Capitolo 5

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Provavo davvero un immenso affetto verso Genn, nonostante lo conoscessi da pochissimo tempo. Dopotutto, era il mio primo amico. Non ero mai uscita, non avevo mai abbracciato seriamente. Il che mi legava estremamente a lui. Oltre a questo, sentivo tanta affinità, una grande intesa, mi rendeva felice. Non potevo evitarlo, non ci sarei mai riuscita. Lo guardavo negli occhi e mi sentivo così sicura. Gli stringevo le mani e mi sentivo così a casa. Sarei rimasta così per sempre. In quel momento, suonò il citofono. Genn mi sorrise.
<<Dev'essere Alex, vado ad aprire>> lasciandomi le mani e alzandosi.
Sorrisi anch'io. Non vedevo l'ora di conoscere l'opposto di Genn, la persona che nonostante le differenze amava così tanto.
Rientrò in camera, e di seguito a lui un ragazzo totalmente il suo opposto. Era alto più o meno come lui, un po' robusto e con i capelli neri e gli occhi marroni scurissimi. La prima idea che mi aveva dato era tenera, un patatone.
Mi fece un tenero sorriso che gli scoprì le fossette.
<<Ciao, io sono Alex>> mi disse porgendomi la mano.
<<Celeste>> gliela strinsi.
Sorridemmo.
<<Che dite ragazzi, andiamo a mangiare?>> chiese Genn, infilandosi la giacca.
<<Assolutamente, ho una fame>> disse Alex.
Risi.
<<Anch'io ho fame>> prendendo lo zaino.
Scendemmo le scale e camminammo fino a una piazzetta con un pub.
Entrammo, e Genn e Alex salutarono il proprietario. Ci sedemmo ad un tavolo vicino a un finestrone che dava sul parco, io vicino a Genn e Alex davanti a noi. Ordinai un piccolo filetto di carne con poche patatine e un po' di verdure e dell'acqua naturale. Alex ruppe subito il ghiaccio.
<<Allora Celeste...>>
<<Chiamala Occhi Cielo>> intervenne Genn.
Ridemmo.
<<Allora Occhi Cielo, facciamo un gioco: ora facciamo tutti e 3 un nostro riassunto veloce e poi parliamo di tutto>>
<<Ok vai>> dissi contenta.
Genn intanto se la rideva. Era evidentemente contento.
<<Io mi chiamo Alessio Iodice, ho 19 anni e sono di Somma Vesuviana. Sono fidanzato. Ho frequentato il liceo scientifico e aspiro a diventare un cantante col mio amico Genn>>
Ci voltammo contemporaneamente verso Genn, che sbuffò.
<<Io sono Gennaro Raia, ho 19 anni e sono di Somma Vesuviana. Sono single. Ho frequentato l'alberghiero e DEVO diventare un cantante con il mio strano amico Alessio>>
Raia. Ora toccava a me.
<<Io sono Celeste Capasso, ho 19 anni e sono di Somma Vesuviana ma vivo a Napoli. Sono single. Ho frequentato un'accademia di arte e spettacolo a Roma e... Aspiro a vivere della mia arte>> arrossii.
<<Che tipo di arte fai?>> chiese Alex, curioso.
<<Ti faccio l'elenco perché altrimenti ahah: danza di 4 tipi diversi, canto, suono la chitarra e il pianoforte, street art, principalmente graffiti sui muri, disegno in generale, fotografia, scrittura, teatro e moda. Tutto questo l'ho imparato a scuola>> risi. Genn mi osservava, evidentemente colpito. Ci eravamo subito dati alle coccole e all'affetto noi 2.
<<C'è un'arte principalmente a cui ti ispiri?>> chiese Alex.
Mi piaceva perché era curioso, amavo le persone che investigavano sugli altri.
<<Io di base sono una ballerina. È sempre stato un mio istinto, come il vostro verso la musica credo, io sono nata con la danza, istinti indomabili secondo me>>
Capii in quel momento che amavo parlare di me. Io da sola, mi riscoprivo ogni volta, ero una sorpresa anche solo per me stessa ogni giorno, mi trovavo troppo interessante e sentivo la necessità di farmi capire e ascoltare.
<<Da quanto tempo balli?>> intervenne Genn.
Mi sentivo davvero felice.
<<Da quando avevo 5 anni>> sorrisi.
<<Voglio vederti>>
Sorrisi di nuovo.
<<Sabato sera faccio un piccolo spettacolo in teatro con le ragazze della mia scuola, se volete potete venire>>
<<Insegni?>> chiese sorpreso.
<<Insegno, imparo, ballo in strada, io faccio tutto>> dissi decisa.
Ero orgogliosa di me stessa, non mento. Avevo lavorato duro, molto duro per le mie passioni. E ora ero felice di quello che facevo, senza aspirare a troppo o a rimanere sempre uguale.
<<Sei pazzesca>> esordì.
Ero felice. Ma non come mio solito. Sentivo un fuoco molto più caldo bruciarmi dentro. Ed era come se il mio sorriso non si potesse più levare. Mangiammo, parlammo ancora tanto, di musica, la nostra famiglia, il tempo libero.
Una volta finito il pranzo, passammo sotto casa di Alex che distava 10 minuti da quella di Genn a prendere la sua chitarra e ci dirigemmo al parco. Mi avevano promesso di cantarmi qualcosa. Ci sedemmo in mezzo a un paio di alberi. C'era un bel tempo, con un freddo pungente. Presero un bel respiro prima di cominciare, accordarono la chitarra. Gli feci l'occhiolino, si guardarono e iniziarono a cantare. "The Man" di Ed Sheeran.
Erano pazzeschi. Non penso ci fosse una descrizione che tenesse. Per questo ora non dico niente.
Dico solo, che se Dio esiste davvero, si è incarnato in loro, non ho dubbi. Perché davvero, sono allucinanti, non ho mai visto niente del genere.
Rappavano con una precisione sconcertante, intonatissimi, ricordavano ogni singola parola e accordo. Al ritornello, venne da cantare anche a me. Mi fecero cenno di continuare, e cantai più forte insieme a loro.
<<I don't love you baby, I don't need you baby, I don't want you no, anymore...>>
Ero entusiasmata, stavo facendo una cosa che amavo con 2 ragazzi a cui stavo già dando tutto il mio affetto, tutto quello che ero capace di offrire. Ed era ben poco, avevo avuto poche occasioni per amare nella mia vita.
Quando la canzone finì, ci guardammo tutti e 3 pietrificati.
<<Ragazzi, siete pazzeschi...>> dissi io senza fiato.
Genn mi guardava ammirato, manco fossi la star della situazione.
<<Occhi Cielo, hai una voce bellissima>> sorrise.
<<Ma in confronto a voi? Ragazzi, non ho mai visto niente del genere. Dovremmo lavorare insieme qualche volta, cazzo se dovremmo!>> gridai prendendo il mio quaderno degli appunti dallo zaino.
Cominciai ad appuntarmi ogni singolo loro dettaglio, qualità, sound, genere musicale piuttosto indefinito...
Io creavo progetti, a caso. Teatrali, musicali, di danza, a volte tutti uniti. Era una mia attitudine. Nella mia testa si incrociavano milioni di mondi paralleli.
Credo fosse questa la magia dell'artista. Un artista non è come gli altri. Vive sulla terra ma non con la testa. Con la testa, nel bene e nel male, è PERENNEMENTE da un'altra parte. Le persone non capiscono gli artisti per questo. Perché loro hanno un'altra interpretazione del mondo, ognuno una diversa, ognuno una tutta loro. Io ero un'artista. Io incrociavo milioni di cose, mondi, creavo, e intanto vivevo. Ed io ero felice così, più o meno. E ora che avevo trovato qualcuno che mi assomigliava lo ero ancora di più, perché avrei potuto cominciare ad esprimermi anche un po' con le parole, cosa che non facevo ormai, da parecchio tempo.
<<Facci sentire qualcosa tu ora>> disse Alex, porgendomi la chitarra.
Pensai un attimo a cosa suonare, cosa mi ricordavo a memoria. Cominciai a suonare "Summer Time Sadness" di Lana del Rey. Amavo quella canzone, era proprio il modo in cui si adattava a tutto, alla danza, da suonare, cantare, si potevano costruire mille storie su quella canzone. Non avevo un modo preciso di interpretarla, non avevo mai provato le emozioni del testo. La cantavo con l'amore che provavo per la musica, non avevo altro.
Mi osservavano attenti, a volte facevano il labiale con le parole della canzone e ogni tanto gli scappava un sorrisino. Passammo il resto del pomeriggio a cantare tutto quello che ci capitava a tiro, mi insegnarono un pochino a rappare, ma non mi veniva molto bene.
Alex verso sera dovette andare, ci abbracciammo forte, dandoci appuntamento a sabato sera. Rimanemmo solo io e Genn, che si offrì di accompagnarmi alla fermata dell'autobus.
<<È ancora valida la tua idea di andare a Londra?>> gli chiesi durante il tragitto.
<<Credo di sì, ovviamente faccio una fatica orba a risparmiare, è davvero complicato...>>
<<Forse dovresti cominciare a cercarti un lavoro>> proposi.
<<Hai ragione, credo sia ora...>>
Una volta arrivati alla fermata dell'autobus, ci abbracciammo e gli baciai la guancia.
Quando fui sulla scaletta, mi fermò.
<<E tu invece, con il tuo talento all'estero avresti molte più occasioni che qui. Perché non te ne vai?>> chiese.
Sorrisi.
<<Se viaggiare fosse gratis, non mi vedreste mai più>> risposi rassegnata.
Gli mandai un bacio e le porte si richiusero alle mie spalle.

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White Wood~TRILOGY |1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora