Perché prima o poi dovremo affrontarli?"

"Più o meno. Dovete sempre tenere a mente che ogni Orco, ogni Vampiro e ogni Gnomo brama di uccidere la Dama, e allo stesso tempo la venerano e sono loro succubi" Poi si zittì, quando quello che sembrava essere l'Orco in comando fece fermare la colonna. Qualcosa attirò l'attenzione dell'Aladel.

"Questa la voglio proprio vedere" commentò Nauru divertito, mentre tutti e tre rimasero in silenzio per sentire cosa succedeva.

Un Minotauro, una colonna di muscoli alta più di due metri, avanzava solitario verso il gruppo di orchi. Solo un orco si staccò dal gruppo, gli altri non sembravano avere la minima intenzione di seguirlo.

L'Orco, robusto e piuttosto ben piazzato, sfigurava passo dopo passo al confronto della prestanza fisica del Minotauro. S'incontrarono a metà strada, sfidandosi in silenzio, finché il Minotauro non lo apostrofò con voce cavernosa.

"Avete sconfinato nel territorio del Leviatano. Tornate indietro o morirete" parlava male, scandendo bene ogni parola per non sbagliare, evidentemente poco abituato all'uso di quella forma di comunicazione. L'Orco, di tutta risposta, scoppiò in una grassa risata. Il Minotauro, freddo e impassibile, diede una breve occhiata agli altri Orchi. Con un gesto fulmineo, afferrò l'Orco per il collo, sollevandolo da terra di diverse decine di centimetri con ancora la pesante armatura addosso. L'Orco annaspava, terrorizzato, chiedeva aiuto ai suoi compagni d'arme, i quali non sembravano avere la minima intenzione di muovere un dito. Strinse la presa, sempre di più, fino a spezzargli il collo con la sola forza di una mano. Lucien e Valerie erano attoniti quando videro l'Orco sbriciolarsi come polvere al vento, esattamente come succedeva nel loro Mondo quando venivano esposti alla luce. Qualcosa di diverso successe, però. Uno zufolo di fumo azzurro e bianco esplose dal corpo in frantumi, come farina che schizza fuori da un sacco schiacciato. La nuvola di fumo vorticò per qualche istante a mezz'aria, per poi scomparire verso il Grande Mare, nella profonda tenebra, come fosse stata risucchiata da una forza sconosciuta.

Le Cronache Delle Sei Armate - Vol.1:Sangue ConnorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora