Capitolo 13.

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Passarono diversi giorni, ma nulla di straordinario accadde veramente. Newt sembrava essersi ripreso completamente da quella sera e i nostri rapporti erano ripartiti normalmente, nonostante la mia domanda fosse stata inadeguata.
Avevo preso a lavorare nell'edificio dei Medicali, scelta di cui andai fiera fin da subito, dato che mi sentivo completamente a mio agio intorno a malati e ferite di ogni genere. Di tanto in tanto andavo ad aiutare Frypan nei momenti morti, anche se ultimamente ce n'erano stati pochi. 

I Velocisti sembravano rischiare ogni giorno e la novità dei Dolenti diurni li aveva scossi parecchio senza però frenarli dal loro lavoro quotidiano, da cui spesso tornavano con graffi e sbucciature. Ma dovevo ammettere che fossero stati tutti fortunati, dato che ad eccezione di un incontro ravvicinato con uno di loro da cui erano riusciti a scampare, non avevano avuto altre brutte esperienze.

Zart e Glader sembravano essersi invece calmati e nonostante il biondo venisse a farsi controllare il naso tutte le mattine, non mi aveva mai davvero dato fastidio. Non sapevo se gli fosse bastato il 'discorsetto' che mi aveva rifilato in Gattabuia, o se fosse stata la presenza di Jeff al lavoro e quella costante di Newt e Gally durante i pasti a farlo rimanere a cuccia.
I miei incubi sembravano aver perso interesse per me, lasciandomi dormire in pace di notte. Tutto sommato, pensai che la situazione stesse andando anche piuttosto bene per noi, finché una mattina sul tardi una figura sfocata vicino alle porte del Labirinto non catturò la mia attenzione.

Jeff si era appena preso una pausa insieme a Clint, l'altro suo aiutante, incaricandomi di mettere a posto le nuove erbe mediche, quando un movimento attraverso la finestra dell'infermeria mi fece balzare sull'attenti.
Qualcuno sembrava star uscendo dal Labirinto, trascinando qualcosa con sé. Pensai di avere visto male, dato che era ancora troppo presto per i Velocisti tornare alla Radura, ma la curiosità vinse sulla mia pigrizia, obbligandomi a uscire dall'edificio per osservare meglio.

Quando notai i capelli e i soliti vestiti di Minho, non ebbi esitazione e gli corsi incontro il più velocemente possibile. Più mi avvicinavo più notavo con orrore che quello che l'asiatico stava trascinando non era altro che il corpo di Ben. La prima immagine che mi saltò alla testa fu la sagoma terrificante del Dolente che io e Gally avevamo visto dalla finestra sul Labirinto e il sangue mi si gelò nelle vene.
Non appena lo raggiunsi il Velocista ancorò i suoi occhi ai miei. Il suo sguardo trasudava adrenalina, terrore e stanchezza da tutti i pori. Ben sembrava incosciente e il coloraccio della sua pelle mi preoccupò oltre misura: sembrava aver quasi raggiunto il tono tra il giallo pallido e il violaceo.

"Aiutami." ordinò Minho senza fiato, disperato e terrorizzato come non mai.
Non me lo feci ripetere due volte, afferrando Ben per le gambe e facendo forza per sollevarlo. "In infermeria." suggerii. 
Quando Minho annuì diverse volte mi misi in marcia, seguendo il passo veloce e tremante di lui che continuava a sorreggere il ragazzo svenuto per le braccia.
"Cosa gli è successo?" chiesi in preda al panico.
Quella situazione non mi piaceva per niente. Jeff non mi aveva ancora spiegato come curare un'eventuale puntura di Dolente, quindi se avessi saputo in anticipo cosa gli era successo, forse sarei riuscita a farmi venire in mente un'idea entro il nostro arrivo all'edificio dei Medicali.

"È stato preso." bofonchiò Minho, sputacchiando.
"Che vuol dire?"
"Non è il momento, Elena. Non dovresti neanche vederlo in questo stato. Ai Fagiolini non è permesso."
"Ma io sono una M..."
"Ti ho detto che non è questo il momento, porco caspio." mi sgridò lui, facendomi irrigidire.
Rimasi zitta, preferendo non alterarlo troppo e una volta disteso Ben ancora privo di sensi sul letto più vicino, Minho si precipitò fuori dalla porta. "Resta qui. Vado a chiamare Jeff e Clint." gridò, sparendo di corsa

E ora cosa faccio? Pensai terrorizzata.
Ben era macchiato di sangue lungo tutto l'addome, quindi forse per prima cosa avrei dovuto cercare di contenere l'emorragia. Mi gettai verso l'armadietto alla ricerca di un panno e quando lo trovai mi precipitai nuovamente verso il ragazzo alzandogli leggermente la maglietta, spaventata da quello che avrei potuto vedere.

The Maze Runner - RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora