Capitolo 12.

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Le ventiquattro ore in Gattabuia passarono presto e verso sera Newt mi fece uscire.
Una volta fuori mi stiracchiai, sentendo i muscoli ancora talmente addormentati da farmi venire voglia correre per la Radura – cosa alquanto singolare per me, dato che avrei preferito passare il resto della mia vita con Zart, piuttosto che fare attività fisica.
"Sei libera. Cosa pensi di fare, ora?" chiese Newt infilandosi le chiavi in tasca.
Feci spallucce. "Mangiare." buttai fuori, mettendo ben in chiaro le mie priorità. "Poi penso di andare a vedere come sta Chuck."

Il ragazzo rise, lanciando un'ultima occhiata circospetta a Zart e Glader che, ancora in Gattabuia, sembravano felici che me ne fossi andata. Zart mi salutò addirittura con una mano, sbeffeggiandomi con il suo sorriso più falso. "Come sempre Fry ti ha messo da parte la cena. Credo che tu gli piaccia molto, sai? Solitamente se qualcuno non si presenta a ritirare la propria porzione, lui dà il restante ai Velocisti o a chiunque abbia fame."

"Mi fa piacere sapere che qualcuno difende le mie porzioni di cibo con tanto ardore." borbottai, stiracchiandomi ancora una volta e seguendo il ragazzo verso la Cucina.
Newt mi osservò mangiare il mio piatto in silenzio, informandomi di tanto in tanto che da quando ero stata messa in Gattabuia molti erano venuti a chiedere di me, in particolare Minho che, dopo essere uscito dal Labirinto dopo la sua solita corsa era venuto a cercarmi per vedere se fossi ancora tutta intera dentro la Gattabuia. 

Inutile dire che mi aveva trovato a dormicchiare e che quindi si era fatto due risate nel vedermi sonnecchiare con la bocca aperta, ignorando totalmente la presenza degli altri due ragazzi.
Dopo aver finito di mangiare e bere in quantità, Newt mi guidò verso il Macello, spiegandomi che Chuck fosse stato costretto a lavorare anche dopo cena. Alby aveva deciso che quella sarebbe stata la punizione del bambino per aver aiutato Glader e Zart a infastidirmi, saltando addirittura il lavoro.

Quando entrammo nel Macello, Chuck stava pulendo con una pala la gabbia dei maiali. Una puzza tremenda mi riempì i polmoni, costringendomi a tappare il naso.
Constatai che la puzza dei piedi dei Radurai la notte fosse una boccata d'aria fresca, in confronto a quello.
"Hey, Chuck! Hai visite." annunciò Newt, indicandomi con il pollice. Mi limitai a salutarlo con la mano libera. Parlare avrebbe significato inalare nuovamente quel pessimo odore e non ci tenevo tanto.

Come facevano Newt e Chuck a respirare normalmente?
Il viso del bambino appena mi vide si illuminò. Lasciò cadere a terra la pala e mi corse in contro per abbracciarmi. Sperai con tutto il cuore che il bambino non fosse sporco di sploff di maiale e ricambiai l'abbraccio dandogli leggeri colpetti sulla schiena.
Newt sembrò notare la mia difficoltà nel respirare in un luogo del genere e allontanò Chuck dalla mia vita. "Falla respirare, Chuck."

"Non è giusto! Tu la puoi abbracciare ogni volta che vuoi, e io no!" esclamò il bimbo visibilmente deluso, incrociando le braccia al petto.
Iniziai a ridere, non tanto per quello che il ragazzino aveva appena detto, ma piuttosto per l'espressione sulla faccia di Newt, che era un misto tra imbarazzo e sconcerto.
"Vedo che la tua ferita è guarita, Chuckie." notai, indicando il taglio ricoperto da una crosta rosso acceso. Il bimbo a quanto pare doveva aver tolto il cerotto dal volto. Lui annuì e riprese a lavorare tranquillo, forse per riuscire a finire il lavoro entro notte e poter andare a dormire tranquillo.

"Possiamo andare, allora?" chiese Newt, indicandomi l'uscita. Nonostante mi dispiaceva lasciar subito Chuck, non vedevo l'ora di filarmela da quel posto e non appena Newt mi aprì la porta mi fiondai all'aperto, inalando quanta più aria pulita potevo.
"Hai detto che volevi sgranchirti le gambe, giusto?" chiese Newt semplicemente. Al mio leggero annuire, il ragazzo cercò di nascondere un sorrisetto compiaciuto per poi farmi cenno di seguirlo. Gli camminai dietro, curiosa di vedere dove mi avrebbe portata e dopo essere entrati nel bosco e aver camminato per diversi minuti, lui si fermò davanti a un albero abbastanza alto.
"Riesci a salire?" domandò, indicando la corteccia e i suoi rami posizionati qua e là.

The Maze Runner - RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora