Ospedale.

43 5 0
                                    

Solo dopo pochi momenti realizzai di volare.
Lo stavo facendo letteralmente.
I miei piedi non toccavano terra, le braccia penzolavano come del resto le gambe, gli occhi li avevo socchiusi sperando che quello fosse solo un sogno e non la realtà.

Ma solo dopo mi resi conto che non era un incubo;sentivo le urla delle persone provenire dal basso, i clacson delle auto sempre maggiori come per segnalare quello che stava succedendo.
Ma io non li capivo.

Fin quando non sentii un botto e un dolore lancinante alla schiena: dal tetto della scuola mi ero schiantata sull'asfalto come un paracadute.

Forse mi ero rotta qualche costola o un braccio, poiché lo avevo appoggiato per attutire la caduta.
Il tetto della mia scuola non era altissimo, quindi non dovevo riportare ferite gravi o tantomeno morire.
Infondo lo spero.

Il suono dell'autombulanza mi distrasse dai mille pensieri che circolavano nella mia mente.
Quanto odiavo quel suono.
Ti faceva capire che qualcosa non andava bene, che c'era una vita in gioco e forse non tutto sarebbe andato liscio.
Quei ticchettii continui mi fecero accapponare la pelle tanto che sollevai il bacino da terra e cercai di alzarmi sperando che quell'autombulanza non fosse per me.
Ma mi sbaglia.

Sentii due braccia sollevarmi e subito dopo circondarmi la vita per sostenermi.
Non riuscivo a reggermi in piedi e questo mi infastidì: non avevo mai richiesto l'aiuto di nessuno o tantomeno l'appoggio, quindi mi sentii fragile, debole.

Mi posizionarono su una barella e mi misero nel "furgoncino della vita-morte" se così lo possiamo definire.

****
«Ha due costole rotte e le dobbiamo anche ingessare il braccio destro poiché lo ha appoggiato a terra e lo ha sforzato troppo, dovrà almeno prendersi due mesi di riposo scolastico; è stata molto fortunata, poteva accaderle di peggio.» sentii questa voce provenire dal lato destro del lettino su cui ero sdraiata.

Non sentii nient'altro solo singhiozzi, era mio padre.
Forse quello che gli avevo dato la notizia del mio stato era un dottore.

«Adesso può stare con lei» disse ancora quell'uomo.
Mio padre annuì e venne verso di me.
Si appoggiò sulla sponda del lettino e iniziò delicatamente ad accarezzarmi le gambe.

«Sono ancora qua papà» lo rassicurai io. «Un po' indolenzita, ma il cuore batte ancora» continuai io.

«Il braccio?Le costole?Tutto okay?Non ti sforzare, vengo io da te. Tesoro come è successo? Cosa ci facevi lì? Perché? Non eri in classe?» stava per continuare ma lo fermai io alzando le mani come per segno di arresa.
Sembrava una trottola quando era nervoso, iniziava a parlare ma non si sapeva quando finiva.

«Ero uscita a prendere una boccata d'aria e sono salita lì su, forse sono scivolata, non so, non ricordo benissimo, ora sto abbastanza bene, anche se il braccio mi fa malissimo» gli risposi tentando di accoccolarmi come prima.

«Oh...io» balbettò lui.
«È tutto okay papà, non ti preoccupare, ce la farò» dissi io.
«Sei forte come tua madre, amore mio» mi disse lui circondandomi il collo con due braccia.
Purtroppo io non potei farlo perché a malapena riuscivo ad alzarmi e a muovere il braccio.

«I ragazzi?Cam?Kry?» gli chiesi.
«Non sanno ancora nulla, sono ancora a scuola e preferirei dirglielo dopo, però ora devo andare ad avvisare almeno il preside e la tua professoressa» mi disse lui alzandosi e sistemandosi il colletto della camicia.

Io annuii e gli sorrisi in segno di saluto. Lui ricambio' il sorriso e subito dopo uscì dalla camera.

Bene, ora ero finita in ospedale, non me ne andava una dritta.
Un braccio rotto, due costole rotte, bene solo la testa dovevo rompermi, il cuore già ce l'avevo rotto.

Beh chissà la reazione di Bryan appena verrà a scoprire che io sono in ospedale.
Forse non se ne fotterà nulla e si farà scivolare anche questa addosso, come è suo solito fare.
Come è suo solito fare lo stronzo indifferente.

Sentii bussare alla porta.
«Avanti» sbottai io ancora disgustata dai miei pensieri.

Mi girai e vidi un ragazzo alto e moro, con gli occhi verdi smeraldo, labbra carnose e rosse quasi come avesse messo il rossetto.
Aveva corso infatti aveva il fiatone e la bocca socchiusa.
I capelli erano scompigliati con qualche ciocca che gli incorniciava il volto.
Era molto scuro di pelle e proprio questo faceva risaltare i suoi occhi verdi.

«Mh,tu...sei?» mi limitai a chiedergli.

//spazio autrice.
Eccomi qua!
Chi sarà questo nuovo ragazzo?
Mi farebbe anche piacere se mi diceste anche un parere sui personaggi magari con un commentino.
Bene spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
-m↩

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 22, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Bésame ahora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora