10 febbraio 1931
Marta mia,
vorrei che Ti venisse più spesso l'ispirazione di scrivermi, perché il bisogno che ho sempre avuto delle Tue lettere, come dell'aria per respirare, in questo momento è più grande che mai; e Ti dico perché. Credo veramente ch'io stia componendo, con un fervore e una trepidazione che non riesco a esprimerti, il mio capolavoro, con questi "Giganti della Montagna". Mi sento asceso a una sommità, dove la mia voce trova altezze d'inaudite risonanze. La mia arte non è stata mai così piena, così varia e imprevista: così veramente una festa, per lo spirito e per gli occhi, tutta palpiti lucenti e fresca come la brina. E scrivo con gli occhi della mente fissi a Te. Poco importa che Tu poi non debba presentare questo lavoro, o perché non creda che sia per Te, o perché non possa per tante ragioni: è una questione secondaria, ciò che importa, non solo, ma mi è assolutamente necessario in questo momento, è pensare che lo sto scrivendo per Te. Non potrei più andare avanti d'una parola, se la Tua divina Immagine ispiratrice m'abbandonasse per un istante. Io la seguo questa Tua Immagine, nelle situazioni in cui l'ho messa, ed Essa a mano a mano mi trova le parole e mi crea le scene, e mi porta avanti, avanti, suggerendomi, indicandomi ciò che debbono dire, ciò che debbono fare anche gli altri personaggi, per rispondere al suo giuoco, per placare o per accrescere le sue ansie, per far nascere dal contrasto l'armonia suprema della composizione. Senza saperlo, così da lontano, non pensando più forse minimamente a me, presa da altri pensieri, da altre cure, il lavoro me lo stai facendo Tu. Ora io penso che cosa sarebbe, se Tu invece Ti facessi più viva con me, viva com'eri prima, quando pensavi più e più Ti stava a cuore il Tuo maestro, che senza il Tuo pensiero (dico almeno il Tuo pensiero) non può più vivere. Ah, Marta mia, per seguitare a lavorare come sto lavorando, bisogna ch'io pensi assolutamente che Tu sei sempre la stessa per me. Se per un momento mi s'affaccia la certezza che Tu con la mente e col cuore già Ti sei distaccata, e io son diventato ormai uno come un altro, da cui Tu sei lontana e a cui solo di tanto in tanto rivolgi un pensiero o un sentimento alieno; tutto mi muore dentro, mi sento cader l'anima e il fiato, ogni luce si spegne nel mio cervello, e la mano mi casca sulla carta, inerte come una pietra. Ajutami, ajutami, per carità, Marta mia, non mi lasciare, non m'abbandonare, sono gli ultimi miei momenti: ho tanto, tanto bisogno di Te, di sentirti uguale e vicina, quella di prima ... Scrivimi, fatti viva, ho tutta la mia vita in Te, la mia arte sei Tu; senza il Tuo respiro muore. Tu stai creando, e non lo sai, Tu con tutta la potenza della Tua arte, coi toni della Tua inimitabile voce, col fulgore dei Tuoi occhi che trovano lo sguardo per ogni passione; stai creando con l'ardore che dalla Tua mente, dal Tuo cuore, da tutta la Tua persona è venuto in me, perché io lo trasfonda nell'opera che attraverso Te sto scrivendo, e che non è mia ma Tua: creazione Tua. Seguita fino all'ultimo a soccorrermi, Marta mia, non mi abbandonare; pensa che non morirei io soltanto, ma anche l'opera Tua. Non è possibile che Tu non sia, come autrice vera e sola, in tutto quello che ancora faccio. Ma io sono la mano, Quella che in me detta dentro, sei Tu, senza più Te, la mia mano diventa di pietra.
Ho avuto jeri un po' di febbre, forse l'ho anche oggi; ho preso dei cachets Fevre, e mi tengo riguardato; ma non è nulla: lavoro. Non ho più bisogno di nulla, quando lavoro: ho soltanto bisogno di Te. Se m'arriva oggi una Tua lettera, son bell'e guarito. lo credo che anche se fossi morto, arrivando una Tua lettera, risusciterei. Sono così solo, così solo, Marta mia, e non Ti puoi figurare le serate che passo. Appena si fa sera, mi prende un'angoscia ... Ma non voglio affliggerti inutilmente. Addio, Marta mia.
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le più celebri lettere d'amore
Şiiruna raccolta delle più belle lettere d'amore della letteratura Preparami un migliaio di baci, ch'io verrò stasera a succhiarli dalla tua bocca celeste. O momenti di paradiso! -Ugo Foscolo