How Are You?

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«Come stai?»

Come sto? Okay, ci sono tre possibilità di risposta: bene, così e così, male. Il problema però è solo uno: nessuna di queste rappresenta una minima parte di ciò che provo.

Quindi, come sto? Il bene non lo riesco nemmeno a sfiorare con un dito, il così e così mi è esclusivamente possibile osservarlo da una notevole distanza e il male non mi si addice affatto. E' qualcosa che va ben oltre lo stare male, lo stare terribilmente male o lo stare discretamente male.

Come sto? Sto e basta.

Insomma, come potrei stare? Non posso essere paragonato a niente. Anzi, posso proprio essere il niente. Io sto niente.

Eppure sarebbe troppo facile replicare in questo modo. Solo aprire la bocca, per me, è diventato uno sport degno di medaglia olimpica, figuriamoci articolare un discorso o proferire anche una sola sillaba.

Se riuscissi a parlare, forse qualcosa direi; ma sono quasi sicuro che non ne gradirebbe l'ascolto.

Perché?

Gli chiederei.

Perché lei?

Avrei la voce rotta, lo stomaco in subbuglio. Come quando sai che non riesci a fare la verticale ma ti ostini comunque a spingerti contro il terreno con le braccia tese, rischiando di romperti un polso o quant'altro.

Perché non me?

O come quando t'immergi nel provare a superare la tua paura per i ragni nel tentativo di uccidere quello che è si accomodato su una delle pareti della tua camera senza, però, avere una qualche forma di successo.

Lei non è me.

Anzi, come quando sei un disastro in matematica e cerchi di farti tornare quell'espressione che stai scrivendo da oramai due ore, ottenendo sempre il medesimo risultato, quello sbagliato.

Lei è una ragazza.

Come quando cerchi di fare qualcosa che fin dall'inizio sai che con il novantanove percento di possibilità non porterai a temine in modo adeguato.

Lei è una ragazza, Baek!

A questo punto mi guarderebbe, non so di preciso con quale sentimento, ma credo che avrebbe una sorta di tendenza alla pietà. Accennerebbe un sorriso per assicurarmi qualcosa di sconosciuto ad entrambi e a quel punto sbotterei. Inizierei ad sbraitare, a non respirare, inizierei a morire.

Come posso fartelo capire? Direi. Come posso farti capire che ti amo? Griderei. So già che urlartelo non sarebbe abbastanza, che farti un disegno di merda con me e te che ci stringiamo le mani ed un cuore enorme ad accerchiarci non sarebbe sufficiente.

Poi gliele prenderei quelle piccole mani. Farei scorrere le mie falangi sulle sue minute dita, guastandomene ogni tratto di pelle.

Se solo mi guardassi, Baek, se solo riuscissi a comprendere ogni mio gesto, ogni mia espressione, ogni sorriso che rivolgo soltanto a te. Perché tutto ha una ragione, ma è una ragione che tu non riesci a intendere.

Lo fisserei negli occhi e con il palmo tremante gli accarezzerei una guancia colorata da un velo purpureo.

Sei cieco, sordo, o sei semplicemente muto? Domanderei. Non riesci a reagire vedendo tutto l'amore che sono in grado di darti? E' così ampio che ti senti soffocare appena ne assaggi una fetta?

Poi inizierei ad avvertire gli occhi pizzicare e le labbra comincerebbero a traballare, spasmodiche.

Eppure, credimi, ci ho provato. Ci ho provato a tirarmi indietro, ad arrendermi, ma il mio cuore è sempre lì nel mio petto a battere soltanto per il tuo, quello che freme per qualcun altro.

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