1.
Ci misi un po' prima di abituarmi alla nuova abitazione , i ricordi restavano nella mente e non svanivano, almeno quando ero sola era così. Harry aveva una villa tutta sua nella piccola cittadina di Cambridge, mi procurò una camera tutta nuova e accessoriata, con nuovi vestiti, attrezzatura per la scuola, libri e persino un bagno tutto mio. In casa Harry non c'era mai, ma Mrs. Walker, la domestica (non che cuoca della casa), era sempre pronta a rallegrami e a farmi compagnia con i suoi amati biscotti alla mela, era diventata come una seconda mamma per me e le volevo molto bene. Mi svegliai con il solito assillante suono della sveglia, che portava come ogni mattina le sei in punto. Cercai di fare mente locale e alzarmi da quell'invitante letto poiché è sempre stato un tragico momento alzarsi la mattina, tranne il fine settimana ovviamente. "Buongiorno Signora Walker" dissi con una voce rauca e ancora assonnata mentre mi stropicciavo un occhio. Entrai nella cucina vedendo la dolce domestica illuminata dai primi raggi del sole mattutino e con quel sorriso impeccabile che la fece sembrare un angelo sceso sulla terra, ricambiò il mio saluto posando un ciotola di latte sul bancone di marmo bianco, perfettamente posto al centro del pavimento di legno della stanza. "Come mai quelle occhiaie, cara?" domandò la donna mentre si sedette difronte a me. "Ho un compito di filosofia oggi" dissi mentre immergevo il biscotto al cacao ne latte. "Dovresti smetterla di studiare fino a tardi" mi disse seriamente guardandomi negli occhi. "Lo so ma i pensieri mi distraggono e non ho molta voglia di studiare" (o di vivere) avrei detto meglio, ma non volevo farla preoccupare. "Dolcezza, la vita è dura per tutti, ma pensa che adesso i tuoi genitori sono in un posto più sicuro e caldo, sono felici, non hai motivo di essere triste" mi disse accarezzandomi la guancia e sorridendomi affettuosamente, dai suoi occhi si leggeva una grande compassione da parte sua. Chiusi gli occhi poggiando la mia mano sulla sua, con lei mi sentivo a casa, amata. "Grazie." sussurrai. "Adesso, su con la vita, sbrigati o farai tardi a scuola" disse lasciando la mia guancia e alzandosi, mettendo le mani a pugno sulla vita in modo autoritario, cercando di sembrare severa, anche se si notava benissimo che volesse scoppiare in una risata dolce. Le ricambiai il "non" sorriso e andai a prepararmi. Lavai la mia faccia, lasciandola semplicemente così com'era, avevo perso la voglia anche di truccarmi e curare me stessa. Indossai la banale uniforme scolastica (mi faceva sentire come una studentessa di una stupida telenovela ), legai i capelli in una semplice coda alta e indossai la giacca mettendo lo zaino sulle spalle. Salutai la signora Walker e uscii di casa entrando nel bus che aveva appena sostato davanti casa mia come faceva puntualmente da quasi due mesi. Dovetti cambiare scuola a causa della lontananza. Da un lato ero felice, sì avevo tanti amici li, ma sapevo che non sarei rimasta più la stessa, avevo bisogno di uscire dalle solite compagnie che mi ricordavano troppo, tanto la mia vita felice e complicata allo stesso tempo con i miei genitori. Mi sedetti in un posto vicino al finestrino e cominciai a fissare le case che mi passavano davanti mentre sentivo la musica a palla prodotta dall'autobus. Novembre era alle porte, iniziava già a nevicare e il freddo iniziava a farsi sentire, come lo sentivo a scuola. Non ero riuscita a relazionarmi con nessuno, perché nessuno lì sembrava potermi capire. entrai nell'atrio dell'antico edificio e mi diressi verso l'armadietto color crema, come tutti gli altri tra l'altro. Aprii lo zaino e infilai i quaderni posti nell'armadietto la mattina precedente. Dopo aver chiuso l'armadietto mi ritrovai una ragazza abbastanza strana, ma semplicemente bellissima, con i capelli color cioccolato e due occhi azzurri come il mare. "Non sembri avere un bell'aspetto" mi disse come se provasse quasi pena per me. "Evitando il fatto che tu mi abbia fatto spaventare, non ho motivo di spiegarti la causa del mio aspetto" dissi subito dopo aver messo una mano sul cuore. "Scusa hai ragione, tu sei nuova? Ti ho osservato a lungo e mi sembri una ragazza per bene." disse sorridendomi cacciando una dentatura perfetta e bianchissima. "Sì sono nuova, si nota tanto?" le chiesi ironicamente. "Beh te ne stai sempre sola, non so se intendo" disse gesticolando mentre io risi "tranquilla ho compreso". "Ti va di venire a pranzo con me?" chiese tranquillamente. "Certo, sì" annuii più volte cercando di captare l'accaduto. "Bene, io sono Zoe" mi allungò la sua mano sottile e ben curata che afferrai con decisione "June" le dissi sorridendo. Lasciammo entrambe la presa proprio quanto la campanella suonò e la mia ansia per il compito iniziò a farsi sentire. Entrai nella classe e mi sedetti nel primo banco vuoto, era la seconda volta che mi cambiavano la classe e ne ero stufa. Entrò subitamente un ragazzo dai capelli color miele e occhi color olivastra. Si sedette proprio affianco al mio piccolo banchetto ben sistemato e pronto per subire il mio stato di stress durante il compito. Non sono mai stata una persona così precisa e timida, ma dopo l'incidente iniziai a chiudermi parecchio. Iniziai a fissare quel ragazzo, sembravo inquietante, se mi fossi guardata probabilmente mi sarei spaventata da sola. Si girò verso di me e mi diede un piccolo sorriso rendendosi conto che lo stavo fissando. Smossi la testa immediatamente, rendendomi conto di essermi messa in imbarazzo da sola.
[...]
Uscii dall'aula con i capelli sciolti e soddisfatta di essermi tolta un peso dall'anima! Dopo aver posato i libri nell'armadietto, mi diressi direttamente verso la mensa per incontrare Zoe, la quale rispetto alle altre sembrava un po' come la mia vecchia me, ben truccata e curata. La vidi seduta in un tavolo insieme ad altri due ragazzi. Mi vide e alzò la mano in segno di avvertenza per la sua presenza. Feci un grosso sospiro e mi promisi di comportami come una volta. "Ciao" dissi con voce squillante a Zoe che ricambiò il mio saluto. "Lui è Kyle" indicò il biondo con occhi color cioccolato che mi fece un semplice saluto amichevole, "Mentre lui è Spencer" disse come se fosse davvero entusiasta del nostro incontro. Spencer era lui. Arrossii tremendamente per essermi ricordata l'episodio nell'aula di filosofia. "Tu sei nel mio stesso corso di filosofia, piacere June" dissi cercando di cancellare l'episodio. "Certo, ricordo perfettamente" accettò la mia mano ridendo teneramente. "June è nuova e oggi è sabato non può saltarsi la nostra serata da Nora's" disse Zoe ai due ragazzi. "Non so se proprio mi va" dissi titubante. "Non hai scuse amore, passo a prenderti io" disse improvvisamente Spencer, sembrando sicuro di se. "Qui abbiamo già un pretendente!" disse Zoe sorridendogli. "Mi sono solo proposto di andar a prendere una bella ragazza per uscire stasera" si difese innocentemente. Zoe si avvicinò al mio orecchio "Fossi in te accetterei, ha un tocco magico il ragazzo" sussurrò mordendosi le labbra. Mi girai verso la sua faccia guardandola male, come se avessimo già superato la timidezza di una semplice amicizia. "Che c'è!" disse ridendo sotto ai baffi. " Comunque verrà". Avrei voluto contrastare, ma la verità è che avevo voglia di spassarmela un po', avrei solo dovuto convincere Harry.
Ciao a tutte ragazze, secondo i vostri commenti nell'ultimo capitolo "importante", ho deciso di continuare la storia, sarà identica alla precedente, con qualche tocco diverso poichè quello d prima era un racconto molto banale, cercherò più nello specifico possibile per rendere la lettura comprensibile e piacevole, immaginando i personaggi e gli episodi con molti più dettagli. Spero questo piccolo assaggio del primo capitolo possa ancora farvi crescere curiosità, quale sarà la reazione di Harry?
PS leggete anche la trama del libro che renderà la comprensione dei sentimenti della protagonista più semplice.
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Um, DADDY! ||H.S.|| [in fase di correzione]
FanfictionDalla morte dei miei genitori non sono più stata la stessa, un banalissimo incidente con l'auto per loro fu micidiale, morirono sul colpo. Da quel terribile incidente smisi di fare tutto ciò che facevo abitualmente, vivevo quel dolore straziante den...