Nessuno tocchi Eva!

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" Sei una grandissima puttana!!" gridò Lucas mentre continuava a colpire il viso della donna piegata ai suoi piedi. "Non fai altro che fare la gatta morta con chiunque ti stia vicino!!!"

"Ma che dici??!, Luc....no, non è così...lo sai...lo sai che io amo solo te.....ti prego...." e nemmeno aver alzato la mano per coprirsi il viso, riuscì ad impedire all'ennesimo schiaffo di farle raggiungere il pavimento. "No...basta....ti prego...smettila...smettila!!" supplicava la ragazza.

Il sapore del sangue le aveva impregnato la bocca. Le labbra spaccate dai colpi le facevano male. Perfino respirare le faceva male e di certo il pugno che aveva ricevuto in pieno stomaco non le era stato di aiuto per cercare di riprendersi. Katy sapeva che doveva far ricorso a tutte le sue forze per non perdere i sensi. Doveva resistere. Assolutamente.

C'era Amelie nell'altra stanza.

C'era la sua piccola dolce Amelie, che sicuramente , in quel momento se ne stava seduto, rannicchiata in un angolo, a piangere terrorizzata, mentre sentiva il suo papà fare un male simile alla sua mamma. E Katy sapeva che la piccola ancora non riusciva a capire il perché di quel male assurdo.

E così ogni volta, la donna , quando la tempesta passava, la prendeva tra le sue braccia, ignorando il dolore che ancora sentiva, e le diceva che il papà era solo stanco, che era stata colpa della mamma se si era arrabbiato. Ma il papà le voleva bene , che il papà era ancora il suo principe azzurro e che lei, Amelie, era ancora la sua principessa e tutto sarebbe andato per il meglio.

E così ogni volta. Ogni santa volta.

Mentiva convincendosi che non mentiva!

E anche questa volta Katy doveva restare sveglia perché Amelie di certo aspettava che la sua mamma la raggiungesse per consolarla.

E anche questa volta la tempesta passò, lasciandola sfinita e dolorante sul pavimento del soggiorno.

Lucas uscì di casa sbattendo la porta. Per qualche minuto Katy rimase inerme sul pavimento, trattenendo i singhiozzi del pianto, cercando di calmare il respiro affannato e poi, con uno sforzo immane decise di tirarsi su. A stento raggiunse il bagno e si ripulì il viso.

Paradossalmente, l'acqua fresca bruciava su quelle parti della sua faccia che erano state colpite. Lavò via il sangue. Usò un po' di trucco per coprire quello che poteva essere coperto, ma non per vanità, ma solo perché doveva andare da Amelie e la sua piccola non avrebbe dovuto vederla conciata in quel modo. Sapeva che i segni sarebbero stati comunque visibili, ma sempre meno di come sarebbero apparsi senza un velo di fondotinta.

Entrò piano nella sua stanza e già sapeva dove guardare. L'angolo più lontano dalla porta. Quello nascosto da letto. Protetto dalla grande cassettiera colorata.

"Amelie, tesoro. Sono io. Sono la mamma!" disse dolce dolce e sorrise quando la testolina bionda del suo piccolo angelo fece capolino da dietro il mobile. "Vieni qui, piccolina. In braccio alla mamma."

La piccola obbedì e un attimo dopo era tra le braccia della mamma ad ascoltare la solita storia. Quella storia a cui ormai credeva solo perché sapeva che crederci, fingere di crederci, faceva bene alla sua mamma.

Per qualche giorno, tutto sembrò scorrere normalmente, fino ad una mattina. Katy era in strada, aspettava lo scuolabus che la piccola Amelie usava per andare a scuola. Lucas era alla finestra a guardarla.

Alla donna si avvicinò un ragazzo. Le chiese solo l'indicazione di una strada e Katy rispose gentilmente e gentilmente , il ragazzo la ringraziò e andò via.

Amelie fece ritorno ed entrambe salirono in casa.

L'inferno scoppiò di nuovo. E furono di nuovo schiaffi e calci e pugni violenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2015 ⏰

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