CAPITOLO 3. Chi sono?

69 5 2
                                    

I giorni si susseguivano e la noia aumentava, insieme alla sua inseparabile amica, la solitudine.
Solo una cosa mi distraeva, il ricordo di quegli occhi color cremisi.
La mia vita era tornata monotona e rimpiangevo sempre di più quel ragazzo, che mi aveva impedito di compiere l'ultimo gesto che mi avrebbe portato alla pace.
Era un bellissimo giorno di sole, mi era sempre sembrato più luminoso, ma ora lo vedo sbiadito.
In queste giornate uscivo sempre insieme alle mie amiche, ora le uniche volte in cui alzavo dal mio amato letto erano solo per andare a scuola e per riempire il mio stomaco con schifezze di vario tipo.
Ero spenta e come pensavo, non riuscivo più a sorridere anche se glielo avevo promesso, apatica e stanca mi rifugiavo nel mondo del disegno e della fotografia.
L'unico momento in cui avevo provato una scintilla di curiosità, stupore e incredulità dalla morte di Jo era quanto l'ho incontrato.
-Ma dov'era? Esisteva sul serio? Perché mi ha salvato?-

Troppe domande senza alcuna risposta.

Erano passati ormai due mesi e di lui nessuna traccia.
Nella notte lo sognavo spesso, correvo, mi avvicinavo a lui, pensavo sempre che sarei riuscita finalmente e prenderlo, ma poi quando stavo per sfiorarlo spariva e io rimanevo sola in quel lugubre e tetro baratro e facendo spazio al mio solito incubo che mi tormentava ormai da quasi un anno.
-Basta ho deciso voglio rivederlo.-
"Ma come?" Dissi con un lieve filo di voce, come una brezza leggera.
Non ne avevo la minima idea.
Erano le 16:30 e io avevo davvero fame
-Come al solito...-
Perciò decisi di andare da Starbucks per prendermi un buonissimo caffè con cioccolato alla nocciola e una ciambella glassata.
Mentre pagavo mi sentii sfiorare il fianco, così mi girai di scatto e vidi un ombra che correva nella strada fuori dal negozio.
Presi tutto e uscii come una furia, facendo cadere anche un cameriere intento a portare una cioccolata calda ad un tavolo, dove era seduta una graziosa signora ormai ricoperta da quel liquido bollente.
Non mi girai e nemmeno chiesi scusa, sarò sembrata maleducata ma poco importa, l'unica cosa che contava davvero era quell'ombra.
Avevo girato quasi mezza città, quella maledetta era troppo veloce, quando pensavo di averla messa in trappola mi ritrovavo in un vicolo cieco per poi ritrovarmela nel lato opposto della strada.
Finalmente la vidi entrare in un grattacielo, così la seguii e vidi che saliva le scale.
Decisi di prendere l'ascensore,
-Muahah ora ti prendo-
Stavo raggiungendo la cima del grattacielo, stranamente la porta di sicurezza non era chiusa.
-E se qualcuno volesse buttarsi giù? Imbecilli.-
Era così bella la vista lì, il sole stava tramontando e il cielo era cosparso da strisce d'oro, rosa e arancioni e le luci delle vie di Los Angeles una dopo l'altra si accendevano formando scie di luci incantevoli, come mille lucciole in una notte buia.
Ero lì che aspettavo da più di un ora ma non c'era traccia di alcuna ombra
-Accidenti mi aveva seminata di nuovo-
Ormai arresa decisi finalmente di bere e finire di mangiare quelle delizie, ormai fredde, che solo Starbucks riusciva a fare.
Finito tutto mi stavo affrettando a tornare a casa era tardi e stava scendendo un arietta alquanto fredda. Visto che al pomeriggio faceva davvero caldo, anche se era quasi Dicembre, mi ero messa una magliettina bianca larga a maniche corte che mi arrivava sopra l'ombelico e una gonna a vita alta nera con le mie amate Converse bianche, più o meno, essendo consumate e sporche erano diventate grigie.
Mi stavo alzando quando ad un certo punto mi sentì di nuovo sfiorare, mi girai ma non c'era nulla
"Basta mi sono stufata, non voglio più rincorrerti hai capito?!" Urlai con tutta la mia forza, e senza nessun motivo una lacrima mi scese sul volto.
Mi misi le mani in tasca e toccai qualcosa di soffice, tirai fuori l'oggetto misterioso, era una piuma, quella piuma.
Presa dalla frustrazione incontenibile la strinsi fra le dita e feci per spezzarla, quando all'improvviso, appena feci un po' di leva sulle estremità della piuma...
"AHIA! Ma sei pazza? Mi fai male!"
Mi girai e lo vidi  i suoi capelli disordinati e il suo sguardo un po' assonnato.
A causa della sua improvvisa comparsa mi fece sobbalzare dallo spavento, ed inciampai sul bordo del grattacelo facendomi fare un tuffo nel vuoto.
Avevo una paura che non avevo mai provato prima, io volevo vivere, finalmente dopo tanto tempo!
Tutto andò a rallentatore e quelle immagini non le avrei mai dimenticate.
Le soffici nuvole si allontanavano sempre di più e una sensazione di vuoto si formò nel petto, come se un macigno mi schicciasse il cuore.
In quel preciso momento sentii Ryan urlare e lo vidi saltare giù insieme a me.
"NOO RYAN FERMO!" Urlai con tutta la forza che avevo in corpo.
Mi tense una mano, pronto ad afferare la mia ed io senza esitare la afferrai, non so perché, ma mi fidavo di quegli occhi che conoscevo appena, senza nessun motivo preciso, era istinto.
Appena afferró la mia mano due enormi ali si spiegarono dalla sua schiena strappandogli la maglia e facendoli fare un rantolio di dolore.
Mi prese come una sposa e insieme volammo su Los Angeles.
Ero letteralmente scioccata, sai non si vedono tutti i giorni persone volanti.
"Ma come diavolo ti permetti di entrare così nella mia vita e tentare di uccidermi!"
"Fino a prova contraria è la seconda volta che salvo te e il tuo peso" rispose.
"Ma! Io non sono pesante, è colpa delle ciambelle che sono troppo invitanti"
D'improvviso rise, rise di gusto e aveva un sorriso magnifico che formava due simpatiche fossete sulle guancie. 
"Cos'hai da ridere?! Io sono seria"
"AHAHAHAHAHAHAH oddio scusami, ma non mi avevano avvertito che avrei avuto a che fare con una scimmia da circo!"
"Ah ah ah, adesso rido io" Detto ciò gli diedi un pizzicotto sul braccio e lui mi guardó con aria di sfida
"Ah, la metti in questo modo? Mmh... bene"
Non finí la frase che mi lasció andare e io caddi di nuovo nel vuoto, ma sta volta non stava venendo a prendermi, era immobile.
Avevo di nuovo paura, forse più di prima in preda al panico chiusi gli occhi e sussurrai
"Aiuto" e come per incanto ero di nuovo tra le sue braccia.
Il suo petto era caldo e si alzava ed abbassata irregolarmente.
"Pensavi davvero che non ti avevo ripreso? Tu sei merce preziosa"
D'un tratto la felicità che provavo di essere di nuovo tra la sue braccia, sparì, lasciando come unico sentimento la delusione.
-Merce? Cos'ero un gioco?-
Stavo per dirgliene di tutti i colori quando mi appoggio un dito sulle labbra e disse "Shh, sono qui, sento la loro puzza, ci hanno seguito"
"Ma chi? Se è uno scherzo è di pessimo gusto"
Stavamo ancora sorvolando la città, quando un lampo di luce abbagliante mi annebbió la vista. Quando riuscì a riaprire gli occhi di fronte a noi apparvero orde di uomini alati, la cosa più spaventosa è che erano armati, a partire da lance lunghe metri fino a coltellini di piccole dimensioni.
La cosa che si notava di più però è che avevano ali differenti rispetto a quelle di Ryan.
Lui le aveva simili ai pipistrelli, nere come l'onice, loro avevano piume candide che emanavano luce propria, come angeli.
"Lei viene con noi" Disse il più grosso di loro, aveva una voce così dolce ma il suo sguardo incuteva terrore.
"È da eliminare per il bene dell'universo magico e tu lo sai, è una fusione proibita, quindi in nome della Dea della luce, consegnacela"
Ci fu un momento di silenzio assoluto, io non capivo nulla.
Che avevo fatto di male? Che cos'è il regno magico? E le fusioni proibite?
"E sentiamo, cosa mi date in cambio?"
L'Angelo rispose
"Cercheremo di recarti meno dolore possibile dopo la tua cattura, demone"
"AHAHAHAHAH rifiuto l'offerta grazie, lei è mia"
-Sono tua? Da quando caro?-
Dopo di che tutti quanti ci circondarono puntandoci le loro armi contro.
"Ryan, ho paura..."
"Tranquilla ci sono io, ora reggiti forte, si balla"
Scese in picchiata con tutte le guardie al nostro seguito intenti a scagliare frecce e lance, Ryan volo ad una velocità improponibile tra palazzi, parchi, case e vicoli.
Finché non li seminammo del tutto.
Ci nascondemmo in un vecchio deposito.
"Ryan, voglio spiegazioni, ora."
"Angelica, è una storia davvero troppo lunga, devi solo patire con me e seguirmi"
"NO! Tu sei pazzo, me ne vado!"
"VUOI FARTI UCCIDERE?! Ti sembra un gioco forse? Beh non lo è, tu hai un potere fuori dal normale e io ho il compito di portarti al sicuro, ti prego fidati Angy"
I suoi occhi erano così sinceri, che non dissi nulla, né rifiutai né tanto meno accettai, troppa paura di andare avanti ma ero troppo curiosa, dovevo sapere, e lo dovevo sapere il prima possibile.
"Vuoi scoprire tutto di te? In questi anni ti hanno riempito di bugie, non sei normale, non come loro, non appartieni a questo posto e la prova di tutto ciò sono i tuoi incubi e le cose strane che ti stanno accadendo"
"Come non appartengo a questo posto, chi sono io?" Era stroppo per me così corsi via ma lui mi blocco per il polso, mi girò e disse.

''Angy, calmati ti prego, ti spiegerò tutto a tempo debito ma ora riposiamoci è stata una giornata frenetica,ok?''

''Ok'' Risposi.

"Allora fidati e vieni con me" Disse.
Annuì, ancora scossa da tutte quelle rivelazioni ma solo in quel momento mi accorsi delle sue ali, erano sanguinanti ma lui non aveva nessun espressione di dolore in viso.
"Oddio, cos'hai fatto? Non dirmi che sono state quelle frecce"
"Tranquilla non è nulla" Disse abbassando lo sguardo per poi rialzarlo facendo un sorriso sforzato.
"Senti signorino ora decido io, siediti qui muoviti" Dissi.
Lui sorrise divertito e si sedette senza ribattere.
Guardai in giro per vedere se c'era qualcosa di utile ma trovai solo qualche pezzo di cotone e un disinfettante quasi vuoto in un armadietto.
Beh, meglio di nulla.
Tornai da lui, mi accovacciai e aspettai che distendesse le sue ali per poi passarli delicatamente il cotone sulle ferite.
Mentre gli disinfettavo i graffi, per fortuna superficiali, notai molte cicatrici sulle sue ali, e di impulso le sfiorai.
"Ed ora che ti prende?" Disse con la voce roca.
"Come te le sei procurate?" Dissi curiosa.
"Beh, punizioni inferte dalla mia gente, non rispettavo le regole.. diciamo"
"Oh..."
Di scatto mi prese e mi mise tra le sue braccia circondandomi con le sue ali come per formare un bozzolo come se volesse proteggermi.
"Davvero non c'è bisogno che mi difendi, me la so cavare"
"Eh? Ma che dici? Sei solo comoda, da oggi sarai il mio cuscino, ed ora taci donna, se cosí ti si puó definire, che domani ci si sveglia presto"
"MA COME..."
Di colpo me lo trovai appoggiato sulla mia spalla intento a dormire beato.
Ha un espressione così dolce quando dorme.
Chissà quante cose ha dovuto passare...
Così di improvviso anche io mi ritrovai tra le braccia di Morfeo.
-Ora so cosa voglio fare, voglio scoprire chi sono e chi è lui.-
SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti, finalmente sono tornata, comunque penso di aggiornare un nuovo capitolo ogni settimana più o meno.
Vi piace la storia? Cosa saranno le fusioni proibite? Questo lo scopriremo la prossima settimana, vi aspetto!
Bacioni
Bea❤

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 15, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il demone che mi salvóDove le storie prendono vita. Scoprilo ora