Fiore di carta bianca.

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Magnus sì asciugò in fretta le lacrime col dorso della mano non appena vide la terra di fronte a sé smuoversi.
 Per qualche istante ebbe paura che fossero stati la sua immaginazione e i suoi sensi alterati a fargli avere un'allucinazione o il movimento di qualche ombra, ma quando notò che anche Isabelle e gli altri si erano riavvicinati a dove giaceva seppellito Alec, capì che non si era ingannato.

Cambiò in fretta posizione, mettendosi in ginocchio, e cominciò a scavare nella terra appena vide le punte delle dita dell'altro emergere dal terreno. Prese a scostare la terra più velocemente, incurante dello sporco sulle mani e soprattutto delle parole degli altri, che sembravano volerlo avvertire di qualcosa che non aveva ascoltato. Ad un certo punto una voce alle sue spalle sovrastò le altre.
 "Magnus, devi spostarti. Sul serio, ricordi come Simon mi avesse attaccata appena completata la transizione? Non è stato bello, non ti conviene sperimentare la stessa situazione." Lo stregone riconobbe la voce di Clary e subito dopo quella  sommessa del ragazzo nerd, di cui al momento non voleva sforzarsi di trovare un nome, nemmeno uno che assomigliasse vagamente a quello corretto. "I-io... Mi dispiace, lo sai."
 La rossa doveva aver alzato gli occhi al cielo, per poi cercare di rincuorare l'amico. "È tutto okay, era solo per mettere in guardia Magnus."
 Simon si avvicinò al corpo di Alec quando tutto il suo braccio era ormai all'aria aperta, e contrastava nettamente con le tonalità scure e ombrose circostanti. "Amico, lascia fare a me, è più sicuro così."
 Magnus lo guardò in un impeto di nervoso e d'astio. "Senti, ragazzo-topo, è del MIO fidanzato che stiamo parlando, che cosa non ti è chiaro della frase 'Io non me ne vado'?" Soffiato ciò si voltò e riprese ad aiutare Alec ad uscire.
 "Ma non lo ha mica detto..." sentì sussurrare il vampiro alla ragazza.
 Lo Stregone si voltò e lanciò uno sguardo inceneritore al vampiro, che nel frattempo aveva ricevuto anche una gomitata nelle costole da Clary. Se le occhiatacce avessero potuto uccidere, ecco, quella sarebbe stata la fine del Diurno.

"Magnus, ascoltami. Lo so che non vuoi lasciare solo Alec, ma è per il tuo bene. Lascia che Simon lo tiri fuori di lì e lo nutra per bene, così sarà più gestibile e potrai stare con lui." La voce di Isabelle, accucciata di fronte a Magnus, suonava confortante e relativamente calma, tanto che lui stava quasi per darle retta, ma poi scosse forte la testa. "Mi avete forse preso per un Mondano indifeso?"
 "No Magnus. Ti chiediamo solo di spostarti un po', così che Alec non debba piangere sul tuo cadavere in caso ti squarciasse la gola, o autocommiserarsi per averti fatto del male." Questo era Jace, che se n'era tornato col suo tono strafottente da fighetto viziato, a detta di Magnus.
 "Oh per Lilith!" Magnus, scocciato, si alzò di scatto e gettò a terra la sacca di sangue che teneva in mano, che per poco non esplose. "Sapete che vi dico? Fate pure da soli!"

Magnus era frustrato. Frustrato e un bel po' scombussolato per ciò che era avvenuto nelle ultime ore. Controvoglia si distanziò dagli altri, andandosi ad appoggiare col fondoschiena su una lapide grigia rettangolare a qualche metro dal gruppo. Che si arrangino tutti, pensò. Gli dispiacque solo non aver potuto continuare ad aiutare il suo Fiorellino, di certo non era con lui che era arrabbiato, ma alla fine era proprio Alec quello che ci stava rimettendo, dovendo arrangiarsi a scavare da sotto terra, senza nessuno che collaborasse.
 Isabelle e gli altri se ne stavano a circa un metro di distanza dalla tomba, tranne il Diurno, che vi era accucciato di fronte e teneva vicine le sacche di sangue.
 Magnus rabbrividì dal freddo e si strinse le braccia attorno al petto, in cerca di conforto.

Qualche minuto dopo, il terreno ebbe un altro sussulto, più forte del precedente; lo Stregone riportò in fretta lo sguardo dalle sue scarpe alla tomba, e vide che si era formata praticamente una piccola voragine, dalla quale stava uscendo il suo Alexander, facendo leva sulle braccia.
 Magnus si rimise diritto in piedi, e si trattenne dal catapultarsi verso il moro.

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